Il posto più bello del mondo? Quello dove se chiudo gli occhi vorrei sempre essere? In cima alla Tour Eiffel, a Parigi. Con la fantasia ci sono stato migliaia di volte, e ci andrò ancora. Da li si vede tutto, sei in cima al mondo, sei sulla Torre!!

Il posto più bello del mondo? Quello dove se chiudo gli occhi vorrei sempre essere? In cima alla Tour Eiffel, a Parigi. Con la fantasia ci sono stato migliaia di volte, e ci andrò ancora. Da li si vede tutto, sei in cima al mondo, sei sulla Torre!!

Beh, non pensavo di arrivare mai a pensarlo (né a dirlo), ma… mi mancherai. Sei stato parte della mia vita perlomeno negli ultimi dieci anni, e ora hai trovato la tua strada che ci farà incrociare di meno. Quando mi rompevi le palle telefonandomi alle 7 e mezza del mattino. Le partite a biliardo al 51. Le seratine "tranquille". I venerdì al Coyaba d’inverno, appoggiando il cuba sulla mensola di fuori e chiacchierando di politica, di amici, di lavoro, di donne, di cazzate. Il malaspoda al malaspina e la vodka quella migliore. La schiuma di Ibiza. E poi in Navigli e i cani, il Teatrò e i cuscini, il Golf e quelli che offrono da bere, la Spiaggia… il Cafè Atlantique, il De Sade. E l’idea di andare a Lampedusa in giornata (beh io a quella cosa ci credo ancora, magari prima o poi la facciamo). E i panini giusti, quelli con dentro l’impossibile alle 4 del mattino, magari a Milano in Repubblica con la macchina in mezzo alla carreggiata, o fuori dalla Foresta, o a Stradella tornando dal Siglo. E poi da Lucio, all’Area7 dopo il Club House. E "DJ Casa Tordi", quando poi mi sono infilato direttamente a letto. E le sfide alla Playstation coi giochini delle macchine. Il caffè corretto amaretto al Cotton e il Long della mitica barista. I giri in consiglio comunale, la serata a Pavia coi cocktail alle ciliegie.. eccetera…. ecceteraeccetera.
Insomma sei un grandissimo rompicoglioni, ma ne abbiamo fatte veramente tante. Quindi, che dire, buona continuazione e buona fortuna. Certo, queste cose possiamo ancora farle… E comunque ci vediamo presto.

L’errore di confondere la genialità con l’intelligenza
di Francesco Alberoni
tratto da Corriere della Sera del 21 settembre 2009
Come abusiamo della parola genio! Un bravo avvocato, un bravo medico, un bravo manager, un bravo affarista, un bravo conduttore vengono subito considerati dei «geni». No, il genio non è un uomo più intelligente o più abile degli altri, ma uno che pensa in modo diverso e fa cose che essi non potrebbero mai fare. Alcuni eccellono in un solo campo, per esempio la musica, come Mozart o Beethoven, altri in diversi campi, come Michelangelo, che era scultore, pittore ed architetto. O Leonardo, che si poneva problemi inimmaginabili nella sua epoca, o Galileo, che ha rivoluzionato la fisica e l’astronomia.
I geni militari fanno mosse che agli altri non verrebbero mai in mente perché guardano dove guardano tutti. Napoleone a Tolone con un colpo d’occhio ha visto che spostando l’artiglieria in un luogo diverso, la flotta inglese sarebbe stata sconfitta. Cesare a Fàrsalo ha lanciato un attacco da un punto così imprevedibile che l’esercito nemico è fuggito nel panico. Spesso essi hanno anche una grande versatilità. Napoleone ha riformato i codici e l’urbanistica, Cesare era un bravo ingegnere e un grande scrittore, Alessandro un fondatore di città.
Non sempre queste straordinarie capacità portano ad una personalità armonica. I grandi uomini compiono anche azioni sconcertanti, esagerate, o errori grossolani. Alessandro beveva in modo smodato, Napoleone si è fatto intrappolare a Mosca, Cesare ha licenziato la sua scorta appena prima di essere ucciso. E tutti e tre avevano spaventosi eccitamenti nervosi che sfociavano in crisi epilettiche. Ma è sbagliato associare genio a sregolatezza. La sregolatezza è più frequente nei mediocri che si abbandonano ad eccessi, esagerano per differenziarsi dagli altri, per apparire originali. I veri geni invece sono capaci di progetti a lungo termine, sono estremamente rigorosi e si prendono cura anche dei minimi dettagli perché non sopportano ciò che non è perfetto.
