fabiotordi

(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Factory Outlet

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Ventitreesima puntata

Nella struttura distributiva dei prodotti di abbigliamento, un posto di rilievo è occupato in diversi Paesi dai factory outlet: grandi strutture di vendita discount che fanno capo ad un numero molto ridotto di operatori immobiliari che, una volta realizzato il centro, affittano i singoli negozi ai produttori di marca/griffe che pongono in vendita le rimanenze o talvolta anche collezioni specificamente costruite per questo formato distributivo. Rappresentano l’evoluzione del tradizionale spaccio aziendale, quei punti vendita di proprietà del produttore, situati principalmente in prossimità della fabbrica, nei quali si vendono collezioni passate e articoli di seconda scelta a un prezzo ribassato. Gli outlet sono invece inseriti in un centro in cui sono presenti anche altri marchi, appartenenti e non alla stessa categoria merceologica. Questi complessi si caratterizzano infatti per il tentativo di emulare la planimetria di un’area urbana con strade, piazze, e traverse in cui i singoli esercizi sono affiancati da una serie di servizi complementari relativi al ristoro, alla custodia dei bambini, all’intrattenimento. L’illusione che si vuole ottenere è quella di creare l’ambientazione di una “città ideale” in cui il consumatore entra anche per trascorrere momenti di svago e di ricreazione lontano da confusione, traffico e smog.

Il factory outlet center è una tipologia relativamente nuova di centro commerciale; rappresenta all’incirca il 9% dei centri commerciali esistenti in Europa. Diversamente dalle altre tipologie di centri commerciali, il factory outlet si caratterizza per la focalizzazione sui prodotti d’abbigliamento e per la vendita discount di griffe.
Alle 15 strutture già funzionanti nel nostro Paese, si aggiungono altre 15 realizzazioni per ulteriori 350.000 mq; uno sviluppo che molti ritengono saturerà il mercato. La diffusione di questa formula di vendita è stata agevolata da un vuoto normativo che, di fatto, ha permesso di vendere in saldo 365 giorni l’anno, senza vincoli di orario, merce che non è necessariamente fallata, delle passate collezioni o di campionario. Il grande potenziale del factory outlet è riconducibile al fatto di offrire un assortimento di griffe a prezzi discount in un unico luogo, peraltro caratterizzato da architetture che riproducono il look dei vecchi centri storici.


Figura 17 – Il primo factory outlet aperto in Italia è stato quello di Serravalle Scrivia

I punti vendita ubicati nei factory outlet center sono negozi diretti di proprietà dei produttori di marca; l’assortimento del centro è composto da articoli di abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, prodotti di design e articoli per la casa a prezzi dal 30 al 50% inferiori al livello praticato nei normali canali di vendita. Essi puntano sulla contemporanea presenza di più marche: di norma non esiste infatti una “locomotiva”, come l’Ipermercato nei Centri Commerciali pianificati, ma soltanto negozi outlet monomarca, affiancati da punti di ristorazione e da una serie di attrazioni per invogliare il consumatore a fermarsi. Nella scelta localizzativa si considera la presenza e la forza della rete commerciale tradizionale: la distanza tra l’area urbana e il factory deve essere sufficiente per ridurre cannibalismo e conflittualità con la clientela dei produttori.
In Italia i factory outlet hanno buone prospettive di sviluppo, per l’elevata sensibilità alla marca di ampi segmenti di consumatori, per l’alta densità demografica ed abitativa e per il sistema di autorizzazioni del center stesso che è molto semplificato rispetto quello previsto per l’apertura di un Centro Commerciale.

MATRICE SWOT
Utili Pericolosi
Interni Location in posizioni ottimali.
Ambiente confortevole e rilassante.
Orari di apertura prolungati.
Raggiungibile solo uscendo dalle città.
Esterni Formula innovativa che piace ai clienti.  Spersonalizzazione del servizio offerto

 

Commenti

comments

Twitter

Da un po’ di giorni ho ripreso a usare Twitter e l’ho implementato nel blog, come potete vedere dalla barra qui a destra. L’avevo già fatto nel 2007 (potete vedere la notizia cliccando qui) ma poi l’ho rimosso a causa di inutilizzo.

Ora invece l’ho rispolverato e l’ho anche collegato al mio account Facebook. Se funziona (e spero di si) quando mando un tweet dovrebbe finire, oltre che su Twitter e sul mio blog, anche sulla mia bacheca FB.

A questo punto qui ci vuole un bel: e chi se ne frega!!!

Commenti

comments

Google TV

Tra poco Google lancerà un nuovo servizio, la Google TV. Non ho capito bene bene di cosa si tratta. Una via di mezzo tra la TV, come la intendiamo adesso, e il web. Insomma ti metti davanti al teleschermo e navighi tra canali, filmati, pagine web. Quindi ti puoi vedere le previsioni meteo sul tuo sito preferito, un video da YouTube, mentre segui la partita in un riquadro. Figo no? