fabiotordi

(raccolta molto sparsa di pensieri)

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Format distributivi…

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Prima puntata

Negli ultimi anni, si è assistito nel Nostro Paese a forti cambiamenti dell’apparato distributivo, che si concretizzano in una rapida crescita della Grande Distribuzione a scapito dei piccoli negozi al dettaglio. Se, da un lato, questa situazione permette di razionalizzare la distribuzione consentendo ai consumatori di concentrare i propri acquisti in un’unica soluzione, dall’altro preannuncia la crisi del commercio tradizionale in quasi tutti i settori merceologici. Questo è particolarmente vero nel settore abbigliamento-moda, nel quale si stanno verificando parecchi mutamenti. In questo contesto, si è assistito ad una trasformazione delle formule distributive classiche in formule diverse come il franchising, gli outlet, le stock house.

Nel nuovo contesto di mercato, dinamico e globale, molti dei principi del marketing classico risultano obsoleti e, comunque, inadeguati per garantire rendimenti crescenti nel lungo periodo come in passato. Da un mercato orientato al prodotto dominato da produttori e distributori siamo passati ad una logica fortemente orientata al cliente in cui il consumatore finale ha assunto un ruolo sempre più rilevante. La diffusione di Internet su larga scala ha reso disponibili una serie di informazioni precedentemente inaccessibili, ridefinendo i rapporti di forza tra gli attori economici. Il nuovo consumatore è molto più informato, attento ed esigente che in passato, obbligando le imprese a progettare strutture sempre più flessibili e innovative.

Vorrei parlarvi della distribuzione del prodotto moda-abbigliamento e approfondire un caso particolare. È un argomento trattato in cinque parti. Nella prima parte è presentato il prodotto moda e i diversi settori dell’offerta, esplicitando il grande valore assunto della marca, specialmente in questo campo. Nella seconda parte si introduce l’argomento della distribuzione, definendo il concetto e valutando le nuove tendenze. Vengono esaminati i nuovi trend dei canali distributivi, sia del settore abbigliamento sia del mercato distributivo generale. Infine vengono presentate le particolarità della distribuzione in Italia. Nella parte successiva, la terza, vengono analizzati uno per uno, più nel dettaglio, i principali canali distributivi e per ciascuno sono mostrate le forze e le debolezze, le opportunità e le minacce. Questa analisi non vuole ritenersi esaustiva, ma il limite dell’approfondimento è composto dal fatto che molte di queste formule distributive si sommano e si confondono l’un l’altra. Al giorno d’oggi è difficile schematizzare un mondo così movimentato come quello del commercio per individuare modelli unici: ogni punto vendita può avere caratteristiche differenti da qualsiasi altro. Mi soffermerò quindi sui modelli principali. Presenterò anche lo studio di un caso di successo di vendita on line.
La quarta parte si focalizza su un particolare canale distributivo: il piccolo negozio, che ha sempre caratterizzato la vendita al dettaglio in Italia. Il marketing del negozio presenta ovviamente aspetti diversi da quello di altri canali di vendita, sia per quanto riguarda il rapporto con il cliente che per la comunicazione. Si valuterà l’aspetto relazionale ed esperienziale dello shopping, attraverso i metodi per trasformare il puro atto di acquisto in “esperienza di consumo”. Questi ed altri elementi vengono esaminati più in particolare.
Infine, nella quinta parte, viene introdotto e presentato un caso particolare: quello del negozio “Piazza Affari” di Voghera PV, che ha adottato il modello di vendita della “Stock House”, forgiandolo e adattandolo per la sua specificità.

A lunedì prossimo.

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Skimagic al Prowinter

Ieri sono stao al Prowinter, "Fiera Internazionale del Noleggio e dei Servizi per gli Sport Invernali". In pratica è una fiera, per addetti al settore, dedicata allo sci e allo snowboard. C’era un po’ di tutto tra gli espositori: macchine per la sciolinatura, abbigliamento, caschi e protezioni, attrezzi (sci, scarponi, tavole, ecc.), accessori (borse, legasci, ecc), guanti, bastoni, racchette da neve, bob, giornali del settore, e mille altre cose.

Tra le varie c’era una curiosa attrezzatura, lo Skimagic,  che permetteva di "sciare" anche in assenza di neve. E’ un enorme tapis roulant in pendenza. Tu scii, la forza di gravità ti attira verso il basso e il tappeto ti spinge verso l’alto, quindi… rimani fermo. Non avete capito nulla? Forse è meglio guardare il piccolo filmato che ho realizzato:

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Impossibile is nothing

Per me il giro del mondo in barca a vela, e la vela in generale, si differenzia dagli altri sport perché non ti da né soldi, né successo, né gloria, però ti da estetica e poesia. Ecco per me queste cose non sono comprabili.Io penso che qualsiasi persona se dentro di sé ricorda quando aveva diciotto o vent’anni… forse non tutti pensavano di fare il giro del mondo in barca a vela ma qualcosa di simile, qualcosa di grandioso e senza prezzo… ecco io in questo senso sono infantile, ma sono contento di esserlo stato.