Un’altra caratteristica del genio è che riesce sempre a vedere la soluzione più semplice, più diretta, quella che, successivamente, gli altri troveranno ovvia. Ma che sia ovvia lo vedono solo dopo, prima la ritenevano irrealizzabile, assurda. Il giudizio che soprattutto i colleghi e gli addetti ai lavori danno del genio è perciò quasi sempre sbagliato: prima lo considerano troppo fantasioso, poi banale. E nemmeno il conclamato riconoscimento li rende obbiettivi perché se prima lo deridevano, dopo lo invidiano.

Fondamentalmente non me ne frega nulla.
Delle lettere che mandano le banche.
Di Beppe Grillo.
Degli OGM.
Di salvare i serpenti velenosi.
Dei vegetariani.
Della pioggia.
Del Milan.
Dei finti sordomuti che vendono le cazzate.
Di Maria de Filippi.
Di quelli che cercano di convincermi.
Del basket.
Degli sbattimenti.
Delle offerte promozionali.
Delle automobili degli altri e dei loro problemi.
Degli animalisti.
Di avere una casa perfettamente in ordine.
Di giocare a briscola, a scopa e robe simili.
Di Rutelli e soci.
Di lavare la macchina.
Di quelli che mi parlano mentre faccio colazione.
Di quelli che hanno problemi assurdi con software assurdi che si sono fatti consigliare dai loro assurdi venditori: se li facciano risolvere da loro.
Di quelli che si fanno sentire solo quando hanno bisogno qualcosa.
Di quelli che ti vogliono far provare i prodotti nei supermercati.
Di sedermi per terra o cose simili, non sono schizzinoso.
… e di tante altre cose di cui, fondamentalmente, non me ne frega nulla di stare qui a pensare…

| Potrei stare senza bere camminare senza meta potrei vendere il letto e dormire per terra potrebbe sparire il profumo dei fiori smettere di nevicare per sempre potrei bruciare tutti i libri e poi vivere in cantina potrebbero togliermi il mare togliermi il pane la pasta la pizza crollare la casa svanire il sorriso di tuti i bambini potrei andare lontano gettare le carte le foto e i regali potrebbero togliermi il sole e forse anche il respiro ma non potrebbero mai togliermi te |
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Torniamo a parlare di Gerardo Napoli, detto Gerry. Ne avevo parlato circa un’anno fa in questo articolo. Cosa è successo? Che continua la lotta tra chi vede le sue realizzazioni come orrori che deturpano il paesaggio e chi, come lui ovviamente, che ritiene che invece lo migliorino.
Ho sentito il comitato anti-Gerry che dice: "Ci stiamo mobilitando per riuscere a fermare questo scempio: non è possibile che lui si permetta di distruggere la montagna di Pregola con delle schifezze che osa anche chiamare sculture, come quello che dovrebbe essere un Cristo e invece pare un alieno. In ogni caso, anche se fossero opere d’arte (cosa che non sono assolutamente), non troviamo giusto che a farne le spese sia un paesaggio naturalistico. Ci stiamo attivando per interpellare le autorità competenti e far sì che blocchino questo personaggio. Cercheremo anche i proprietari del monte per avviarso di questa cosa"
Gerry invece risponde "Sono stato ultimamente a Pregola e ho visto mio malgrado che la scultura d’angolo sulla roccia nera qualche buon pensante ha pensato bene di rovinarla. Non riesco a capire l’ignoranza e l’invidia della gente non hanno capito che le mie sculture possono anche non piacere ma creano curiosità e portano comunque gente. Cosa ci vuoi fare bisogna avere pazienza perchè Gesto d’asino non sale in cielo"
Chi la spunterà? Chi avrà ragione? State sintonizzati !

Ragazzi e ragazze, vi chiedo una cortesia. Andate sul sito www.bellacoifiocchi.com e votate per Elisa, la mia bella morosa… anzi: bella coi fiocchi! Attualmente è la terza, vedete la foto in prima pagina. E’ facile e poco impegnativo: basta cliccare sulla foto di Elisa, cliccare su "vota la foto" e inserire il vostro nome e la vostra email. NON verrete iscritti a NULLA, l’email serve SOLO a confermare il voto. Riceverete appunto un’email e dovrete quindi cliccare per confermare il vostro voto. Grazie mille, ci conto! PS potete votare anche tutti i giorni, ma non più di una volta al giorno. Mi raccomando fate girare la voce!!!
Vi faccio un riassunto:
Fabio
Tredicesima puntata
Il successo delle catene di negozi monomarca è riconducibile all’integrazione verticale discendente dell’industria o ascendente della distribuzione; l’integrazione verticale ha dimostrato infatti di essere uno dei modelli di business più efficaci per coniugare l’innovazione di prodotto e lo sviluppo della marca nei prodotti dell’abbigliamento.
