Dedico il mio primo volo a una persona che ha sempre sognato di volare…
Moi je n'étais rien,
Mais voilà qu'aujourd'hui
Je suis le gardien
Du sommeil de ses nuits,
Je l'aime à mourir.
Vous pouvez détruire
Tout ce qu'il vous plaira,
Elle n'aura qu'à ouvrir
L'espace de ses bras
Pour tout reconstruire,
Pour tout reconstruire.
Je l'aime à mourir.
Elle a gommé les chiffres
Des horloges du quartier,
Elle a fait de ma vie
Des cocottes en papier,
Des éclats de rires.
Elle a bâti des ponts
Entre nous et le ciel,
Et nous les traversons
A chaque fois qu'elle
Ne veut pas dormir,
Ne veut pas dormir.
Je l'aime à mourir.
Elle a dû faire toutes les guerres,
Pour être si forte aujourd'hui,
Elle a dû faire toutes les guerres,
De la vie, et l'amour aussi.
Elle vit de son mieux
Son rêve d'opaline,
Elle danse au milieu
des forêts qu'elle dessine,
Je l'aime à mourir.
Elle porte des rubans
qu'elle laisse s'envoler,
Elle me chante souvent
que j'ai tort d'essayer
De les retenir,
De les retenir,
Je l'aime à mourir.
Pour monter dans sa grotte
Cachée sous les toits,
Je dois clouer des notes
A ses sabots de bois,
Je l'aime à mourir.
Je dois juste m'asseoir,
Je ne dois pas parler,
Je ne dois rien vouloir,
Je dois juste essayer
De lui appartenir,
De lui appartenir,
Je l'aime à mourir.
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Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita
Quarantatreesima puntata (le altre le trovate guardadando qui)
Notoriamente le leve principali del marketing mix sono le celebri “quattro P”: product, price, place, promotion. (Ne avevo parlato nella puntata 42)
Come già accennato precedentemente la mia scelta è stata quella di utilizzare la leva del prezzo per operare una differenziazione. La ragione per la quale non ho effettuato piuttosto una differenziazione settoriale è la massiccia presenza nella zona di negozi di abbigliamento e un bacino potenziale sufficientemente ristretto da non azzardare una specializzazione in articoli troppo esclusivi o peculiari.
La causa dominante della valutazione di offrire una differenziazione di prezzo è legata principalmente alla storia del negozio gestito dai miei genitori (ne parlerò nella prossima puntata) e al grande successo che ha ottenuto questa formula di vendita.
La mia scelta è stata quella di impostare l’attività come una stock house, personalizzata in base ai miei gusti e alle mie idee. Il negozio non è nato com’è attualmente, ma si è affinato e modificato nel corso degli anni in base alle esperienze di vendita, e alle modifiche apportate per seguire le tendenze e cercare di migliorare sempre più la redditività.
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- Quelli che ti toccano parlandoti
- La chiami, non risponde e non richiama.
- Quando dai la vernice a un mobile e si vedono le pennellate.
- Entrare in mansarda e sbattere la testa.
- Il distributore automatico di carburante che non funziona (magari di notte)
- I vigili che ti portano via la macchina
- Credere a tutto ciò che ti dicono
- I sedili delle auto che ti si appiccicano alla pelle d’estate
- Il cloro in piscina
- Iniziare un libro talmente noioso da non riuscire a finirlo
- Il sale nella saliera che si è "attaccato"
- I numeri di telefono del servizio clienti che ti fanno premere 18 tasti (inutilmente perchè non parlerai MAI con un operatore)
- I call center di Fastweb
- Quelli che viaggiano sulla corsia d’emergenza in tangenziale
- Preparare le cose da portarti e dimenticarle poi a casa
- La gente che ti legge il giornale da dietro in metro
- Sbattere il gomito
- I motociclisti che ti superano in curva
- Ti metti il maglione e hai caldo, lo togli e hai freddo.
- La gente che sputa
- Una folata di vento (e sabbia) quando ti sei appena spalmato la crema
- Mettere una pentola sul fornello e dimenticarsi di accenderlo
- Mettere una pentola sul fornello e dimenticarsi di spegnerlo
- Gli occhiali che ti lasciano il segno
- Pensare "lo faccio stasera" e poi sei stanchissimo e non lo fai
- Prendere il numerino dal salumiere e accorgersi che ne hai davanti 20
- Dimenticare l’ombrello in tram
- Le promesse non mantenute
- Quelli che parlano agli animali dicendo "ascolta la mamma" (o "il papà")
- Il formicolio
- Non riuscire a decifrare la propria calligrafia
- Quando i calzini ti lasciano il segno sulla gamba
- vedere che gli sfigati hanno più successo di te e quindi rendersi conto di essere tu lo sfigato
- Quando non prende il 3G
- Il vicino che martella il muro alle 8 del mattino
- Scottarsi la lingua
- In una vacanza di coppia scoprire che in stanza ci sono i letti singoli
- Non riuscire a fischiare
- Le sedie a sdraio
- I cani che "sono bravissimi" ma ti appoggiano le zampe sporche sui vestiti
- Guardare un film sul divano e addormentarsi subito, andare a letto e non riuscire a dormire
- I fiammiferi umidi che non si accendono
- Rompere il tuo oggetto preferito
- Guardare le foto con un misto di nostalgia e malinconia
- L’acqua che scende troppo fredda
- L’acqua che scende troppo calda
- Gli occhiali che si appannano
- Buttare una cicca fuori dal finestrino per poi scoprire che si è attaccata alla carrozzeria
- Quelli che vogliono convincerti
- Quelli che quando c’è una cosa bella remano contro

