(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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La lotteria degli scontrini

Ne hanno inventata un’altra per complicare la vita ai piccoli negozi. Penso che neanche i migliori autori della Settimana Enigmistica potevano elaborare una cosa così complicata.

Non ci credo!

Non credo alle taglie dei vestiti, perchè non hanno senso le "M", le "L" e le "XL" e ormai hanno poco senso anche il "46" e i "50". Non credo alle misure delle scarpe, mi fanno ridere quelli che confrontano la suola e dicono "no, non mi va bene" oppure "si mi va bene". Beati voi che ci credete. Non credo agli oroscopi, non ne ho mai trovato uno che dice: "oggi sarà una giornata di merda", scrivono sempre cose abbastanza positive, oppure che il tuo segno è il più figo di tutti. Non credo agli amici che hanno solo bisogno di favori. Fate una bella cosa: non chiamatemi. Non credo alle previsioni del tempo sensazionalistiche dei telegiornali: l'estate più calda e l'inverno più freddo, e i nomi catastrofici che danno alle occasioni di maltempo. Non credo alle assicurazioni, perchè le righe piccole dicono sempre "non ti risarciremo", e se proprio lo faremo, non ti risarciremo del tutto e poi… chissà quando. Non credo ai supermegaaffari su internet. Credetemi, nessuno regala niente, anche se con un po' di fiuto qualche affare discreto si riesce a fare. Non credo a quelli che ti telefonano proponendoti offerte sul telefono, gas, luce, acqua. Se poi gli chiedi tempo per pensarci e valutare, non te lo concedono perchè "per un'offerta così vantaggiosa mi deve rispondere subito". Non ci credo. Non credo a quelli che predicano bene e razzolano male. Non credo a quelli che la sanno lunga, a quelli che (dopo) sapevano già tutto e quindi "perchè non me l'hai detto", oppure "se me lo dicevi prime te lo spiegavo io". Non credo ai navigatori satellitari, perchè alle volte è sempre meglio la vecchia strada conosciuta, la scorciatoia, la strada panoramica, oppure semplicemente è bello perdersi, ogni tanto. Non credo nella sfiga, la jella, la sfortuna. E' tutta una burla, una cosa nata per ridere degli altri, oppure per trovarsi delle scuse. Va bene, appunto, quando ci si scherza su, ma non ci credo.

Un pirla con la laurea

E' di questi giorni la notizia che l'Avvocatura dello stato ha respinto il ricorso dei maestri senza laurea. Eh si perchè per insegnare alle elemantari pare che definitivamente ci voglia la laurea. Come al solito il patatrac è causato da motivi "italiani": una legge del 1990 obbligava chi avesse voluto insegnare ad avere una laurea, ma fino al 2002 è stata data la possibilità ad iscriversi alla graduatorie anche chi non disponeva del famoso pezzo di carta

Risultato? Migliaia di insegnanti che rischiano grosso. 
Ovviamente la legge del buonsenso non si tiene mai in conto. E chi nel frattempo si è trasferito per seguire la cattedra? E chi ha magari una certa età e difficilmente troverà altri impieghi? E chi ci ha creduto? Ma davvero è scientificamente meglio il primo pirla che passa, ma con la laurea in tasca, che persone che magari insegnano da anni e anni?

Non ci siamo

Novemila metri quadri

L’articolo parla di "mezzo milione di metri quadrati". Quello che è sicuro è che io e tanti miei colleghi negozianti siamo un po’ stufi di questo trattamento. Voglio vedere chi avrà il coraggio di chiedere "sforzi" ai negozianti di Voghera, magari di tenere aperto in occasione di qualche manifestazione o di creare, di smuovere, di far vivere questa città. Lo chiedano al McDonald’s, a Voghera Est, al Decathlon, ecc. 

E non venitemi a raccontare che tutto questo rappresenta un’opportunità per portare gente a Voghera, o che porta posti di lavoro. Queste sono BALLE, grosse grasse enormi BALLE: la gente la porta solo in questi nonluoghi e i posti che crea sono posti non qualificati a scapito di lavoratori che tirano avanti la carretta con passione e competenza (spesso NONOSTANTE TUTTO). 

Qui c’è qualcuno che mi deve spiegare e forse qualcuno che si deve vergognare.

https://goo.gl/VebKx9

Io sono per la libertà e per l’impresa. Se il signor Mc Donald o i signor Upim o chi per essi vogliono aprire dei negozi nel mondo, in Italia, a Voghera, sono liberissimi di poterlo fare. Anzi, dal mio punto di vista di difensore del mercato, sono contento che lo facciano. 

Detto questo credo però che ci debbano essere delle regole, uguali per tutti e che queste regole debbano darle le amministrazioni pubbliche, ognuna per il proprio ambito di competenza: stato, regioni, comuni.