Ambrogio Fogar

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Porno

Dopo Ecstasy, Trainspotting, Il Lercio e Tolleranza Zero ho letto anche questo libro di Irvine Welsh, “Porno”. E’ il seguito di Trainspotting, che terminava con Renton che fregava i suoi amici e scappava col malloppo. Ora Renton vive ad Amsterdam, dove ha aperto un club, Sick Boy aka Simon David Williamson apre un pub a Edimburgo, Spud è il solito strafatto e Begbie è addirittura peggiorato, diventando sempre più un delinquente. La storia è una delle solite di Welsh, che parla di degrado, di malaffare, di gente guasta che vive senza pensare al domani, personaggi cinici e bastardi che pensano solo a sé stessi e all’oggi. L’unico che un po’ si salva è sempre Renton, che infatti si mette (quasi) sulla buona strada con la sua fiamma di una volta, Dianne.
Quello che rende sempre grandi i libri di Welsh è il suo stile: crudo e schietto, come fossero i suoi personaggi stessi a parlare. E siccome è tutta gente dei bassifondi non parlano certo forbiti come ad Oxford. Stavolta una novità: ogni capitoletto è proprio narrato da un personaggio ogni volta diverso, e quindi ha uno stile diverso. Quando racconta Spud è tutto appiccicoso e impastato. Quando parla Begbie è incazzoso e prepotente, ecc. Grandioso. Se vi piace il genere (non credo, è roba x pochi) leggetelo!

 

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Pasqua 2009

 

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Lo stemma di Voghera

Tratto da "Voghera nel Cuore", a cura del Comune di Voghera, Assessorato al Turismo, 2004


II Comune di Voghera, secondo la ricostruzione del conte Antonio Cavagna Sangiuliani posteriore al 1871, al tempo della Dieta di Roncaglia (15.12.1154), mostrando fedeltà all’imperatore Federico Barbarossa, assunse a proprio stemma l’aquila imperiale in campo dorato con sbarre bianche e nere e, secondo altre fonti, anche rosse, con l’iscrizione che termina con le parole Signo Sacrati Imperii Durabit Viqueria tempore longo si sciet vivere cauta.
Lo stemma, a forma di scudo, recava nella parte superiore, in campo oro, un’aquila imperiale unicipite poggiante su un attraversamento fasciale costituito da tre bande nere e tre bianche fra loro alternate, occupante la parte centrale, mentre la parte inferiore è costituita da campo rosso.
Al di sopra dello stemma campeggiava una corona turrita a cinque torri uguali, significante la presenza di fortificazioni. Nel linguaggio araldico le bande nere rappresentano la fazione ghibellina, quelle bianche, la fazione guelfa; l’aquila imperiale poggia sulla pace delle fazioni della comunità (il campo rosso).
Con decreto dato in Milano il 19 gennaio 1608 da Filippo III di Spagna, la Contea di Voghera venne elevata a Marchesato e infeudata a Don Petrus Enriquez Azevedo, conte di Fuentes, come risulta dal diploma originale conservato nell’archivio di Stato di Milano.
Il marchese di Fuentes aggiornò lo stemma di Voghera dandogli forma ovale, inquadrandolo in una cornice barocca, sormontata da una corona marchionale a tre gigli intercalati da due punte argentate, mentre nei due fori inferiori erano incastonati alternativamente rubini, perle e smeraldi.
Negli anni ’30 del XX secolo lo stemma fu riconosciuto dalla Consulta araldica in forma di scudo, mantenendo l’aquila imperiale in capo oro, sormontata dal fascio littorio poggiante su fasce convesse alternate nere ed argentee con sottostante campo inferiore rosso e la corona marchionale, sovrastante. Sotto lo scudo figurava un nastro azzurro con l’iscrizione Signo Sacrati Imperii durabit Viqueria e un ramo di alloro intrecciato con uno di quercia, legati, al centro, con nastro rosso.
Con l’avvento della Repubblica Italiana, viene tolto il fascio littorio.

