fabiotordi

(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Reati annunciati

L’altro giorno riflettevo su questo fatto: ero in treno e la voce registrata annunciava di non pensarci neanche a mettere le mani addosso al bigliettaio, in quanto pubblico ufficiale, altrimenti sarebbe stata un’azione passibile di denuncia in quanto reato. Tempo dopo vedevo un cartello su un bus che spiegava che andare in giro senza biglietto non era cosa buona e giusta. Altri cartelli ongi tanto spuntano e qua e là, indicando al passante di non compiere atti spregiudicati. Mi fanno venire in mente l’avviso, un po’ ironico e un po’ sarcastico, che avevo apposto anni fa vicino agli occhiali da sole che vendo e che erano (e forse sono) uno degli oggetti più taccheggiati nel mio negozio,  che recitava più o meno così: "Si prega di non rubare gli occhiali".

Ora, dico io, ma è mai possibile che sentiamo il bisogno di dire esplicitamente che fare resistenza ad un pubblico ufficiale è un reato? Cioè, dai! E’ un po’ come il mio "non rubate gli occhiali" ! E’ ovvio che non si dovrebbe fare. O meglio, dovrebbe essere ovvio. Evidentemente non è così. Segno dei tempi. A quando i cartelli "vietato stuprare", "vietato rapinare", "vietato fracassare le teste con le mazze da baseball"?

Piccola conclusione (già mi sento i commenti: "fascista"). Ma invece di dire l’ovvietà che picchiare il capotreno è un reato, e poi permettere che lo si faccia impunemente, non si potrebbe non dirlo, ma prendere a randellate sui denti chi lo fa, chi viaggia tranquillo e impunito senza biglietto, chi sporca, infastidisce, ruba, e fa i cazzi suoi sui treni, perchè tanto sa benissimo che il povero dipendente Trenitalia non si prende (giustamente) la briga di dirgli alcunchè, per evitare di prendersi una manica di botte? Invece di suggerire a questi signori di comportarsi bene e basta, non sarebbe meglio, nel caso trasgredissero, usare la loro stessa moneta? Ah no scusate, poverini, hanno già i loro problemi (sono apolidi –leggasi zingari– oppure clandestini, oppure delinquenti abituali, oppure matti, oppure sanguinari omicidi, vittime di soprusi, vicini di Erba, tossici, semplici cialtroni, insomma tutti motivi che per il sistema legislativo/giudiziario italiano ne fanno dei martiri, delle vittime e una categoria da proteggere) e quindi è giusto, o perlomeno comprensibile, il loro comportamento. A me sembra una forma molto antipatica di razzismo nei MIEI confronti che devo rigare dritto mentre questi fanno quel cazzo che vogliono.

 

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Gli sbattimenti della vita (6)

  1.  L’etichetta dei vestiti che punge
  2. I sacchetti della spesa che si tagliano
  3. Le persone che stanno bene, qualsiasi cosa indossino
  4. Una mosca in auto, o peggio una zanzara
  5. Non ricordarsi le parole di una canzone
  6. Quelli che ti chiedono le cose, ma poi fanno come vogliono loro
  7. Le risatine delle ragazzine ochette
  8. Ammalarsi in vacanza
  9. Quelli che non ringraziano quando gli tiene la porta aperta
  10. Scattarsi col coperchio della pentola
  11. Dimenticarsi il PIN del bancomat
  12. La torcia che quando serve ha le pile scariche
  13. Quelli di SKY, Fastweb, Wind, Enel, ecc.
  14. I panini al salame con dentro poche fette
  15. I bagni degli autogrill
  16. Hai trentasette penne e nessuna scrive
  17. Dimenticarsi di non puntare la sveglia quando invece puoi dormire
  18. Quando ti dicono che hai un capello bianco
  19. Il distributore automatico che ti mangia i soldi
  20. I volantini sotto ai tergi
  21. La birra analcolica
  22. I dossi rallentatraffico
  23. Saltare il casello di uscita in autostrada
  24. Gli adesivi "Bebè a bordo"
  25. Quelli che non abbassano gli abbaglianti
  26. Il cellulare che non prende
  27. Quelli che ti dicono "stai tranquillo, non arrabbiarti" quando sei arrabbiato
  28. La rucola che ti si incastra tra i denti
  29. Non trovare la chiave giusta in un mazzo di ventisette chiavi
  30. Dover cambiare l’ora all’orologio quando c’è l’ora legale
  31. Il conto del supermercato è €10,01 e tu hai 10 euro oppure cento !
  32. Tagliarsi con la carta
  33. Perdere il segno del libro che stai leggendo
  34. Dimenticarsi di comprare proprio quella cosa per cui eri andato al supermercato
  35. Parcheggiare talmente vicino al muro che devi uscire dall’altra portiera
  36. Le email di SPAM
  37. I peli del gatto sul maglione blu appena messo
  38. La gente che tira i bidoni
  39. Non sapere che ore sono
  40. Dimenticarsi il foglietto con segnate le cose da ricordare
  41. Scrivere i post del blog quando non sai cosa scrivere
  42. Quelli che insistono
  43. Gli amici di convenienza
  44. Le foto che ti fanno gli altri che non vengono bene
  45. Il cell scarico quando ti serve
  46. Quando manca un centesimo per pagare il conto e allora devi cambiare 100 euro
  47. Andare a dormire presto e svegliarsi stanchissimi
  48. Farsi la barba
  49. Perdere il segno nel libro che stai leggendo
  50. Le scarpe che fanno bagnare i piedi