Nel mercato mondiale dell’abbigliamento si sono affermate catene con marchio/insegna esclusivo che si rivolgono ad un preciso target di clientela. Benetton, Zara, H&M, Esprit, Max Mara, propongono un assortimento unico con marchio che corrisponde all’insegna. Alcuni sono produttori integrati a valle: Max Mara, Benetton; altri, come H&M e Zara sono distributori integrati a monte.
Un negozio di calzature Nero Giardini
Alcune di queste insegne sono gestite direttamente dal produttore, altre utilizzano la formula del franchising (che verrà illustrata più avanti), molto spesso vengono adottate entrambe le soluzioni.
La focalizzazione su un target ristretto incentiva lo sviluppo internazionale. Le prime cinque catene di negozi specializzati per fatturato realizzato in Europa sono inglesi; nella graduatoria per livello di internazionalizzazione, le catene spagnole, francesi e italiane sono per contro ai primi posti.
| MATRICE SWOT |
Utili | Pericolosi |
| Interni | Rafforzamento della visibilità del brand. Conoscenza del prodotto |
Poca esperienza di vendita al dettaglio. Perdita di vista dei gusti dei consumatori |
| Esterni | Il cliente è più invogliato ad acquistare da chi è sicuramente competente dei prodotti che vende | I competitori sono più flessibili in caso di cambio dei gusti del consumatore |
Ogni volta che riesco a farle nascere un sorriso so di non aver vissuto invano.
Eccomi qua, alla sera davanti al mio pc. Ancora una volta adulto in un mondo bambino e ancora una volta bambino in un mondo troppo adulto. Mi è stato detto che faccio fatica ad invecchiare, perchè sono sempre in movimento, ho il cervello sempre acceso e sempre pronto a inventare nuove idee. E’ un bel complimento, e io sono fortunato perchè è un periodo in cui ne ricevo tanti: che siano completamente sinceri oppure no, fanno comunque piacere e danno quella spinta in più che nella vita non guasta mai. E’ bello sapere che c’è gente che crede in me, no? E così anche domani mi sveglierò con nuovi pensieri, nati nella notta, trasportati fino a me dal vento. E la vita continua, sempre in movimento, sempre affrontando nuove piccole e grandi sfide. Cercando comunque di ritagliarmi i miei spazi per riflettere, godersi la vita. Anche solo per stare in silenzio, da solo, senza pensare a niente. Quelle volte in cui, come dice Vasco "..oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento…" per poi tornare a "…vivere….e sorridere dei guai così come non hai fatto mai e poi pensare che domani sarà sempre meglio…"
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T’IMMAGINI T’IMMAGINI A meno che Secondo me Fantasie, fantasie che volano libere T’IMMAGINI T’IMMAGINI Fantasie, fantasie che volano libere |
Una volta in una fosca mezzanotte, mentre io meditavo, debole e stanco, sopra alcuni bizzarri e strani volumi d’una scienza dimenticata; mentre io chinavo la testa, quasi sonnecchiando – d’un tratto, sentii un colpo leggero, come di qualcuno che leggermente picchiasse – pichiasse alla porta della mia camera. «È qualche visitatore – mormorai – che batte alla porta della mia camera.» Questo soltanto, e nulla più.
Ah! distintamente ricordo; era nel fosco Dicembre, e ciascun tizzo moribondo proiettava il suo fantasma sul pavimento. Febbrilmente desideravo il mattino: invano avevo tentato di trarre dai miei libri un sollievo al dolore – al dolore per la mia perduta Eleonora, e che nessuno chiamerà in terra – mai più.
E il serico triste fruscio di ciascuna cortina purpurea, facendomi trasalire – mi riempiva di tenori fantastici, mai provati prima, sicchè, in quell’istante, per calmare i battiti del mio cuore, io andava ripetendo: «È qualche visitatore, che chiede supplicando d’entrare, alla porta della mia stanza. Qualche tardivo visitatore, che supplica d’entrare alla porta della mia stanza; è questo soltanto, e nulla più».
Subitamente la mia anima divenne forte; e non esitando più a lungo: «Signore – dissi – o Signora, veramente io imploro il vostro perdono; ma il fatto è che io sonnecchiavo: e voi picchiaste sì leggermente, e voi sì lievemente bussaste – bussaste alla porta della mia camera, che io ero poco sicuro d’avervi udito». E a questo punto, aprii intieramente la porta. Vi era solo la tenebra, e nulla più.