Io vorrei che queste amministrazioni si rendessero conto che i cosiddetti "negozi di vicinato" sono la spina dorsale dei centri cittadini. Sono quelli che portano avanti la baracca, perchè danno lavoro a gente competente e del posto, perchè spendono a Voghera (invece il signor Mc Donald difficilmente comprerà il tortellini da Savignoni o le Scarpe da Girardi), perchè danno sicurezza (dove non ci sono negozi la città diventa buia e insicura), perchè..per mille perchè

E si devono anche rendere conto che questi piccoli negozi, a gestione familiare, sono i più deboli, non hanno la forza dei grandi gruppi. Se l’OVS a Voghera non dovesse lavorare il signor Oviesse se ne può fregare, tanto magari la sua azienda andrebbe bene ugualmente, oppure chiuderebbe per aprire, che ne so, a Rapallo. Il piccolo negoziante questo non può farlo.

Ogni serranda che si abbassa è una perdita di cultura, è un patrimonio che va perso, un bagaglio di sapere, di cura dei dettagli, di notti passate a rifare le vetrine, di servizio al cliente, di chiacchiere, di consigli, di giornate a pensare alle bollette ma sempre col sorriso

Questo VA TUTELATO. Non si può andare sempre in direzione opposta. Ripeto: io sono per il libero mercato e quindi se la giunta delibera un nuovo insediamento commerciale di novemilacazzometriquadri poi chi vuole è nel pieno diritto di aprirci un negozio. Vorrei allora che la giunta con la stessa solerzia facesse altrettanto, anzi vorrei che facesse DI PIU‘ visto che dovrebbe tutelare gli interessi di chi a Voghera ci è nato e ci vive (e io non sono tra questi, quindi mi autoescludo, anche se ho il codice fiscale M109) piuttosto degli "avventurieri" che sbarcano a Voghera solo per fare cassa. E non solo con "circenses", che servono, aiutano, mi piacciono, ma non bastano.

E vorrei anche spezzare una lancia….sulla schiena a quelli che dicono che il Mc Donald’s, vendendo il cosiddetto "cibo spazzatura" non farebbe concorrenza ai nostri negozi tradizionali. NON E’ VERO: la gente è bombardata di pubblicità e, credetemi, sarà sempre pieno. E tutti i soldi che andranno lì non andranno in altre attività commerciali (perchè il totale dei soldi che abbiamo nelle tasche è sempre quello) e il tempo passato li, magari a organizzare i compleanni dei nostri figli, non sarà dedicato a fare le vasche in Via Emilia come una volta.

Poi non è che bisogna piangersi addosso, ma anzi bisognerebbe fare, per dimostrare ad esempio che i nostri prodotti sono eccellenti e molto meglio di quelli del Mc Donald (a cui fischieranno le orecchie per tutte le volte che lo cito, ma non ce l’ho con loro, ci vado anche io qualche volta), ma questo non deve venire SOLO dai privati (così come non può venire solo dalla politica, come l’esempio della chiusura di Piazza Duomo da parte dell’amministrazione Scotti). Vorrei vedere una politica A FAVORE dei piccoli negozi di Voghera, concretamente

Signori, non è bello uscire e prendere il caffè sotto casa e fare due chiacchiere con gli amici? E comprare un orologio da uno che ne sa e che ti spiega e che ti consiglia e che mette sangue passione e competenza in ogni angolo del proprio negozio? E il pesce dal pescivendolo? Il formaggio da quel banco al mercato? E il giornale dall’edicolante che te lo tiene "perchè sei tu"? Tutte queste attività VANNO AIUTATE !

Pranzare al sabato a Voghera

Tempo fa un amico si è fermato a pranzo, voleva fare una roba veloce, senza velleità. Ho pensato di provare un ristorante appena rinnovato. CHIUSO. Allora telefono a un altro. CHIUSO. Andiamo davanti ad un altro ancora. CHIUSO.

Voghera si auto dichiara "Capitale dell’Oltrepò", che è risaputa essere terra di eccellenze enogastronomiche, ma non esiste quasi una bottega in centro dove acquistare una bottiglia di bonarda, un salame di Varzi, una caciotta e magari due peperoni.

Faccio fatica a trovare AL SABATO (non al lunedì!) una trattoria dove pranzare con prodotto e pietanze tipiche. Lo avrei dovuto portare al McDonald’s? Ah già, non l’hanno ancora costruito.

Per la cronaca siamo andati al P.GARI dove abbiamo mangiato benissimo (ragazzi, non siete stati un "ultima scelta", solo che il mio amico da voi ce l’avevo già portato e volevo fargli vedere anche altro di Voghera)

Il problema rimane: abbiamo da valorizzare il nostro territorio, credendoci, investendo tempo e denaro (come il mio amico Miky e suo cugino Matteo), e sarebbe bello anche poter vedere Voghera, non dico come Montalcino (lì per esempio non hai nessuna difficoltà a trovare una trattoria tipica o una bottega coi prodotti locali), ma almeno avviata nella giusta direzione. Questo problema devono risolverlo i privati, certo, nessuno può imporre per legge di aprire un’enoteca, ma credo che possa arrivare un’aiuto dalla politica, dalle associazioni, dai consorzi.

Cosa possiamo fare?

Mercatini con prodotti delle nostre valli (anzichè i mercatini del Belgio o della Versilia)? Spazi pubblici assegnati a promozione (reale, non l‘inutile infopoint) del territorio?