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Inferno di Dan Brown

Altro libro di Dan Brown. Devo dire che i suoi libri li leggo velocemente, per la mia media. Di solito leggo libri, fumetti, libri, giornali, tutto contemporaneamente. In questo modo inizio tutto e non finisco niente. Quando leggo i libri di Brown lascio invece indietro il resto e li finisco quasi subito. E’ successo anche con "Inferno". Solito stile di Brown: capitoli corti, avvincenti, e ogni volta un piccolo o grande colpo di scena che ti fa venir voglia di leggere il successivo. La storia vede il ritorno del professor Langdon e anche stavolta è ambientata in parte in Italia. Certo che è curioso vedere uno scrittore di Best Seller ambientare i suoi libri in Italia, ovviamente perché considera il Belpaese culla di storia, tesori e quant’altro, e vedere molti italiani (tra cui i nostri politici) fregarsene bellamente, pensando di essere uno dei popoli migliori del mondo. Solo per il fatto che gli italiani sono stati un grande popolo non è che ce lo ritroviamo come diritto acquisito, dovremmo dimostrarlo tutti i giorni. Perlomeno conservando e valorizzando ciò che è già stato fatto. Va beh…

Detto questo: adesso il libro è in edizione economica a 5 euro, quindi direi che non potete non comprarlo.


Sanro Botticelli – La mappa dell’Inferno – 1480/1490

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Le 10 canzoni più ascoltate

Ecco la classifica delle canzoni da me più ascoltare da un anno a questa parte:

Al decimo posto troviamo Gue Pequeno (con Marracash) in un brano del settembre 2013 da solista: "Brivido".
Appena sopra, nono posto, Adele con "Skyfall". La canzone non è attuale (2012), ma il fatto che dica che ti cade il cielo addosso me l’ha fatta ascoltare parecchio.
Salendo all’ottavo piano un’altra canzone del 2012, ma stavolta il motivo è l’opposto: mi da molta carica. E’ una produzione di David Guetta cantata da Sia: "She Wolf".
Al settimo posto la canzone dell’estate. Anche questa è vecchia (Grammy per il Best Remix nel 2007), ma la "pompavo" nello stereo della 500 ad agosto. "Bring the noise", il remix di Benny Benassi del vecchio pezzo dei Public Enemy. Molto molto "power" !
Sesto posto una canzone recente, dei Club Dogo con Arisa: "Fragili". Molto bella. Certo che i Dogo ultimamente spaccano.
Quinto posto per un intramontabile Vasco Rossi (attendendo di prendere il nuovo disco) con "Dannate Nuvole".
Quarto posto per Nerone, rapper milanese, con Nitro. Per chi non lo conoscesse ancora consiglio di vedere (o rivedere) MTV SPIT (campione 2014). Il brano è "Lasciami solo".
Finora avrete notato tanti pezzi rap, chissà il podio. Invece no, i primi tre posti sono occupati da pezzi di musica più o meno elettronica.
Dico più o meno perchè al terzo posto dei più ascoltati ci sono i Daft Punk, paladini e campioni europei dell’elettronica, che però in questo ultimo album hanno inserito sonorità molto pop. Il pezzo è ovviamente "Get Lucky"
E al secondo posto? Un amico del Daft Punk che per nientepopodimeno che Google ha crato questo pezzo: "Racer" (che è anche la mia suoneria del cell) di Giorgio Moroder.

E al primo posto? Qual è la canzone che ho ascoltato di più da un anno a questa parte? I terzi e i il secondo, cioè Daft Punk con "Giorgio by Moroder"

Non è necessariamente la classifica delle canzoni che mi piacciono di più, solo e semplicemtne quelle che più ho ascoltato, quindi che probabilmente rispecchiavano il mio stato d’animo in quei momenti.
 