Povero amministratore ;-)
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Grazie Piermatteo Renzie. Prosegue con l’attività filobancaria dei suoi predecessori attuando una nuova normativa che impone a tutte le attività l’utilizzo dei POS.
La scusa è la solita: la tracciabilità, la comodità del denaro elettronico, ecc.
La realtà è che in questo modo aumenteranno i costi per le piccole attività, per colpa delle commissioni bancarie sull’utilizzo dei pagamenti con Bancomat.
Notate l’assurdità del sistema bancario. Una volta tu avevi dei soldi, li davi alla banca e lei, in cambio, ti remunerava con un interesse. Adesso te lo fa passare come un favore. "dalli a me, te li tengo io, e tu in cambio mi paghi le spese per il fatto che te li conservo. Si, faccio finta di pagarti un miserrimo interesse dello zerovirgola, a cui però ti detraggo bolli, spese, cavolini e cavoloni e alla fine ci smeni comunque". E col bancomat è lo stesso: il ragionamento direbbe che tu, piccolo imprenditore, dai direttamente i soldi che incassi alla banca, senza neanche vederli fisicamente nel cassetto e quindi la banca dovrebbe remunerarti in qualche modo per questo. Invece no, il contrario, ti chiede pure una commissione. Assurdo.
E quindi questa legge ruba le commissioni ai poveri piccoli per foraggiare le grandi banche Grazie ancora Robin Hood di stacippa!
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Ecco un’antologia della mia rubrica "Il Tordo Imbruttito" su Facebook:









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Hai perso qualcosa di molto molto piccolo in casa, come un orecchino, un bottone, una piccola vite? Metti una collant o qualcosa di simile intorno al tubo dell’aspirapolvere, fermala con un elastico ed inizia a cercare.

Come evitare che l’acqua in ebollizione strasbordi dalla pentola: basta poggiarci sopra un mestolo di legno.

Per non perdere tempo ogni volta a cercare l’inizio del nastro adesivo mettici una graffetta (o un chiodino)

Ecco un altro di quei casi in cui delle pinze per documenti possono salvarci la vita.
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Oggi voglio parlarvi di TUTTO SOS. Ma si dai, li avrete visti anche voi tutti quei volantini nei mesi scorsi appiccicati per tutta Voghera. Analizziamolo, ci sarà di che criticare….