Scrutando in quella profonda oscurità, rimasi a lungo, stupito impaurito sospettoso, sognando sogni, che nessun mortale mai ha osato sognare; ma il silenzio rimase intatto, e l’oscurità non diede nessun segno di vita; e l’unica parola detta colà fu la sussurrata parola «Eleonora!» Soltanto questo, e nulla più.
Ritornando nella camera, con tutta la mia anima in fiamme; ben presto udii di nuovo battere, un poco più forte di prima. «Certamente – dissi – certamente è qualche cosa al graticcio della mia finestra.» Io debbo vedere, perciò, cosa sia, e esplorare questo mistero. È certo il vento, e nulla più.
Quindi io spalancai l’imposta; e con molta civetteria, agitando le ali, si avanzò un maestoso corvo dei santi giorni d’altri tempi; egli non fece la menoma riverenza; non esitò, nè ristette un istante ma con aria di Lord o di Lady, si appollaiò sulla porta della mia camera, s’appollaiò, e s’installò – e nulla più.
Allora, quest’uccello d’ebano, inducendo la mia triste fantasia a sorridere, con la grave e severa dignità del suo aspetto: «Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso – io dissi – tu non sei certo un vile, orrido, torvo e antico corvo errante lontanto dalle spiagge della Notte dimmi qual’è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte!» Disse il corvo: «Mai più».
Mi meravigliai molto udendo parlare sì chiaramente questo sgraziato uccello, sebbene la sua risposta fosse poco sensata – fosse poco a proposito; poichè non possiamo fare a meno d’ammettere, che nessuna vivente creatura umana, mai, finora, fu beata dalla visione d’un uccello sulla porta della sua camera, con un nome siffatto: «Mai più».
Ma il corvo, appollaiato solitario sul placido busto, profferì solamente quest’unica parola, come se la sua anima in quest’unica parola avesse effusa. Niente di nuovo egli pronunziò – nessuna penna egli agitò – finchè in tono appena più forte di un murmure, io dissi: «Altri amici mi hanno già abbandonato, domani anch’esso mi lascerà, come le mie speranze, che mi hanno già abbandonato». Allora, l’uccello disse: «Mai più».
Trasalendo, perchè il silenzio veniva rotto da una risposta sì giusta: «Senza dubbio – io dissi – ciò ch’egli pronunzia è tutto il suo sapere e la sua ricchezza, presi da qualche infelice padrone, che la spietata sciagura perseguì sempre più rapida, finchè le sue canzoni ebbero un solo ritornello, finchè i canti funebri della sua Speranza ebbero il malinconico ritornello: «Mai, – mai più».
Ma il corvo inducendo ancora tutta la mia triste anima al sorriso, subito volsi una sedia con ricchi cuscini di fronte all’uccello, al busto e alla porta; quindi, affondandomi nel velluto, mi misi a concatenare fantasia a fantasia, pensando che cosa questo sinistro uccello d’altri tempi, che cosa questo torvo sgraziato orrido scarno e sinistro uccello d’altri tempi intendea significare gracchiando: «Mai più».
Così sedevo, immerso a congetturare, senza rivolgere una sillaba all’uccello, i cui occhi infuocati ardevano ora nell’intimo del mio petto; io sedeva pronosticando su ciò e su altro ancora, con la testa reclinata adagio sulla fodera di velluto del cuscino su cui la lampada guardava fissamente; ma la cui fodera di velluto viola, che la lampada guarda fissamente Ella non premerà, ah! – mai più!
Allora mi parve che l’aria si facesse più densa, profumata da un incensiere invisibile, agiato da Serafini, i cui morbidi passi tintinnavano sul soffice pavimento, «Disgraziato! – esclamai – il tuo Dio per mezzo di questi angeli ti ha inviato il sollievo – il sollievo e il nepente per le tue memorie di Eleonora! Tracanna, oh! tracanna questo dolce nepente, e dimentica la perduta Eleonora!» Disse il corvo: «Mai più».
«Profeta – io dissi – creatura del male! – certamente profeta, sii tu uccello o demonio! Sia che il tentatore l’abbia mandato, sia che la tempesta t’abbia gettato qui a riva, desolato, ma ancora indomito, su questa deserta terra incantata in questa visitata dall’orrore – dimmi, in verità, ti scongiuro. Vi è – vi è un balsamo in Galaad? dimmi, dimmi – ti scongiuro». Disse il corvo: «Mai più».