In questo momento quali sono le più ascoltate? Beh, Fedez (e Francesca Michielin) con "Magnifico", Lucio Dalla (tutti i suoi grandi successi, tipo "Tu non mi basti mai", e poi volo nella notte di Ibiza con Watermät e la sua "Bullit"

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Vantaggi e svantaggi

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quarantaseiesima puntata (le altre le trovate guardando qui)

La formula di vendita di Piazza Affari porta il negozio ad avere dei punti di vantaggio rispetto ad altre attività commerciali.

Rispetto ai negozi tradizionali i punti in favore di Piazza Affari sono:

  • I prezzi più competitivi.
  • Possibilità di attuare sconti per acquisti di grandi quantità.

I vantaggi rispetto agli outlet, che rappresentano il modello di riferimento per chi è in cerca di articoli di qualità a prezzi ridotti:

  • Esiste ancora un certo legame fiduciario con il distributore tradizionale per ragioni sociali ed umane.
  • Il coefficiente di servizio prestato: prossimità (vicinanza del punto vendita ai centri cittadini), il credito al consumo, la consegna a domicilio, la personalizzazione del rapporto col cliente.

Esistono altresì dei punti che pongono in svantaggio Piazza Affari nei confronti di questi concorrenti. 

I punti in cui i negozi tradizionali sono avvantaggiati sono:

  • Assortimento orizzontale di taglie, colori, modelli a cui si aggiunge la possibilità di ordinare in tempi brevi i prodotti eventualmente mancanti.
  • Prodotti della collezione in corso e non delle stagioni precedenti.
  • Rapporto diretto con le ditte produttrici e status di “rivenditore ufficiale”.

Gli outlet center sono in vantaggio per quanto riguarda:

  • Assortimento verticale. Per ogni marca è presente un’abbondante tipologia di prodotti.
  • Rapporto con i fabbricanti. Sono solitamente emanazione diretta dei produttori e pertanto hanno canali privilegiati nel rifornimento e hanno lo status di “rivenditori ufficiali” delle rimanenze.

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Aneddoti 23

IN QUESTO MONDO DI LADRI
Entra una signora, fa un giro e sta per uscire dicendo:
"Ripasso quando ho più tempo"
"Va bene signora, ha visto quante belle cose?"
"Si, si sono già venuta quest’estate a fare un po’ di refurtiva".
Spero intendesse "rifornimento" o_O !

MA CHE TE LO DICO A FARE?
Una signora vuole una tuta sportiva per il marito.
"La volevo di questo modello, ma ha solo questa grigia chiara"
"No signora, ne ho altre, che taglia ha bisogno?"
"La volevo di questo modello, ma lei ha solo questa chiara, la volevo scura"
"No signora, di quel modello ho altri colori. Che taglia le serve?"
"Si, ma io la volevo di questo modello, ma lei non ce l’ha"
"Siiiiii che ce l’ho signoraaaaaaa!!! Se mi dice che taglia ha bisogno le faccio vedere gli altri coloriiiiiiiii"
"XXL"
"Eccole, c’è nero, blu e grigio scuro"
"Va bene, prendo quella grigia chiara" (come volevasi dimostrare)
"D’accordo, poi se per caso non dovesse andare bene può cambiarla"
"Va bene, ma le posso chiedere una cosa? Se non dovesse andare bene posso cambiarla?"
"Si signora, certo" (ma che te lo dico a fare?)

AZZURRO
Entrano marito e moglie. La moglie mi dice:
"Mio marito vuole questo maglione azzurro, ma di un altro colore".
(ma perchè il marito non ce l’ha una voce?)
"Guardi signora, qui ci sono tutti i colori, quale le piace?"
"Azzurro"
"Ma è quello che lei ha in mano"
"No, ma io volevo un azzurro più chiaro, e poi questo è una XL, non vede che mio marito è magro?"
(Signora, non si arrabbi, io non le ho detto niente, ha fatto tutto lei)

TUTA
Poi ci sono quelli, e sono tanti, che chiedono:
"Vorrei una tuta, insomma un completo felpa e pantalone, li avete?"
"Certo, venga, eccoli"
"No, ma io volevo solo il pantalone" (oppure "solo la felpa")
(ma allora perchè mi hai chiesto una tuta?)