Per prima cosa notiamo che ci sono due numeri a disposizione: diurno e notturno, quindi i tizi sono almeno due. Peccato che non siano indicati gli orari: alle 5 del mattino sarà notturno o diurno?
L’italiano in questo volantino non è pressapochista (e lo dice uno che scrive come mangia, non sono certo un professore di lettere) è proprio assente. Già dal sottotitolo: "Intervento immediato dei servizi elencati". Va beh…
"Se salta il contatore": non sarà italiano corretto, ma rende benissimo l’idea.
Mi piace il fatto che passa dal singolare ("rimani senza corrente") all’impersonale ("si ha un perdita") al plurale ("se siete rimasti")
Siamo in Italia, possiamo parlare (e scrivere) tranquillamente in italiano, quindi USANDO gli articoli. Non ne posso più di scritte come "per serratura rotta" o "bisogno di puntura". Perchè non scrivere "bisogno di UNA puntura?"
Operatore informatico se il computer è fuori uso. Beh se mi si grippa l’alimentatore penso che un operatore informatico ci possa fare ben poco….
Se "i programmi non sono più visibili" devo rivolgermi addirittura a "riparazioni radio/tv"? E se non sapessi programmare l’autoradio?
"Onoranze funebri" ? Sticapperi, fanno proprio "tutto": ma quanti sono? E se mentre mi portano via nella bara perchè sono trapassato e chiama qualcuno perchè ha bisogno di vedere la partita dei mondiali?
"Per l’esercenti" (e anche qui l’italiano questo sconosciuto): ma quindi gli esperti di tutto ti trovano gente che sa fare… di tutto? No perchè se all’improvviso si assenta un panettiere io vorrei che intervenisse un panettiere, non un falegname che sarà benissimo a segare il legno ma magari un po’ meno a dosare il lievito….

Ok ho deciso, ho bisogno di un gommista. O di un professore. Anzi no, voglio un "operatore pellets" !!!
E poi c’è la parte in fondo: ma cosa vuol dire? Cosa significa "Agenti bancari, agenti commerciali, agenti delle entrate, assicurartori….solo informazioni al telefono?"
Ma de che?????
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C’è chi mi conosce da tanto tempo, da oltre 30 anni (sic!), chi dall’adolescenza, chi dai tempi della prima università, chi da dopo, chi da pochi anni. Chi mi conosce perché è stato mio compagno di studi, chi perché siamo usciti insieme, chi perché è un mio amico, chi ha lavorato con me, chi ha condiviso altre esperienze, ecc. Ognuno ha un’immagine di me nella sua testa, come se io fossi uno, nessuno e centomila. Magari i miei fratelli mi vedono in un certo modo, gli amici in un altro, altri ancora in altri centomila modi diversi. Per alcuni sono un “grande” per altri un coglione, per altri uno qualunque. Uno, sono quello che mi sento io e che so di essere. Nessuno, sono quello che mi sento io e che so di essere. Centomila, sono quello che mi sento io e che so di essere. Ovviamente ricordo meglio (e più volentieri) quelli che mi fanno commenti positivi (o che io prendo come tali). Chi mi reputa unico, strano, diverso. Tosto, caparbio, testadura. Fragile, dolce, romantico. Stronzo, sfigato, egoista. Onesto, sincero, buono. Fancazzista, menefreghista, idealista, qualunquista, leghista e tutto ciò che finisce in “ista”. Noto che molti mi reputano “diverso”. A parte il fatto che, filosoficamente parlando, tutti siamo diversi, io lo prendo sempre come un complimento. Cose del tipo “sei sempre fuori”, oppure “da altri magari no, ma da te mi aspetterei di tutto” io le prendo sempre come complimenti.
"Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista, io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista! Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino, io solo qui alle quattro del mattino, l’angoscia e un po’ di vino, voglia di bestemmiare!" (Guccini)
Quindi quanti "Fabio" esistono? Centomila, perchè ognuno mi conosce in un modo diverso e ognuno ha una reputazione, un’opinione, un’idea di me. E centomila infatti sono io: a volte in un modo, a volte in un altro, a volte in un altro ancora, fino a centomila volte diverso. Ma in fondo è come se fossi nessuno, perchè nessuno mi conosce completamente e quindi il vero "Fabio" non esiste. E la realtà è che sono uno, probabilmente niente di diverso da qualcosa di già visto, niente di speciale, niente di normale, ma uno e unico. Molti mi hanno fatto capire di aver conosciuto quell’uno, alcuni con parole belle e complimenti, alcune con insulti e critiche. Spero sempre che ci sia qualcuno, laggiù nella moltitudine, capace di conoscere e capire quell’uno e perchè no, magari apprezzarlo, meglio coi fatti che con le parole. Difficile, ma non impossibile, io ci credo sempre.

René Magritte – La Riconoscenza Infinita – 1963
Ma s’ io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso, mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare: ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
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Moto da cross
tu eri capace e io no
zundapp su in due,
io e te
cercando la tettona a Barona che
non c’era mai (seeeeeeee)
Tosti da Dio
convinti che il futuro era nostro
a casa mia, io e te
a ridere dei porno di mio papà
che "pirle" noi due
Poi col tempo forse ti ho perso un po’
ti vedevo in giro a sbatterti
mi chiamavi solo per prestiti
ti guardavo in faccia e non eri tu
Cumuli di roba e di spade
per riempire il vuoto dentro di noi
cumuli di cazzi tuoi
per riempire il vuoto nei cazzi tuoi
cumuli di roba e di spade
per dividere le linee tra noi
cumuli di brutte storie
il vecchio "figlio di puttana" dov’è!
Il martedì
di carnevale a uova e farina
seduti lì, io e te
a far brillare raudi e micette e poi
scappare da Dio (seeeeeee)
Le donne e noi
amare una e dopo due giorni
rompersi già, si perché
per noi la compagnia era tutto e più
una necessità
Poi col tempo forse ti ho perso un po’
ti vedevo in giro a sbatterti
mi chiamavi solo per prestiti
ti guardavo in faccia e non eri tu
Cumuli di roba e di spade
per riempire il vuoto dentro di noi
cumuli di cazzi tuoi
per riempire il vuoto nei cazzi tuoi
cumuli di roba e di spade
per dividere le linee tra noi
cumuli di brutte storie
il vecchio "figlio di puttana" dov’è!
Eccoti qui
contento che ti abbiamo aspettato
racconta un po’, che cos’è
che ti facevan fare in comunità
siam fieri di te (seeeeeee)
Si che lo so
che c’è ogni tanto la tentazione
ti passerà, si però
il vuoto credo che non si riempia mai
per tutti è così
Si perché è un po’ il vuoto di tutti noi
ci sbattiamo tanto per chiuderlo
ci proviamo e non ci riusciamo mai
allora tanto vale conviverci
Cumuli di roba e di spade
non ti servono a un cazzo lo sai
cumuli di cazzi tuoi
ci son sempre e cancellarli non puoi
cumuli di roba e di spade
non ti riempiono quel vuoto lo sai
tanto quello non si riempie mai
perché forse fa un po’ parte di noi

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Erano gli anni ’90. Ricordi? Le chiamavamo scherzosamente le "sedute spiritiche". Scherzosamente non perché stessimo scherzando, naturalmente. Non scherzavamo affatto. Troppo buoni eravamo. O forse, anzi probabilmente, quasi di certo sicuramente, eravamo coglioni. E lo siamo rimasti (buoni e/o coglioni). Volevamo essere "speciali". Ci sentivamo speciali. E credevamo che qualcuno se ne sarebbe dovuto accorgere. Ma nessuno se ne accorgeva. Beh, quasi nessuno. Anzi, per i più eravamo "speciali" si, ma in senso negativo. Non allineati, non organizzati, non omologati. Quello che a noi pareva bello ad altri appariva sbagliatissimo. Frequentare gente giusta, bere ciò che tutti bevono, farsi vedere nei posti che contano, indossare calzature alla moda. Se ci andava lo facevamo, se non ci andava non lo facevamo. Non eravamo convenzionali, non eravamo anticonvenzionali. Mai fregato niente di tutto questo, mai importato di essere anticonvenzionali. Se volevamo fare una cosa, semplicemente, con naturalezza, la facevamo. Sia che essa fosse considerata "in", sia che essa fosse considerata "out". E per quelli che ci sfottevano, avevamo il nostro sistema. E per quelli che invece ci osteggiavano perché la pensavano in modo opposto, avevamo il nostro sistema. E per quelli che avevano "successo" utilizzando i metodi opposti al nostro e ci davano degli sfigati, avevamo il nostro sistema. "Successo" lo scrivo tra virgolette, perché era un successo effimero, un successo da stronzi. E un successo a durata limitata. Anche grazie a noi. Grazie alle nostre "sedute spiritiche". Che, prima o poi, hanno tutte funzionato. Chi pensa male, chi giudica gli altri, ha sempre fatto una triste fine. Magari rocambolesca, magari meno, ma sempre triste. Perché il nostro sistema si è rivelato sempre potente. Ecco perché oggi ti chiedo aiuto, oggi nove giugno duemilaquattordici ho bisogno di te. Come ai vecchi tempi, fratello. Io mi siedo in riva al fiume e aspetto.

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Non tutti sanno che… Andy Warhol fu un grande utilizzatore dell’Amiga. Se mi chiedete chi fu Warhol non andate neanche avanti a legerre che è meglio. Se invece mi chiedete cosa sia l’Amiga… vuol dire che siete giovani (oppure molto vecchi). Brevissimo ritratto del contesto: siamo negli anni’80 dello scorso secolo, si diffondono i cosiddetti Personal Computer, Bill vendeva il suo sistema operativo per gli IBM e compatibili, mentre Steve era in procinto di lanciare il Macintosh. In quegli anni la Commodore, dopo il planetario successo di computer come il Vic 20 e soprattutto il mitologico Commodore 64, lanciava un computer che era avantissimo, l’Amiga appunto.
Warhol era stato coinvolto anche nello studio del design e ne fu subito un accanito utilizzatore.
"Non aveva paura delle nuove tecnologie, anzi le ha subito abbracciate, voleva padroneggiarle, usarle come nuovo mezzo espressivo" dice il direttore del museo a lui dedicato a Pittsburgh. Tra le varie cose esposte c’erano il suo Amiga 1000 e vari floppy disk. Peccato che nessuno si è preso la briga di andare a vedere cosa contenessero quei dischetti. Qualche anno fa ci hanno ripensato e, con le dovute cautele (si rischiava di perdere il contenuto dei floppy), hanno scoperto delle opere dell’artista realizzate col computer di casa Commodore.



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In questa notte fantastica che tutto sembra possibile mentre nel cielo si arrampica un desiderio invincibile che lascia una scia, come astronave lanciata a cercare una via verso una nuova dimensione un’illuminazione…
In questa notte fantastica in questo inizio del mondo i nostri sguardi si cercano con ali fatte di musica
Posso toccare il cielo lo posso fare per davvero lascia che questa atmosfera ti porti con sé non c’è più niente da perdere
Ti porto via con me in questa notte fantastica ti porto via con me ribalteremo il mondo oh-o-o
Una cascata di bassi che fanno vibrare la spina dorsale una manciata di ore da metterci dentro il delirio totale due come noi che si fondono per diventare una nota sola due come noi che si cercano dentro una musica… nuova dentro una macchina suona una ritmica forte si sente da fuori un temporale elettronico lava la polvere dai cuori DJ suona musica buona BPM uno tre zero respira… respiro…Ti porto via con me!
In questa notte fantastica di questo inizio del mondo con mille storie che nascono e mille amori che esplodono in mezzo alla via fanno una luce più forte del sole in questo spazio elettronico posso toccare il cielo!
Ti porto via con me in questa notte fantastica ti porto via con me ribalteremo il mondo una cascata di bassi che spingono il mondo ad un nuovo mattino donna che danza la notte fa nascere il sole e ti sento vicino come filmare una scena per dire chi siamo su un altro pianeta in questa parte di mondo la strada finisce… comincia la vita Senti il dolore si scioglie nel tempo che scorre e che scivola via non resterò qui a guardare ho già iniziato a viaggiare
Ti porto via con me ti porto via con me uoh-o-o ti porto via con me ribalteremo il mondo Ti porto via con me ti porto via con me ti porto via con me ribalteremo il mondo-o-o Oh oh-o oh-o oh-o-o-o eh Oh oh-o oh-o, oh oh oh oh Oh oh-o oh-o oh-o-o-o Oh oh-o oh-o
Ti porto via con me