Io sogno che una persona possa cercare su Google "Oltrepo Pavese" e possa trovare tutto ciò che lo convinca a venire qui.

You may say I`m a dreamer; but I`m not the only one.

Diminuzione degli imballaggi

Il mondo occidentale (e anche il resto, ormai) è pieno di rifiuti. L’Italia ha problemi di smaltimento. Ci sono regole che puntano alla maggiore differenziazione della spazzatura, in modo da poterla riciclare.
E uno dei metodi più utilizzati per arrivare a questa differenziazione è la raccolta porta a porta.

E’ l’unico sistema, mi chiedo?

Avrei una proposta. Ma se il legislatore, in qualche modo, mettesse un freno agli imballaggi?

Mi spiego meglio con un esempio: io vivo da solo e quando faccio la spesa, se ho tempo, metto a posto ciò che ho acquistato togliendolo già dalla confezione. Tolgo le banane dalla plastica, gli yogurt dalla carta, ecc. Se fossimo ancora ai tempi della raccolta indifferenziata riempirei un bidone. Pazzesco.

E’ normale che ho acquistato delle fette biscottate sigillate nella plastica a due a due, poi riunite in un sacchetto, contenuto in una scatola? Per mangiarle devo poi buttare ben tre imballaggi. Gli yogurt potrebbero per esempio attaccarli tra loro come fanno con i bicchierini di un noto tè freddo aromatizzato al limone o alla pesca prodotto da una multinazionale italiana con sede al Alba in provincia di Cuneo il cui amministratore è Giovanni Ferrero e il cui nome ricorda la stagione estiva.
Ogni alimento è in una confezione, la quale come minimo è dentro un’altra confezione, se non due. Quando ero bambino si buttava via forse la carta della carne, le bucce della mela e la scatola della pasta.
Così come si sono "obbligate" le case automobilistiche a produrre motori meno inquinanti, così come ci sono regole per le industrie sullo smaltimento dei rifiuti, non si potrebbe, come si dice con frase abusatissima, "sensibilizzare l’opinione pubblica" e soprattutto legiferare sulla riduzione degli imballaggi che, per un’utenza domestica, sono la prima causa di produzione di rifiuti.
Io ho sempre il secchiello della plastica pieno, quello della carta idem (a causa delle pubblicità, farei prima a mettere il bidone direttamente al posto della cassetta delle lettere, se non fosse che sono abbonato a "Topolino" e mi dispiacerebbe perdere qualche numero), quello del vetro sempre vuoto (lo espongo in media una volta al mese) e quello dell’umido semivuoto.
L’indifferenziato abbastanza pieno.

E qui vorrei aprire un altro discorso: non si potrebbe fare una legge che obblighi i produttori a indicare sull’imballaggio di qualsiasi cosa dove deve essere gettato? Perchè si sa: nel dubbio meglio nell’indifferenziato.

Arturo Capettini

In questa scuola eletta a rifugio, il 19 dicembre 1944, mentre ovunque infuriava il sinistro fuoco della rappresaglia, un distaccamento della gloriosa brigata partigiana "Arturo Capettini" veniva circondato, sopraffatto e catturato quasi al completo da truppe nazifasciste.

Il ventenne commissario "Lamarmora" Renato Gusmaroli di Milano rimaneva ucciso e i suoi compagni erano legati e trascinati al carcere di Varzi per essere poi deportati al campo di concentramento di Mauthausen, dal quale, tra gli altri, non fecero più ritorno.
Ugo Bozzi, di 18 anni, di Varzi
Peppino Capitani, di 19 anni, di Redavalle 
Mario Casullo, di 17 anni, di Varzi
Giacomo Centenaro, di 19 anni, di Varzi
Antonio Degli Alberti, di 18 anni, di Varzi
Fredio Guerrino, di 21 anni, di Roma
Giovanni Masanta, di 21 anni, di Santa Margherita Staffora 
Antonio Poggi, di 21 anni, di Varzi
I compagni di lotta e la popolazione sempre li ricordano
Brallo di Pregola, 45° Anniversario della Liberazione
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A mio parere non c’è un torto e non c’è una ragione, in guerra. Tanto più in una guerra civile, come c’è stata in Italia, dove erano contrapposti ragazzi di una stessa nazione.
A leggere la loro età vengono i brividi: 17, 18 anni. Ragazzi con in mano un fucile, una pistola, una mitragliatrice, contro altri giovani che erano nati nel loro stesso paese. Davvero una gran brutta cosa la guerra. Adesso ci lamentiamo della politica, della crisi, delle palme di Milano, ma qui c’erano dei diciottenni uccisi. E quindi non esiste nessuna parte politica di fronte queste cose, rabbrividisco quando la gente si scaglia contro la targa commemorativa posta a fianco al Castello di Voghera che ricorda altri ragazzi, coetanei di questi, che però erano "dall’altra parte". Dopo tutti questi anni, davanti alla morte di di vite così giovani ci si deve rendere conto che è sempre una tragedia, senza bandiere, senza se e senza ma.

Santa voglia di lavorare

In questo articolo, un imprenditore veneto lamenta il fatto che ha riscontato, nei giovani in cerca di lavoro, una forma di predisposizione nulla per il sacrificio.
Gente che non si presenta neanche al colloquio, oppure che accampa scuse, che non si fa più sentire, ecc.
E lui assume in ristoranti, non in miniera. Leggetelo, leggetelo.

Io questa realtà la vede un pochino più da lontano con gli stagisti che mi manda la scuola. Non si possono paragonare a venti / trentenni alla ricerca di un lavoro, sono solo sedici / diciassettenni che la scuola manda a fare uno stage, o un tirocinio, o come volete chiamarlo. 
Però vi assicuro che già da qui si capiscono un po’ di cose. Che ci sono tanti ragazzi assolutamente impreparati ad affrontare il mondo del lavoro. Qualcuno di valido c’è, e aggiungo per fortuna, ma ahimè la bilancia, nella mia esperienza, pende dalla parte di quelli che non hanno voglia di fare un cazzo. Il problema è che "non ci arrivano", che non se ne preoccupano, che non riescono a comprendere come le loro manchevolezze possano essere considerate tali. Ritardi, svogliatezza, superficialità, zero senso di responsabilità, pressapochismo, ecc. E qui nasce la domanda: ma tu nella vita che intenzioni hai? Cosa vuoi fare?
Alcuni mi spiazzano: niente finchè posso. Altri mi spiazzano ancora di più: vorrei fare il commesso. Ma come, ti sto dicendo in tutti i modi che sei una capra e tu sei ancora convinto di poter fare il commesso? Specialmente comportandoti così? Boh.

Il problema (per loro) è che questa generazione sarà PIU’ POVERA della generazione precedente e questa è una cosa che non succedeva da tanti tanti tantissimi anni. Pensate a voi: siete più "ricchi" dei vostri genitori (cioè nella vita avete avuto più possibilità, avete fatto più cose, non sto parlando del semplice conto in banca). E i vostri genitori erano più "ricchi" dei vostri nonni. Bene, sappiate che i vostri figli saranno più poveri di voi. Solo che la generazione attuale dei genitori è convinta che, come sarebbe logico attendersi dall’esperienza passata, i propri figli vivranno in un mondo migliore. Allora li viziano e li tengono nella bambagia.
Pensateci ancora. i vostri nonni avrebbero accettato lavori che voi non vi sognereste mai di accettare, vero? Adesso li definireste sfruttati, sottopagati, con troppe ore, poche garanzie, zero diritti e stipendio basso. Ma i lavori che hanno fatto i vostri genitori sono migliori. E quelli che fate voi ancora migliori. E credete che sia un trend che continuerà. Sbagliato.

E quando i figli se ne accorgeranno sulla loro pelle, sarà troppo tardi. Stiamo crescendo una generazione di bambascioni che, alla prima esperienza lavorativa rimarranno scioccati. Ripeto, per fortuna esistono eccezioni, io ho trovato alcuni stagisti veramente in gamba e con la testa sulle spalle. Ma altri…mamma mia !


Enrico Prampolini – Ritratto di Marinetti – Olio su tela – 1924-25

La lottatrice col velo

Turchia, la lottatrice con il velo
che non piace ai conservatori

Kübra Dagli, campionessa di taekwondo, è stata attaccata:
«Piedi nudi, testa coperta, le cosce e i fianchi esposti, sei solo una merce»

articolo del Corriere della Sera

 Il rispetto delle donne parte anche da questo. 

In Italia discutiamo sulla libertà delle donne di vestirsi come vogliono senza dover correre il rischio di essere molestate (fisicamente o psicologicamente), qui si insulta un’atleta per quello che fa.

Mi piacerebbe conoscere l’opinione delle mie amiche.

E mi fa amaramente sorridere che, girando pagina del Corriere, leggo che la Boldrini è andata a manifestare in Calabria per difendere la dignità delle donne.

Sara Credo che in alcuni stati e da alcuni religioni le donne non verranno mai rispettate. Credo che ogni donna abbia il diritto di vestirsi come crede senza timore. Ma forse é utopia. Ammiro chi ha la forza ed il coraggio di essere se stessa nonostante tutto e tutti.
 
Sabrina Una donna deve essere libera di pensare,di agire,di parlare e do vestirsi come vuole. Ma purtroppo questo non è sempre possibile causa gli usi e costumi di certi state e di certo religioni
Miky Hai chieso l’opinione delle tue amiche ma credo che questo post debba far riflettere sopratutto noi maschietti: da secoli, in ogni parte del mondo e nelle forme più svariate, molti di noi provano ad arginare, isolare, ghettizzare le donne… Credo sia la forma più triste e meschina per evidenziare la paura del nostro sesso davanti a tanta tenacia, intelligenza, bellezza e manifesta superiorità femminile…
Valeria Penso che opinioni ,insulti ,complimenti e lodi debbano essere rapportati a chi li esprime …per me uomini,se così si possono chiamare ,che pensano in questo modo non sono degni ne di un monito ne di una riflessione ….quando il livello è troppo basso direi che lo snobismo è l’unica strada da seguire …
Anita Hai chiesto l’opinione delle tue amiche ma credo che questo debba far riflettere soprattutto la categoria uomini. Quelli con la U maiuscola però! Il rispetto per le donne in certi paesi purtroppo non ci sarà mai ed è incredibile e assurdo nel 2016! Ogni donna deve essere libera di vestirsi come crede e per questo non dovrebbe essere né giudicata né rischiare violenze eppure succede. Si parla anche di parità tra uomo e donna e anche qui ancora non ci siamo basta pensare che l’ONU aveva la possibilità di nominare una donna a capo della stessa ma ha scelto un uomo..e avanti così si va solo indietro!
Barbara Io credo sia soprattutto questione di buonsenso.. e finché un velo genererà reazioni sia da una parte (pro) sia dall’altra (contro) … la strada è ancora lunga…
 

W la democrazia (forse)

Evviva la democrazia.
La democrazia è bella!
La democrazia è fondamentale.
La democrazia è progresso.
Occorre rispettare la democrazia.
In Italia siamo democratici.
In Europa siamo democratici.
In Occidente siamo democratici.
L’Unione Europea è basata sulla democrazia.
Il popolo è chiamato alle scelte.
Il popolo ha sempre ragione.
La maggioranza determina le scelte.
Evviva la democrazia.
L’arma del popolo sta nel voto democratico.
Nel Regno Unito c’è chi vorrebbe uscire dall’Unione Europea.
Ah ah ah che ridere.
Tanto non ci riusciranno mai.
Comunque che ci provino.
Facciano un referendum.
Siamo in democrazia.
Toh lo fanno veramente.
Tanto non vincono.
Toh hanno vinto.
Escono dall’Unione Europea.
Populisti.
Ignoranti.
Non capiscono un cazzo.
Snob.
Gli inglesi sono gente strana.
Non si meritano niente.
Di sicuro la loro economia andrà male.
Perle ai porci.
Evviva la democrazia.
Per fortuna che in USA ci sarà un presidente donna.
E democratico.
Trump non ha scampo.
Chi ha un minimo di sale in zucca vota Clinton.
E noi sappiamo che in democrazia vince chi prende più voti.
Cioè la Clinton.
Ehi ha vinto Trump.
Impossibile.
Ma chi lo ha votato?
Razza di ignoranti.
Bifolchi.
Populisti.
Capre!
Avranno ciò che si meritano.
Dovrebbero togliere il voto a certe persone.
Ma dico io, ma come si fa a votare Trump?
Inconcepibile.
Li avranno drogati.
Li avranno circuiti.
Adesso l’economia avrà un tracollo.
Ma non pensiamoci.
Pensiamo a casa nostra.
Pensiamo all’Italia.
Fortuna che qui si fanno le riforme.
Come dice una canzone:
"Riforme ci vogliono….riforme!"
"Perchè il partito ti può aiutare…"
L’Italia è proiettata verso il futuro.
Con questa riforma.
Magari è perfettibile.
Ma meglio farla che non farla.
Gli italiani di sicuro vogliono fare un passo avanti.
Sarebbe inconcepibile la servile accondiscendenza alla vecchia politica votando no.
Quindi è sicuro.
Vincerà il si.
Anche perchè altrimenti.
Crollano le borse.
Si vota.
Vince il no?
Assurdo.
Ci vergognamo di essere italiani.
Ignoranti.
Populisti.
Arraffoni.
Mafiosi.
E’ stato un voto personale.
Senza entrare nel merito.
E’ stato un voto "contro".
Non è giusto.
Li avranno ingannati.
La gente non si informa.
Vota per simpatia.
A certa gente non dovrebbero neanche permettere di votare.
Buzzurri.
Se ne pentiranno.
Evviva la democrazia.


Vignetta di "Vignette di AGJ" http://vignetteagj.blogspot.it/2016/06/imbecilli.html

Ringrazio mio padre e mia madre

Mi è capitato di vedere la trasmissione RAI "Giovani e Ricchi"

http://www.raiplay.it/video/2016/09/Giovani-e-Ricchi-628060d6-6764-485c-b108-adc1f2873559.html

E’ una specie di "documentario" sulla vita di alcuni giovani rampolli di alcune famiglie benestanti italiane. Benestanti è dire poco, diciamo schifosamente ricchi. Questa non è sicuramente una loro colpa, però è oggettivo che sono decisamente e oggettivamente viziati, anzi viziatissimi.

Tutti dicevano la classica frase: io sono un ragazzo (o una ragazza) normalissimo con una vita normalissima, che colpa ne ho io se sono parte di una famiglia ricca. Alcuni lo dicevano totalmente a sproposito, visto che facevano vite "da sogno" e assolutamente snob. Altri avevano anche amici "normali", ma con degli eccessi decisamente "particolari", come il tizio che si è fatto rivestire la Maserati di velluto nero, sostenendo che fosse una cosa normalissima. 