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La grande rapina al treno

E’ un fatto realmente accaduto: nel 1855 sul treno che da Londra andava a Parigi c’è stata una rapina che aveva dell’incredibile. Casseforti pesantissime, resistentissime, sorvegliatissime, con le chiavi in mano a pochissime persone, eppure qualcuno rubò  l’oro che contenevano è stato rubato. Dopo qualche mese si sono scoperti i colpevoli e si è svolto il processo. In questo libro Michael Crichton racconta quella storia, ovviamente romanzandola. Credo che si sia letto gli atti del processo e da li abbia tratto spunto per la narrazione, che più o meno dovrebbe essere andata così. Leggendola scoprirete una Londra (e un mondo) d’altri tempi, molto diverrsa da come la conosciamo oggi. Tempi in cui era la capitale del mondo e nello stesso tempo una città piena di pericoli (era la Londra di Jack The Ripper). Il libro è avvincente, ancor più pensando che le vicende si sono svolte realmente.

 

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Mi sono sbagliato

Mi sono sbagliato a pensare che solo la Nokia avrebbe fatto telefoni belli, mi sono sbagliato a pensare che ad Ingegneria ci fossero tante ragazze (ma neanche "alcune", solo "poche"), mi sono sbagliato a non andare prima a Londra. Mi sono sbagliato quella volta a non passare a salutare. Mi sono sbagliato a prestare dei soldi, mi son sbagliato a dare fiducia, mi son sbagliato a pensare che potessi non sbagliarmi, mi son sbagliato a non provarci fino in fondo ad imparare uno strumento, mi son sbagliato nel lamento. Mi son sbagliato quando ho preso i soldi falsi, mi son sbagliato, ma mai ho avuto dei rimorsi, ma solo dei ricordi, solo dei piccoli morsi, in un discorso tra sordi. Mi son sbagliato a sbagliare, ma tant’è, è naturale, mi son sbagliato e sbagliando s’impara, o perlomeno si spera. Mi son sbagliato a non chiudere a chiave la bici, mi sono sbagliato a giudicare le persone cattive, solo perché sono schive. Mi son sbagliato a studiare poco, mi son sbagliato a dimenticare. Mi sono sbagliato quando mi sono arreso, mi sono sbagliato a farmi visitare da quel dottore quella volta, nella vita mi sono sbagliato più di una volta, si può dire che colpa ne ho molta, o forse nessuna, forse è colpa soltanto della luna. Mi sono sbagliato ad arrabbiarmi e urlare, mi sono sbagliato a perdonare, mi sono sbagliato a non mettere acqua nel radiatore, ma mi è andata bene, in autogrill alle due del mattino. Comunque può anche darsi che io mi sia sbagliato, che abbia fatto degli errori, e chi non ne ha fatti, ma rifarei tutto lo stesso. Gli sbagli danno consapevolezza, li rifarei solo molto più velocemente. E forse farei tutto come prima, solo che lo farei prima. Le poche tante troppe piccole cose che ho fatto, sia belle che brutte, le rifarei tutte. Chi dice che ho sbagliato nella scelta delle scuole, chi dice che ho sbagliato a non andare a lavorare "per quello che hai studiato", chi dice che ho sbagliato quando non ho continuato, quando ho fatto o non ho fatto una certa cosa, quando sono stato oppure non c’ero, quando ho scherzato e quando era tutto vero, chi dice che ho sbagliato a non fermarmi, ho sbagliato a non concentrarmi, ho sbagliato ad innamorarmi, ho sbagliato a svalutarmi, ho sbagliato a non fare il militare, ho sbagliato a non parlare, ho sbagliato anche quando sono andato al mare. Oppure quando non ci sono andato, quel che certo è che ho sbagliato. E a quelli che pensano ch’io abbia sbagliato, dico che non vedo l’ora domattina di sbagliare più di prima.

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Il tordo solitario

D’in su la vetta della torre antica,
Tordo solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de’ provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio, 
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell’aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all’altrui core,
E lor fia vóto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirornmi, e spesso,
Ma sconsolato, vol
gerommi indietro.

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La Torre degli Aquila

Sono stato a cena in questo ristorantino di Pavia. E’ proprio in centro, in Strada Nuova

E’ piccolino, perlomeno se non ha altre stanze oltre a quella dove abbiamo cenato, ma non credo. Sulle pareti ha appeso vecchi attrezzi, mi ha ricordato un po’ l’altro ristorante qui vicino, il Cupolone.

Come antipasti, dalle nostre parti non puoi sbagliarti: salumi su salumi, niente da dire! Sembrava quasi però di stare all’estero, parlavano tutti inglese. Probabilmente c’era in giro un qualche simposio di professoroni. Infatti, nel tavolo a fianco (e il posto è talmente piccolo che TUTTI I TAVOLI sono "a fianco") ho riconosciuto due miei professori ai tempi di Ingegneria. Non mitici, miticissimi. Non dico i nome per la privacy, dico solo che sono marito e moglie e chi c’era a quei tempi capirà.

Come primo (e unico) piatto ho assaporato gli gnocchi di patate e pancetta con ragù di manzo e vitello tagliato al coltello. Very Good. Saltato il secondo, per dolce ho scelto la mousse di castagne con salsa al bracchetto e biscotto canestrello. Più facile a mangiarsi che a scriversi, delicata e deliziosa.

Vino? Sicuramente era un Bonarda fermo dell’Oltrepo. Purtroppo non ricordo la cantina, non vorrei dire una stronzata, ma mi pare Casarini

Il posto è carino, è facilissimamente raggiungibile. Vista la carenza dei posti bisogna prenotare. Uno di quei posti che bisogna almeno provare una volta, visto che ci si passa sempre davanti!

 

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Parapendio

Secondo lancio col parapendio. Un po’ più scarsotto del primo, ma tant’è…

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Prodotti e canali di approvvigionamento

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quarantacinquesima puntata (le altre le trovate guardando qui)

Le tipologie di articoli in vendita da Piazza Affari sono principalmente di due tipi:

  • Articoli di marca. Sono prodotti griffati, di marche conosciute a livello internazionale o nazionale. Sia nel settore sportivo / outdoor come Nike, Adidas, Reebok, New Balance, Puma, Kappa, Lotto, Diadora, Mizuno, Fila, Kronos, Sergio Tacchini, sia nel settore abbigliamento e attrezzatura sci come Colmar, West Scout, Dolomite, Aesse, Nordica, Tecnica, Salomon, Rossignol, Volkl, Atomic, Dubin, Head, Trezeta, Asolo, sia nel settore moda come Baci & Abbracci, Fred Perry, Armani Jeans, Monella Vagabonda, Levi’s, Belfe, Diesel, Henri Lloyd, GianMarco Venturi.
  • Articoli non di marca. Sono prodotti con marche non note al grande pubblico, acquistate sempre privilegiando la qualità.

Canali di approvvigionamento

Per un’attività non convenzionale e così basata sulla differenziazione di prezzo e quindi sulla convenienza, la scelta dei canali di approvvigionamento è una fase critica per il successo o il fallimento dell’attività.

Un motto molto saggio del commercio recita: “Vende bene chi compra bene”.

Le fonti degli acquisti sono diverse a seconda della tipologia del bene acquistato: per i prodotti di marca si utilizzano:

  • Grossisti. Sono intermediari che acquistano in grandi quantità dalle ditte produttrici o da altri grossisti, sia in Italia che all’estero, spuntando prezzi molto favorevoli.
  • Grossisti – dettaglianti. Sono titolari di negozi molto ampi o catene di negozi, che riescono a spuntare prezzi competitivi dalle imprese industriali e quindi fungono anche da grossisti.
  • Altri negozi. Sono negozi tradizionali che si vogliono liberare da eccedenze, rimanenze, fondi di magazzino. Spesso sono punti vendita che hanno un bacino di clientela delimitato e quindi per motivi di immagine non possono mantenere in vendita i prodotti per troppo tempo, per non apparire obsoleti o disassortiti, ma non possono neanche proporli a prezzi troppo scontati (sempre per motivi di immagine e per rispetto verso i propri clienti che li hanno acquistati a prezzo pieno). Per questi motivi, a cui si aggiunge il problema dei costi di immagazzinamento e talvolta quello della rapida svalutazione dei prezzi (soprattutto nel settore dell’attrezzo sportivo, dove i clienti sono più esigenti ed attenti ai nuovi modelli proposti dalle ditte produttrici), tali negozi sono propensi ad accettare perdite, pur di liberarsi di quei prodotti che hanno terminato il loro ciclo di vendita in quell’esercizio.
  • Chiusure, fallimenti. Sono negozi o grossisti che chiudono per cessata attività, trasferimento, fallimento e hanno quindi l’esigenza di liquidare la merce in magazzino.
  • Campionari. I rappresentanti delle imprese industriali sono forniti molto spesso di una collezione di campioni da mostrare ai propri clienti. Da parecchi anni si è consolidata una tradizione, da parte delle ditte produttrici, di scaricare completamente il costo di questi campionari vendendoli all’agente stesso il quale, una volta terminata la stagione delle ordinazioni, cerca di piazzarli a prezzi ovviamente molto bassi rispetto al listino ufficiale.

Per i prodotti non di marca i canali utilizzati sono:

  • Grossisti. Sono intermediari che rivendono solo articoli non griffati, oppure un mix tra prodotti di marca e non marcati.
  • Altri negozi. Sono negozi che intendono cedere, spesso a prezzi di realizzo o addirittura in perdita, prodotti non di marca per esigenze di liquidità, mancanza di spazio, fine assortimento, inizio dell’obsolescenza dell’articolo.
  • Ditte produttrici. Sono le imprese che producono direttamente, o tramite terzisti, articoli con marchi poco o per niente pubblicizzati e pressoché sconosciuti al grande pubblico. Queste ditte hanno generalmente parecchi articoli in magazzino per far fronte a richieste di riassortimento da parte dei dettaglianti durante la stagione in corso. A fine stagione preferiscono liberarsene vendendoli a prezzi molto scontati per i seguenti motivi: ricevere liquidità da reinvestire nelle nuove produzioni, alleggerire i magazzini e diminuire quindi tutti i costi che comportano, evitare l’invecchiamento dei prodotti. Talvolta anche le ditte produttrici hanno dei campionari da alienare.

Il pregio principale di tutti questi canali di approvvigionamento è il basso costo dei prodotti rispetto ai prezzi ufficiali praticati dalle ditte produttrici. I difetti sono:

  • Distanza. Nella quali totalità dei casi (talvolta fa eccezione l’acquisto dei campionari dei rappresentanti) occorre recarsi presso il negozio o magazzino del fornitore che possono essere anche parecchio distanti dalla sede di Piazza Affari. Per questo motivo al costo della merce vanno sommati i costi imputabili al trasporto (carburante, pedaggi, eventuale noleggio di mezzi) e al tempo necessario per portare a compimento la compravendita. Per ragioni di praticità gli acquisti sono effettuati quasi sempre nelle regioni del Nord Italia, con poche eccezioni, soprattutto per quanto riguarda i capi in pelle che talvolta sono acquistati in Toscana, visto l’alto numero di produttori del settore pelle-cuoio che vi operano.
  • Discontinuità. Per ovvie ragioni questi canali non garantiscono una certezza dell’approvvigionamento e una continuità nel riassorbimento, ma, al contrario, sono fonti che offrono possibilità di acquisti di stock di merce a prezzi scontati solo saltuariamente. Questo comporta difficoltà nella gestione delle scorte, che non potrà fare affidamento sulla possibilità di assortire nuovamente i prodotti in esaurimento con sicurezza. Per questa ragione ogni tipologia di prodotto (tute da ginnastica, maglioni, gilet in piumino, giacche in pelle, ecc.) viene acquistata contattando più fornitori e con una gestione delle giacenze che faccia in modo di avere in magazzino una quantità di articoli maggiore del necessario, per sopperire ad un’eventuale carenza di rifornimenti.
  • Non assortimento. Non è raro, o meglio è all’incirca la prassi che, a causa dell’utilizzo di questi canali di fornitura, gli stock acquistati siano composti da merce disassortita per taglie, colori e modelli. Questo comporta una notevole varietà nella gamma degli articoli proposti al pubblico che da un lato è ben accettata e vista come fattore positivo di distinzione, o come peculiarità del modello di vendita, ma dall’altro può comportare difficoltà nella soddisfazione delle richieste della clientela.
  • Oscillazioni dei prezzi. Non praticando prezzi di listino (frequentemente gli importi finali sono frutto di trattative personali) queste fonti di approvvigionamento possono applicare variazioni nei prezzi anche sostanziose tra una compravendita e un’altra.

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Il mastino dei Baskerville

Non avevo mai letto prima un libro con Sherlok Holmes come protagonista. La sua particolarità, diventata leggendaria, è quella di scoprire le cose partendo da alcuni indizi che nessuno nota o che nessuno reputerebbe tali. Solo osservando di sfuggita una persona il famoso investigatore creato da Sir Arthur Conan Doyle è capace di dedurre l’età, la professione e il rango sociale della persona stessa. Fantastico. Il libro è piacevole, si legge facilmente. Mi ha deluso un po’ il finale, me lo sarei aspettato più "complicato" in modo che Holmes potesse concludere con un crescendo di astuzie, invece è stato (quasi) scontato. Se lo trovate in qualche libreria, magari in super offerta, compratelo e leggetelo.

 

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Citomegalovirus

Qualche tempo fa ho trascorso 8 giorni in ospedale. Niente di che, per fortuna. Però, chi mi conosce lo sa, io non sopporto gli ospedali, anche solo entrarci e sentire "l’odore di ospedale" mi da noia e mi sento male, insomma somatizzo. Già mi da fastidio anche solo andare a trovare qualcuno ricoverato, figuriamoci essere io il ricoverato. Nella mi vita per fortuna non mi era mai capitato, se escludiamo  quella volta che ho subito una piccola operazione che doveva essere in day hospital e poi mi hanno tenuto lì una notte per sicurezza. Quindi il racconto che segue è sicuramente esagerato, condito, pomposo, ma io sono fatto così ed è ciò che "sentivo".