Canaletto – Il Bucintoro al Molo il giorno dell’Ascensione
(1740 circa, Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli)
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Tratto da
"Monografia di Bobbio ovvero Cenni Storici statistici, topografici ed economici"
di Daniele Bertacchi. Pinerolo, 1859
Egli era un medico veterinario militare, nato a Bobbio, che scrisse questa monografia quando aveva all’incirca 40 anni (8 lustri, dice lui) dopo che si era allontanato dal paese natio da più di 15 anni e dopo esser diventato bibliotecario presso la Scuola Militare di Cavalleria.
Bobbio era allora la provincia all’estremo confine orientale dello Stato di Sardegna. Confinava con Piacenza (Ducato di Parma), con la provincia di Voghera (a Bagnaria, chiamata "Bagnara"), con la provincia di Chiavari, con quella di Genova, quella di Novi Ligure e quella di Tortona.
E’ un lavoro molto interessante, quello del Bertacchi, che oltre a una sequenza di numeri e statistiche, inserisce anche annotazioni interessanti. Come la critica che fa alla strada che collega il capoluogo a Varzi, fatta passare a suo parere sulla parte sbagliata del monte Penice, spendendo inutilmente denaro e rendendola così piena di curve e con molte salite che affaticano i cavalli. In questo modo dice che Varzi ha molte più relazioni con Voghera che con Bobbio e "passeranno forse dei secoli prima di poterla soppiantare". In realtà l’alta Valle Staffora non ha mai avuto forti legami col bobbiese (per non dire scarsissimi), tant’è che successivamente ha seguito le sorti di Voghera finendo nella provincia dell‘ex-austriaca città di Pavia.
Altro particolare curioso, citato dall’autore, è che proprio nel 1859, mentre si doveva stampare quel libro, gli austriaci occuparono Bobbio, ma furono prontamente scacciati. Pochi mesi dopo la provincia di Bobbio venne sciolta e fatta confluire per l’appunto nella provincia di Pavia. In seguito, nel 1923, i cuoi comuni furono ripartiti tra le province di Pavia, Piacenza e Genova.
Ecco quali erano i comuni della provincia, con indicato tra parentesi la provincia attuale: Bobbio (PV), Pregola (attualmente il comune è denominato Brallo di Pregola, PV), Romagnese (PV), Corte Brugnatella (PC), Ottone (PC), Cerignale (PC), Zerba (PC), Gorreto (GE), Rovegno (GE), Fontanigorda (GE), Rondanina (GE), Fascia (GE), Varzi (PV), Bagnara (Bagnaria, PV), Sagliano (attualmente frazione di Varzi, PV), Pietra Gavina (Pietragavina, PV), Val di Nizza (PV), Cella di Bobbio (attualmente Cella frazione di Varzi, PV), Santa Margherita di Bobbio (Santa Margherita Staffora, PV), Menconico (PV), Zavattarello (PV), Valverde (PV), Trebecco (frazione di Nibbiano, PC), Ruino (PV), Caminata (PC), Fortunago (PV), Sant’Albano (frazione di Val di Nizza, PV),.
Eccone la descrizione del Comune di Pregola:
————
PREGOLA (Pregula)
Giace in una vallata tra i monti Penice, Lesima ed Ebro, nelle valli della Staffora e della Trebbia, all’ovest sud-ovest di Bobbio, da cui dista chil 10,80.
Gli sono annessi l’intiera parrocchia dedicata a S. Innocenzo, una sua succursale dedicata a S. Lorenzo, la parrocchia di Cencerrato sotto l’invocazione di S. Gioanni Battista, una cappellania consacrata a M. V. Assunta, ed un’altra del villaggio di Pratolungo, frazione della parrocchia della Pieve; e finalmente quella di Montarzolo dedita a S. Giacomo apostolo.
In tutte queste chiese nulla havvi di particolare ad osservarsi, e tutta la popolazione del Comune è distribuita nelle tre seguenti parrocchie: S. Agata in Pregola, S. Gioanni Battista in Cencerrato, e S. Innocenzo in Colleri. La chiesa di Pregola è di moderna costruzione e di bel disegno – Diocesi di Bobbio.
Il suolo, quantunque in generale poco fecondo, tuttavia produce frumento, segala, grano turco e legumi. Il monte Lesima è di qualche fertilità pei suoi pascoli.
Le vie comunali sono quelle che mettono a Bobbio, Ottone e Varzi, e si trovano tutte in mediocre stato. Quella che guida alla Cima della Colletta presso il Barostro è chiamata strada di Annibale.