Tutti chiaramente con macchinoni regalati dal papi di turno perché "mio figlio si è laureato e la macchina se l’è meritata". Può darsi. Secondo me troppi vizi fanno male.

Io non sono né giovane né ricco, ma mi sento privilegiato rispetto a tanti altri, ho una casa di proprietà dove vivo e un lavoro indipendente, ed entrambe queste opportunità mi sono state date dai miei genitori, quindi "regalate", non me le sono guadagnate da zero. Detto questo…

Ringrazio i miei genitori, per non avermi mai pagato una vacanza, per avermi fatto tribulare per avere un’auto mia, che infatti ho avuto solo grazie a mio nonno Michele.
Ringrazio mio padre per avermi fatto pesare ogni singola volta che avrei speso dei soldi chiedendomi mille volte se davvero avessi bisogno di quello per cui li stavo spendendo…e talvolta me lo ripeteva talmente tante di quelle volte che desistevo, basta non sentirlo più.
Ringrazio mia madre per aver ceduto poche volte ai miei capricci di bambino per farmi acquistare qualche giocattolo, visto che avevo già quelli dei mie fratelli maggiori e comunque potevo giocare all’aperto, vivendo a Brallo.
Ringrazio mio padre che nonostante le mie richieste, non mi ha comprato la bicicletta finché non le ha comprate da vendere in negozio e quindi una era destinata a me…peccato che poi quando le ha finite ha venduto anche la mia. E questo si è ripetuto per almeno 4 o 5 volte nel corso degli anni, finché al primo anno di università ho messo da parte i soldi per comprarmene una (che infatti posseggo tuttora, visto che ho capito quanta fatica bisogna fare per guadagnarli i soldini, vendendo magliette ai miei compagni di corso).
Ringrazio mia madre e mio padre, per non avermi comprato vestiti firmati, benché avessimo un negozio di abbigliamento. E soprattutto per avermi fatto capire il perché. Questa cosa non mi ha mai pesato, in quanto in famiglia mi avevano insegnato che non importa che firme hai addosso: l’onestà, i valori, ma anche la personalità non sono rappresentati dai vestiti che si indossano. Da ragazzino era un classico che gli amici, soprattutto quelli che arrivavano "dalla città", mi dicevano: ma tu che hai un negozio, perchè non indossi le Nike, i Levis, le Lacoste? E io rispondevo che  quelli li avevano tutti, mentre io con gli stessi soldi ne avevo perlomeno il doppio. Quanti stronzi ho poi incontrato nella mia vita, che erano firmati da capo ai piedi.
Ringrazio mio padre per avermi fatto penare a comprare la TV a colori, per aver fatto in modo che ogni volta che avevo bisogno di spendere dei soldi dovessi motivargli, in modo molto insistente, la mia necessità, invece di darmi soldi così "tanto per".
Ringrazio mia madre perchè mi ha sempre insegnato che i soldi non contano niente. E me lo spiegava lei, che da ragazzina viveva in una famiglia dove i soldi non c’erano, ma c’era la dignità. Dove non c’era neanche posto per tutti a tavola e i figli più piccoli mangiavano seduti sulla scala. Dove a volte non c’era neppure da mangiare, e uno dei regali che si ricordava meglio era una mela che gli aveva donato una signora di ritorno dai campi. Lei e mio padre hanno sempre lavorato sodo, risparmiato al massimo, perchè gli erano rimasti indelebili in memoria quegli anni in cui "non c’era niente", ma spiegandomi nel contempo che l’importante era volersi bene, perchè i soldi, seppure da rispettare in quanto guadagnati con fatica,  vanno e vengono e non devono essere motivo di invidie, di litigi e quant’altro.
Ringrazio mio padre e mia madre di tutto questo e altro ancora. In modo che, vedendo quei ragazzi, quello che provo non è minimamente invidia, forse un po’ di tristezza, perchè nonostante le parole di circostanza, non si sforzano neanche di capire il valore del denaro. Si "arrendono" al fatto di essere ricchi pensando che, quindi, tutto gli sia permesso. Un peccato.

Ho la luna inversa

Leggo su "La Provincia Pavese" di oggi:

Allucinante: "a Trapani ci hanno spiegato i nostri diritti". Vuol dire che sanno benissimo che basta qualche piagnisteo x avere di più.
"In 4 in camera": oh poverini, addirittura? Un po’ di servizio militare e qualche calcio in culo come gli farebbe bene a questi…
Oh poverini, il cibo non gli piace, che disgrazia. Vai a spiegarglielo ai dipendenti della Cameron che stanno perdendo il lavoro quali sono i problemi della vita, vai a spiegargli che i problemi per cui coricarsi in mezzo alla strada sono il cibo in albergo che non ti piace e che sei "addirittura" in 4 in camera.
E infine "Molti hanno la scabbia" la scabbia? LA SCABBIA? Ma porcapaletta, ma la scabbia non l’hanno certo presa in Italia, e noi dobbiamo tenerceli, dargli un albergo e mantenerli? Mandiamo un gruppo di gente che ha avuto la casa distrutta dal terremoto a prenderli un po’ a schiaffonazzi (loro e soprattutto quelli che ce li mettono e ancor più a quelli che ce li vogliono tenere a spada tratta), altro che "in 4 in camera". Sono queste le cose di cui mi vergogno, e mi vergogno ancora di più vedendo gente che, in malafede e in buonafede, difende, giustifica, supporta e manda avanti questo sistema inefficiente, dispendioso, razzista, malavitoso che lucra su questo giro di immigrati (ah no scusate, se non dico "migranti" magari non capite, perché c’è gente che sulle parole ci fa un gran distinguo). 
 