Succede che non stavo bene, le cure della guardia medica non davano effetto, ero peggiorato e così sono stato al pronto soccorso di Voghera. Li si sono subito spaventati e hanno iniziato a parlare di malattie terribili. Io sono un tipo positivo, di quelli che pensano sempre "a me non può capitare", però come dico odio gli ospedali e tutto ciò che li circonda (o meglio, ne ho paura, non che li odio, anzi per fortuna che ci sono!) e quindi durante le visite a momenti svengo. Mi spiego, mi hanno fatto subito un sacco di esami, ma non sono quelli che mi spaventano (per esempio quando mi fanno i prelievi del sangue a me piace vedere dove mi pungono e vedere il sangue che entra nelle provette, mi fa tanto film horror), è proprio l’aria dell’ospedale. Gli infermieri pensavano che fosse perché non stessi bene, ma non era quello. Fatto sta che scongiurano un paio di malattie gravi (altrimenti mi avrebbero spedito direttamente a Pavia) e decidono di ricoverarmi. Ricoverarmi???? Io??? A me??? Ma serio?? In vita mia sono andato gamma volte al pronto soccorso (con gamma = numero a piacere superiore a 20), ma non mi hanno mai ricoverato! Ansia. (vedi? mica ero ansioso per le malattie, ero ansioso perché dovevo stare in ospedale)

Aneddoti vari di 8 giorni di ospedale.

Giorno 8. Passa un’infermiera che ha appena iniziato il turno, mi vede e mi fa (sottovoce): "ma sei ancora qui? vattene da qui, è un posto di matti"

Giorno 4. Il mio compagno di stanza (di oltre 70 anni) mi dice: "ci ho fatto caso, a parte te e me qui sono tutti vecchi"

Giorno 9 (ma non avevo detto che erano 8? beh mi sono sbagliato!). Il primario viene a farmi visita e alzando il braccio destro a mo’ di "vai a lavorare" mi dice: "Ma vaaaaada a casaaaaaa"

Giorno 6. In bagno c’è di tutto. E non sto qui a dirvi cosa, usate l’immaginazione: di tutto.  Per fortuna che ci sono due bagni.

Giorno 7. Al mattino il mio "collega" mi racconta che nella notte un altro paziente ha dato fuori da matto e ha lanciato le sedie nel corridoio, mente il suo compagno di stanza urlava dalla paura. Io ovviamente dormivo e non mi sono reso conto di niente.

Giorno 2. Ennesimi prelievi del sangue. Chiedo all’infermiera scherzando se ho ancora del sangue, lei mi risponde che fino a 2 litri il corpo umano non ne risente.

Giorno 5. Finalmente riesco a mangiare qualcosa di solido. Non ditelo a nessuno, ma era pastina.

Giorno 8. Per il quarto giorno di fila prendo la pastina. L’infermiera si stupisce, ma la verità è che è il meno peggio del menu.

Giorno 6. Oggi mi staccano la flebo, e lei per vendicarsi non finisce mai.

Giorno 6. Insegno al mio amico come sentire la radio sul cellulare, cioè attaccando le cuffie. Lui non le ha, gliele regalo io.

Giorno 2. Passa il tizio che vende i giornali, gli chiedo il Corriere della Sera, ma l’ha finito. La stessa scena si ripeterà tutti i giorni.

Giorno 9. Passa il tizio che vende i giornali e gli mostro orgoglioso il Corriere che ho appena ricevuto in dono (insieme a una brioche), che soddisfazione!

Giorno 5: Un nostro "coinquilino" passa per l’ennesima volta nel corridoi sbraitando le solite cose tipo "io adesso ammazzo il dottore, giuro che li ammazzo tutti". E guardandolo ci sarebbe da credergli.

Giorno 6. Da ieri in bagno c’è un paio di pantaloni. Non credo siano pulitissimi. Ho il sospetto che siano del nuovo inquilino. Ma tutti qui li mandano?

Giorno 9. Il mio compagno di camera oggi viene dimesso. Io in teoria no. Poi accade il miracolo.

Giorno 4. Anche oggi viene un sacco di gente a trovarmi. Bello. Si dice che gli amici si vedono nel momento del bisogno. Io ho bisogno di poco, però ho tanti amici.

Giorno 2. Molti mi chiedono via messenger/sms/whatsapp come sto e se è vero che sono in ospedale. Io dico che non posso parlare. E loro che fanno? Tempo zero mi telefonano. Si, Sabry, sto parlando (anche) di te.