Oltre il fiume Trebbia, che bagna il confine sud-est di questo Comune, scorrono quivi i torrenti Avignone, Montagnola e Staffora. L’Avignone ha origine da una sorgente detta la Fontana dei Tovi sul monte Lago, e, ingrossato da molti rivi di destra e di sinistra, sbocca nella Trebbia vicino a Ponte Organasco, in direzione di maestro a scirocco.
Il Montagnola nasce dalle falde occidentali dell’ora detto monte e della Colletta, e dirigendosi nella Staffora di rimpetto a Cegno.
I pesci di queste acque sono di qualità inferiore, tranne quelli della Trebbia, di cui si è già altrove parlato.
I pregolesi sono di robusta costituzione e di buona indole. Essi fanno commercio dello scarso prodotto del loro bestiame col borgo di Varzi.
Pregola appartenne un tempo come feudo ai Malaspina, e vi esiste tuttora un’antica casa fortilizia tenuta da una superstite famiglia diramata da quei feudatarii.
Pregola e Corte Brugnatella rimasero gli ultimi Comuni di tutta la Provincia a provvedersi di scuola pubblica elementare.
Dipendono da questo Comune le frazioni Barostro, Bocco, Bralello, Brallo, Casone, Cencerrato, Colleri, Corbesasso, Cortevezzo, Feligara, Lama, La Tomba, Lisera, Lomeglii, Pietra natale, Ponti, Pratolungo, Rosaiolo, Selve, Sotto il groppo, Valle di sotto, e Valformosa, le quali frazioni sono sparse tra le valli della Trebbia e della Staffora.
La popolazione è di 1756 anime divise in 367 famiglie e 413 case.
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Jim Morrison diceva "solo quando te ne fregherai di quello che dicono gli altri potrai dire di essere veramente grande". Io, come tutti, sono circondato da gente che ti da consigli, quasi sempre in buonafede.
Sii cauto nell’accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.
Questo invece è parte di un discorso nato per caso su whatsapp:
Io ho capito che c’è solo una cura, purtroppo, anti consigli e giudizi degli altri: invecchiare! Più invecchi e più te ne freghi di cosa dicono gli altri e più fai quello che fa star bene te.
Io per esempio ho fatto delle mega litigate per tutto coi miei e le faccio ancora…però lotto per la mia indipendenza e la mia infelicità, ma non è facile. Io vivo con pochi soldi, in una casa brutta e piccola…se avessi assecondato i miei ora vivrei una vita agiata in un appartamento nuovo con tutti i comfort possibili… sono scelte e non sono facili.
Il loro sogno, in fondo, era che stessi in casa con loro fino a 40 anni e poi andassi a vivere nel pianerottolo di fianco con qualche laureato che usciva tutti i giorni in giacca e cravatta.
Io però non mi sono mai pentita delle mie scelte perchè ho capito che sono felice così.
E quando vedo e sento parlare degli altri, di quelli che hanno fatto le scelte giuste, tipo chi è andata nella metropoli, lavora, sposata, comprato casa, figli, e marito con una bella posizione sociale, praticamente la perfezione. Beh non è facile: ti mettono su di un piatto d’argento la perfezione e poi sottolineano che tu sei una merda, vivi male, non hai soldi neanche per una vacanza come si deve, non sei stabile e via dicendo.
Per quelli come noi ci vuole pazienza e tempo… facciamo più fatica degli altri a prendere decisioni, ma poi forse quando le prendiamo siamo sicure che siano quelle giuste…
Il problema è che deve scattare qualcosa, devi fare il salto, devi crescere e diventare adulta.. Però tutti gli altri cercano di far si che questo accada il più tardi possibile perchè sanno che così ti perdono, sia la famiglia sia gli amici…o meglio ti ritrovano diversa
C’è la paura di crescere…di buttarsi in qualcosa che non conosci, difficile, più facile stare nell’ovile. Ma sicuramente bisogna pensarci.
E poi c’è l’invidia degli altri…che brutta cosa però l’invidia.
Alla perssona che mi ha scritto queste cose dedico un ricordo. Ricordo un aneddoto che mi raccontava sempre mia mamma. Un giorno è arrivata a Brallo una parente con degli amici e presentadoglieli ha detto loro: "Questa è Rita, lei è rimasta a Brallo, poverina". POVERINA?? Mia mamma, come diceva lei, nella vita gliel’ha "fatta in barba" a quelli più alti, col marito più bello, col lavoro migliore, con la macchina più grande, ecc. ecc.

Piet Mondrian – Broadway Boogie-Woogie – 1942/1943 – Olio su tela – MoMa New York