E sapete perchè mi vergogno? Perchè la gente che dà ragione a questo sistema che va a prendere questa gente a pochi chilometri dalle coste libiche, poi se ne sbatte i coglioni dei nostri vecchi, senza ricordarsi che sono i nostri vecchi quelli che hanno pagato, col loro lavoro e con le loro tasse, le scuole (che vengono adesso usate, giustamente, da tutti), gli ospedali (che adesso vengono usati, giustamente, da tutti, magari relegando però gli stessi vecchi che li hanno pagati a fare file enormi al pronto soccorso perchè la priorità è curare due che si sono menati ubriachi alla stazione), strade (usate, giustamente, da tutti), ecc.
Non capisco se quelli in buonafede (e ne conosco) lo facciano perchè così si sentono la coscienza a posto (io non me la sentirei), o per ottusità e cecità, o per chissà quale altro motivo. Magari è solo ingenuità, pensano davvero che questi scappano tutti da una qualche guerra, pensano davvero che non ci sia la mafia dietro il business degli immigrati, pensano davvero che sia giusto un trattamento privilegiato rispetto ad altri. Come ho già spiegato altre volte: è un business, li metti in albergo e ci guadagno i politici, gli albergatori e gli immigrati. Chi paga? Come sempre, Pantalone.

A come Amici

Dopo tante cazzate che scrivo vorrei dire una cosa seria (diciamo semiseria, via). Cosa mi rimane della serata di sabato scorso? Tante cose, ma 5 in particolare. Vedere tanta gente che partecipa, che applaude, che si diverte, per una cosa che (nel mio 0,1%) mi sento di aver dato una mano a realizzare, beh mi sembra una bella soddisfazione. Poi mi è rimasta la frase che mi ha detto un bambino, non ve la posso dire pubblicamente, ma mi ha quasi commosso. La terza cosa…beh parlando di bambini: dopo la mia… come chiamarla… "sfilata"?… beh l’esibizione dei "miei" ragazzi, ricevere tanti complimenti, soprattutto dai bambini che mi fermavano per dirmi qualcosa (per esempio, mentre riportavo gli articoli in negozio una bambina, mai vista prima, mi dice: "Ciao Fabio". Io penso: "come fa a sapere il mio nome?" e lei aggiunge "Fabio Rovazzi") Beh ma dovrei pagare per avere un pubblico così, penso che far divertire i piccoli sia la cosa più bella che ci sia.
Poi volevo ringraziare Cinzia, mia sorella, e Alina, per il loro aiuto, altrimenti io nel mio casino mi perdo.
E la quinta cosa, ma la prima nel mio cuore, è la conferma, la sorpresa, la fierezza, l’orgoglio di aver collaborato con un gruppo di Amici. E come vedete l’ho scritto con la maiuscola. Non sto li a dire che ci sono persone che si sono sbattute oltremodo per la realizzazione del Galà della Moda perchè poi mi cazziano dicendo che ognuno ha contribuito, volemose bene, ecc, ma in realtà c’è gente che si è fatta dei culi pazzeschi, "tralasciando" il lavoro e la famiglia, mettendoci quella che si definisce "passione". Perchè senza passione sarebbero rimasti in casa a guardare la tv, o avrebbero dedicato più tempo al loro negozio, ai loro amici, ai loro figli invece di organizzare, fare riunioni, telefonate, ancora riunioni, messaggi, girato per mille posti, incontrato mille persone…. (riunioni l’ho già detto?). E oltre la passione c’è un’altra cosa che traspare, chi ci conosce lo sa e chi ci vede insieme lo capisce al volo, e si chiama AMICIZIA. Quella cosa che non hai bisogno di spiegarla, basta guardare noi. Lo so che non ci si ringrazia per dei sentimenti, e allora vi ringrazio per la passione che ci avete messo.

Semantica lessicale di raccolta differenziata

Nei discorsi da bar, ma anche sui giornali, si fa molta confusione tra "differenziata" e "differenziata porta a porta".

Leggevo che prima o poi partirà la "differenziata" in tutta Voghera. Oppure mi sento dire che io sarei contrario alla "differenziata".

No, intendiamoci. Per "Raccolta differenziata", Wikipedia recita: "la raccolta differenziata indica un sistema di raccolta dei rifiuti che prevede una prima differenziazione in base al tipo da parte dei cittadini diversificandola dalla raccolta totalmente indifferenziata. Il fine ultimo è dunque la separazione dei rifiuti in modo tale da reindirizzare ciascuna tipologia di rifiuto differenziato verso il rispettivo più adatto trattamento di smaltimento o recupero che va dallo stoccaggio in discarica o all’incenerimento/termovalorizzazione per il residuo indifferenziato, al compostaggio per l’organico e al riciclo per il differenziato propriamente detto (carta, vetro, lattine, plastica)."