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Una fotografia

"Una fotografia per portarti via con me.Un ingenua illusione,di poter catturare un momento che duri in eterno…"

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Migliorarsi la vita

Moooolti anni fa ero abbonato alla rivista Millionaire, diretta dal funambolico ed elettrizzante Virgilio Degiovanni.
Il mese scorso ho preso il nuovo numero e ho trovato un suo editoriale molto interessente, in risposta ad un lettore che lo accusava di essere un "venditore di illusioni".  Eccone alcuni punti:

[…] la vita non è un sogno né i sogni aiutano a vivere meglio. Ma trasformare la vita in un sogno è possibile. Ci sono persone che pensano che tutto sia deciso e altre che provano a cambiare il loro destino. Noi amiamo quest’ultimo tipo di persone. Che siano imprenditori o navigatori, poeti o meccanici. Il successo che ci piace non è la ricchezza finanziaria fine a se stessa, ma fare della propria vita ciò che si desidera. È possibile? Si. […]
[Ognuno può decidere] se gli basta l’indispensabile per godersi paesaggi mozzafiato o preferisce diventare il più ricco del cimitero.
Avere successo mettendosi in proprio non è facile e nulla è scontato. E pochi ci riescono perché, come nel Monopoli, sono ugualmente importanti le carte degli “imprevisti” e delle “probabilità”. Ma se si è preparati e si conoscono le regole principali, nulla è impossibile. L’Italia non è il Paese più facile del mondo dove fare impresa, lo dicono anche le statistiche internazionali. In ogni caso intraprendere e mettersi in proprio non è obbligatorio. Si può accarezzare l’idea tutta la vita e vivere felici lo stesso senza farlo. Si può farlo e miseramente fallire. Ma magari riuscire in altri tentativi. Prima di pensare a fatturare “milioni su milioni”, se vuole un consiglio, focalizzi un suo talento particolare. E lavori su quello senza risparmiarsi. Il resto verrà da solo. Ho iniziato a intraprendere alla fine del 1987. Capitale da me personalmente impiegato: 7 milioni di lire, 3500 euro di oggi. Non ho mai ricevuto un vero e proprio finanziamento bancario in vita mia. E non mi sono mai ritenuto un eroe.
 

 

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Cartelli postali

Giorni fa ho visto questo cartello su una cassetta delle lettere. Mi ricordava molto quello che avevo messo io fuori da mio negozio.

 

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Rivoluzione


Giacomo Balla 1912
Dinamismo di una cane al guinzaglio

Tempo fa chiacchieravo con Franco e parlavamo del fatto che ci sono un sacco di lavori che si stanno perdendo. Ma non stavamo parlando della congiuntura sfavorevole che, in questo periodo, mette a repentaglio (o addirittura elimina) parecchi posti di lavoro. Il nostro era un discorso più ampio. Lui sostiene che le nuove tecnologie rubano lavoro ai lavoratori in quanto, per fare un lavoro che prima richiedeva molti addetti ,oggigiorno, sempre più, ne bastano molti meno. In gergo si dice che la tecnologia aumenta la produttività. Vuol dire che a parità di dipendenti si rende di più, e quindi, per mantenere la stessa produzione, occorrono meno dipendenti. E quindi, secondo il mio interlocutore, si perdono posti di lavoro (e fin qui gli do ragione, è oggettivamente vero) che non vengono in nessun modo rimpiazzati. E su questo non sono per niente d’accordo. A parer mio il suo è un discorso sicuramente sorpassato.
La storia insegna: ai tempi della rivoluzione industriale gli operai licenziati si rivoltavano contro i loro ex datori di lavoro bruciando le fabbriche e distruggendo le macchine. Ma questo è servito a fermare il progresso? No, anzi alla fine è stato il progresso che, bonariamente, ha migliorato la vita delle persone. E la gente che lavori fa? Altri. Portando il discorso ai giorni nostri, io credo ad esempio che la produzione, in Italia, abbia vita breve. Le grandi attività produttive sono destinate, chi prima ci dopo, a terminare. Rimarranno piccole produzioni di qualità e di nicchia. Su questo siamo molto forti. Ma sulle grandi produzioni di massa non possiamo più competere. E quindi? Gli operai che faranno? Faranno altro. Così come ogni giorno muoiono tanti lavori, ne nascono tanti altri. L’uomo moderno ha delle esigenze che solo 50 anni fa era impensabile avere, sia perché non esistevano, sia perché non si avevano le possibilità. Ora può permettersele grazie al tenore di vita attuale. E quindi ci sarà gente che gliele fornisce. Ogni minuto nascono lavori che prima non esistevano, in qualunque settore: nei media, nell’informatica, nella comunicazione, nei servizi economico-finanziari. Ma anche nell’agricoltura, nell’artigianato, nell’edilizia, e in mille altri settori.