«Profeta! – io dissi – creatura del male! – Certamente profeta, sii tu uccello o demonio! Per questo Cielo che s’incurva su di noi – per questo Dio che tutti e due adoriamo – di’ a quest’anima oppressa dal dolore, se, nel lontano Eden, essa abbraccerà una santa fanciulla, che gli angeli chiamano Eleonora, abbraccerà una rara e radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Eleonora». Disse il corvo: «Mai più».
«Sia questa parola il nostro segno d’addio, uccello o demonio!» – io urlai, balzando in piedi. «Ritorna nella tempesta e sulla riva avernale della notte! Non lasciare nessuna piuma nera come una traccia della menzogna che la tua anima ha profferita! Lascia inviolata la mia solitudine! Sgombra il busto sopra la mia porta!». Disse il corvo: «Mai più».
E il corvo, non svolazzando mai, ancora si posa, ancora è posato sul pallido busto di Pallade, sovra la porta della mia stanza, e i suoi occhi sembrano quelli d’un demonio che sogna; e la luce della lampada, raggiando su di lui, proietta la sua ombra sul pavimento, e la mia, fuori di quest’ombra, che giace ondeggiando sul pavimento non si solleverà mai più!
Edgar Allan Poe
Anche quest’anno mi viene da fare un po’ il resoconto di questa estate, anche se non è ancora finita. Un’altra estate, sempre diversa come sempre. Luglio l’ho passato praticamente a Voghera, perchè l’invenzione di quest’anno è stata quella di tenere aperto il negozio nei weekend di luglio. Devo dire che ha funzionato. Agosto è stato un mese strano. Misto di nostalgie x le estati passate, risate per l’estate presente e confusione sulle estati future (molto dickensiana quest’immagine, non trovate?). E si, perchè sembra sempre di non aver fatto niente, ma poi pensi agli ultimi 23 giorni e ti accorgi che cmq un po’ di cose le ho fatte. Non le solite, perchè, come ho detto, le estati mutano. C’è stato l’anno delle grigliate, quello dei giri in bici, ecc. L’anno dei personaggi, l’anno dei giri a piedi, l’anno del mare, quello dei capelli azzurri, ecc.
Questa è stata l’estate del Capo dei Commessi, dell’Uomo senza fame (e senza paura), delle Scarpe, del giro-para in vetta al Penice, dell’albergo Costantino, del cuba col Pampero al Malaspina, di Tony Dallara… e poi di quando sono andato ad Alassio alla domenica sera, e quando, la settimana successiva, ho assistito ad un pauroso incidente all’andata e ho rischiato di rimanere a piedi al ritorno…

Questa è l’estate 2009, e non è ancora finita.
inseguo il giorno
fino a lasciarmi dietro la mia ombra
ma poi sfinito
sorpreso dalla notte
mi accorgo
di trovarmi dall’altra parte del mattino
(Christian, detto "GIM", che inseguiva il giorno guidando verso il tramonto)
zero uno zero uno uno uno zero casa albero bosco tanti alberi luce poca luce buio sentiero foglie camminare luce poca luce fatica scarpe respiro salita strada arrivo andiamo dove sono? pensieri pensieri pensieri nelle foglie solo tronchi di alberi solo erba e foglie discesa o salita? piove o è fatica? pensieri ancora pensieri torniamo ancora salita tanta luce stavolta ma che stanchezza profonda stanchezza sonno
E’ successo tanto tempo fa, ma potrebbe essere anche oggi. C’è un signore dal’accento milanese che mi telefona perchè ha visto un bel piumino in vetrina. Arrivo lì, apro il negozio e glielo faccio vedere. Noto la sua auto, una sportiva cabriolet che deve valere un sacco di soldi. Guarda gli altri piumini, con fare un po’ da bausciotto della Brianza. E’ un tipo tutto firmatissimo e cerca solo cose di marca. Non pensate ad un tipo borioso e snob, era semplicemente "milanese", ma gentilissimo ed educato. Insomma una persona con cui è un piacere fare affari. Il piumino sarebbe per la moglie, e mi chiede se posso aspettare: lui sarebbe andato a prenderla entro pochi minuti. Lo aspetto. Arriva e parcheggia in mezzo alla strada. Che sborone, penso io. Entra e mi chiede se posso portare il piumino di fuori per farlo provare alla moglie. Che sborone, ripenso io. Invece no, noto una carrozzella piegata sul retro dell’auto. infatti la moglie non cammina, lui la aiuta ad alzarsi e ad appoggiarsi all’auto. Il piumino non va bene, è troppo grande e quindi non lo comprano profondendosi in scuse. Però non importa, avevo comunque imparato una cosa: al di là di tutti gli sfizi e le apparenze, le cose importanti sono altre, e mi ha fatto ancora più piacere aver avuto a che fare con quelle persone.

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