E su questo io sono d’accordissimo. Sono favorevolissimo, è giustissimo e così via di superlativi. A mio avviso bisognerebbe solo migliorare la situazione in questo modo:

  • Mettendo più cassonetti di raccolta differenziata in più punti.
  • Svuotandoli con la giusta regolarità.
  • Insegnare ai cittadini (con corsi, opuscoli, siti internet e tutto ciò che serve) su quale rifiuto vada in quale contenitore (per alcuni oggetti è facile, ho una bottiglia e la butto nel vetro, ma il tappo? il cartone del latte? la confezione delle merendine? il giocattolo rotto?, ecc.)

Poi ci vorrebbe anche un intervento del legislatore che obblighi un po’ le ditte produttrici ad usare meno imballaggi. Non so se ci fate caso, ma ogni volta che fate la spesa avete portato a casa una quantità di imballaggi quasi pari ai prodotti acquistati. Tutto provocato anche dalla mania iper-igienista che fa confezionare i prodotti alimentari quasi ad uno ad uno e dalle politiche di marketing che cercano la soluzione più accattivante.

E fino qui tutto bene. Poi è arrivato qualche genio (del male) che ha inventato la soluzione della raccolta differenziata porta-a-porta. Perchè non mi piace? Ecco i motivi:

  • Non è più comodo che quando ho la mia bella rumenta differenziata io esca e vada a buttarla nel cassonetto differenziato invece che tenermela in casa?
  • Non ricordo mai i giorni in cui devo mettere fuori il tal pattume o il tal altro.
  • A volte non sono a casa. Per esempio: spesso la domenica sera mi fermo a Brallo e quindi il lunedì mattina non posso mettere fuori casa la carta. E così me la devo tenere in casa un’altra settimana. Scomodissimo.
  • Costa meno svuotare un cassonetto, posizionato in un posto fisso, che serve 100 famiglie o 100 bidoni posti davanti a 100 case?
  • E’ bello girare per la città e vedere sempre un bidone di spazzatura davanti a casa?

Quindi non dite: adesso ci sarà la differenziata, perché la differenziata C’E’ GIA’ !
E’ la differenziata porta-a-porta che è una cagata pazzesca.

Brexit e chiamata alle urne

3 mie personalissime considerazioni sulla chiamata alle urne:

1) Lo strumento referendario è sancito dalla costituzione, è una forma di democrazia diretta fantastica, ma non bisognerebbe abusarne. Mi spiego: noi eleggiamo dei rappresentanti affinché discutano, scrivano e approvino delle leggi. Li paghiamo apposta, dovrebbero fare quello al posto nostro, che magari non ne abbiamo il tempo, la voglia, la capacità. Quindi le leggi dovrebbero farle loro, sono i nostri rappresentanti. Poi succede che magari questi pochi (pochi rispetto agli italiani, in realtà sono tanti) uomini e donne non ci arrivino a risolvere una situazione molto sentita dall’opinione pubblica e allora si utilizza lo strumento del referendum. Ma se mi fai un referendum sulla concessione delle trivellazioni… poi non lamentarti che la gente se ne sbatte le palle di andare a votare. Dai!

2) Parlando di Brexit: ma quelli che si riempiono la bocca di democrazia, di primarie, di trasparenza, di potere al popolo, perchè adesso si lamentano? Il Regno Unito ha chiamato i proprio elettori alle urne chiedendogli una cosa. Questi cittadini sono andati in massa a votare… e ha vinto l’uscita dalla UE. Fine. Non c’è niente da aggiungere. La democrazia va bene solo quando vince chi volete voi? Io personalmente non "credo" al progetto di uscita dall’Unione Europa, cioè non è che mi entusiasmi questa Europa, ma ritengo che uscire sarebbe peggio, e quindi reputo che sarebbe più interessante cercare di migliorarla, che uscire. Soprattutto per uno stato come l’Italia che sta perdendo punti su tanti aspetti, credo che se rimanesse "da solo" subirebbe un crollo. Ma la mia è ovviamente un’opinione. La MAGGIORANZA di chi ha votato in UK ha deciso il contrario e chi sono io per giudicare il legittimo voto di un popolo? Se uno non ci vuol stare, che vada. Autoderminazione dei popoli, mi sembra un punto base base base della democrazia.

3) Avete visto come fanno nei paesi più avanti? Si vota nei giorni feriali, altro che la domenica. E altro che anche il lunedì come voleva reintrodurre Alfano. E’ morto qualcuno? Non mi pare. C’è stata un’affluenza bassa? Non mi pare. Mi sembra solo una grande lezione di civiltà che ci è stata data. Se la chiamata alle urne è interessante, uno il tempo lo trova. E’ come per un amico, per una morosa, per un lavoro che devi fare: SE CI TIENI IL TEMPO LO TROVI. Tutto il resto sono solo chiacchiere. Punto.

 

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