Certo, il mio è un discorso accademico, come quelli che fanno i grandi professoroni che parlano per massimi sistemi e non escono mai dal proprio studio ovattato. Io mi rendo perfettamente conto che se andiamo nello specifico, se analizziamo ogni situazione, le cose sono molto più difficili. Se sei un operaio di 50 anni e ti lasciano a casa, è difficile che ti reinventi come esperto del factoring o decidi di aprire un asilo-nido o cose simili. Magari hai anche dei figli in età “di spese” (cioè… sempre !!!). E li son dolori.
Il mio era solo un discorso generale, per dire che il mondo del lavoro non è destinato a scomparire per colpa delle nuove tecnologienulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma
 

 

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nessuno è qui (1992)

Io non sono nessuno
e sono contento
perché so di poter essere
migliore di molti
che sono qualcuno
perché so di essere
migliore di molti
che si credono qualcuno
perché so di esistere
al contrario di qualcuno
 

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Google Thrush

E’ stato annunciato da poco un nuovo rivoluzionario servizio di Google, il famosissimo motore di ricerca che da anni ci delizia con nuovi e utili (non sempre) tools. Questa volta vuole stupirci con il servizio Google Thrush, che funzionerà così:

Avete presente che in quasi tutti programmi per navigare, sia Internet Explorer, che Firefox, Opera, e lo stesso programma di Google, Chrome, è presente una barra di ricerca dove, inserendo il testo da cercare, si viene indirizzati sulla pagina di ricerca di Google? Ebbene, utilizzando quella barra si accettano formalmente tutte le regole imposte dalla Grande G, tra cui l’utilizzo di tale strumento, da parte loro, per le più svariate finalità. Ebbene, e qui sta la notizia: utilizzando tale barra, si attiva un controllo Active X (per il browser Microsoft) o AJAX (per tutti gli altri) che in pratica indicizza tutti i file all’interno del vostro computer.

Quindi in futuro, se Google proseguirà con questo che finora è solo un esperimento, si potrà cercare un file, una foto, una canzone, un documento, all’interno di milioni di computer collegati in rete. Certo, questo è molto entusiasmante, ma pone un grossissimo problema di privacy. Non tutti potrebbero essere contenti che le proprie foto personali vengano viste da chicchessia…

Da quando ho letto la notizia su un blog  ho notato che il link relativo a questo servizio:

http://labs.google.com/thrush

è stato sospeso, forse sommerso da ondate di sdegnati utenti.

Voi che ne pensate?

Fabio il giorno 2 aprile 2009 ha aggiunto:

Lo so, non sono stato molto originale, ma ora posso ammetterlo che si trattava di un pesciolone di aprile…

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Facebook è per le persone anziane

In questo articolo apparso sul Time viene proposta una tesi per cui FB sarebbe adatto alle persone di una certa età. Non ci credete? Ecco le motivazioni per te che non sei più giovane:

  1. FB serve per trovare persone di cui hai perso traccia. I non-giovani hanno molta più gente di cui si sono perse le tracce di un giovane, che è ancora in contatto coi suoi amici, compagni di scuola, ecc.
  2. Stai ancora aspettando che qualcuno ti telefoni, ma quelli che prima ti chiamavano adesso chiedono la tua amicizia su FB
  3. Non hai foto in cui sei ubriaco ad una festa mentre tieni bottiglie di birra in posizioni suggestive…
  4. FB non è solo un social network, è una rete aziendale.
  5. Sei pigro. Lavori, hai famiglia e figli e il tempo per cercare notizie da altri è poco.
  6. Sei abbastanza vecchio per fare in modo che le foto della scuola o della colonia estiva non ti rappresentano, per riconoscerti dovresti essere taggato.
  7. Hai dei figli. ogni genitore vuol mostrare le foto dei propri figli. FB è il modo milgiore per farlo.
  8. Sei troppo vecchio per ricordarti indirizzi email
  9. Non capisci come si usa twitter. Non lo conscepisci. FB è molto più semplice.
  10. Non sei cool, ma non ti importa. C’è stato un momento in cui non era bello esserre su FB, ma quel tempo è lontano

 

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PV News

Ragazzi è on line la mia nuova creazione: PV News, una aggregatore di notizie della provincia di Pavia.

In pratica è un sito che raccoglie le notizie dei siti di news della provincia di Pavia. Cliccando sulla preview si apre la pagina del sito da cui proviene la notizia. E’ un po’ come leggere tanti giornali insieme, una specie di rassegna stampa (tenicamente si tratta di un "aggregatore")

E’ un sito amatoriale e quindi un esercizio di tecnica, però finora il suo lavoro lo svolge bene. Le fonti non sono tantissime e la grafica è quella che è, ma il tocco artistico è un dono che certo non ho. Ovviamente consigli e critiche sono benvenuti. Fatemi sapere.

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Tristezza

Interrogo la tristezza e scopro
che non ha il dono della parola;
eppure, se potesse,
sono convinto che pronuncerebbe
una parola più dolce della gioia.

Kahlil Gibran

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