Giorno 7. Oggi altra ecografia. La dottoressa dice che secondo lei non ho niente.

Giorno 7. Le infermiere si stupiscono sempre della mia presenza in reparto e per pietà mi offrono anche un caffè.

Giorno 4. Arrivano i primi risultati delle analisi e degli esami. Negativi. Stessa cosa in tutti i giorni successivi. Neanche il citomegalovirus mi ha attaccato.

Giorno 1: Dormo col cell in mano, perché ho già capito in che bel reparto sono finito. Stessa scena nei giorni successivi. Ho sviluppato una certa abilità a non dormirci sopra per non rovinarlo.

Giorno 1: Daniele mi chiede cosa mi serve. Beh, facile: "una maglietta, un pantaloncino e soprattutto il caricatore del N5"

Giorno 3: Michele mi "presta" SkyGo per vedere la gara MotoGP. Risultato: per un’oretta di televisione mi brucio via TUTTA la banda internet a disposizione del mese. Panico.

Giorno 1: Il dottore che mi fa l’ecocardiogramma mi dice che in casi normali dovrei attendere 3 mesi per quell’esame. Oh caspita, ma allora sono un tizio fortunato!

Poi ci sarebbero tanti altri piccoli e grandi aneddoti che si posso riassumere in:

  • I primi giorni sono stati brutti perché ero collegato alla flebo 24h su 24. Una bella rottura. E perché i dottori mi spaventavano un attimino cercando le peggiori malattie all’interno della mia amabile persona (che però non hanno mai riscontrato, tiè)
  • Gli ultimi giorni abbastanza noiosi perché ormai stavo meglio e quindi mi fracassavo altamente i marones a stare lì a vegetare come un’ameba.
  • Fortuna che, come dico, sono passati tanti amici a trovarmi. Dovrei non citarli perché sicuramente (vista la mia pessima memoria) ne dimenticherò qualcuno, ma ci provo lo stesso. Mio papà, Cinzia, Daniele, Ivo, Gloria, Luca, Alan, Michele, Silvia, Paola, Umberto, Tina, Alina, Tako, Sabrina, Fabio, Zia Mina, Salvatore, Enrica, Pluto, Varni, Christian, Paola….oddio chi avrò dimenticato?

 

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Chagall a Milano

Sono stato a vedere questa mostra a Milano, Palazzo Reale.

Mi piace Chagall, anche se non lo inserisco nei piani alti della lista dei miei preferiti. La fila era spropositata, per i miei gusti (un’ora abbondante, ma ormai ero lì, cosa facevo? In effetti un mio amico era stato lì il giorno prima e aveva desistito, andando a vedere Segantini)

La mostra mi ha impressionato, e vi spiego il motivo. Non sono un appassionato di mostre, ne vedrò in media una all’anno (visto lo sbattimento che mi si richiede in termini di code deve essere una cosa a cui tengo), però molte volte trovo tanto fumo e poco arrosto. Le pubblicità sbandierano "Mostra di Tal dei Tali" e poi quando sei dentro vedi che ci sono un paio di opere importanti e tutto il resto sono bozzetti, schizzi preparatori e riproduzioni. Ricordo ancora con rabbia la mostra su Dalì a Londra (che mi è pure costata cara) che è stata una delusione terribile. Qui no. La mostra è strapiena di dipinti del pittore russo-ebreo-francese. Sono talmente tanti che alla fine ti stufi persino di osservarli tutti. Complimenti alla curatrice e a chi ha permesso di realizzare una mostra così completa.

Su Chagall che dire…non amo cercare le solite dietrologie tanto care ai critici dell’arte, come quando dicono "In questo dipinto l’artista voleva dirci ecc. ecc.".  Le opere d’arte non parlano con le parole (a parte le poesie e i libri, naturalmente), quindi un quadro non va "spiegato": ti colpisce al cuore oppure no. Su certi dipinti ci ho passato 10 minuti, su altri dieci secondi. A mio personalissimo gusto, ovviamente. In base alle corde del cuore che mi venivano o meno toccate. E poi raga, c’è sempre la grande emozione di vedere le cose "dal vivo". Cioè non so se mi spiego… come quando vai a un concerto e vedi il cantante proprio lì. Quando vai in un museo o una mostra l’emozione è quella: il quadro che hai davanti non è una stampa, una foto, una riproduzione…le pennellate che vedi sono quelle date dall’artista, che alcune volte paiono uscire dal dipinto e comunicarti qualcosa. Emozione allo stato puro

Quelle che mi sono più piaciute? Alcune, molto oniriche. E altre, molto sognatori. Perché Chagall era un grande e dolce sognatore.

 
Marc Chagall – La Passeggiata – 1917

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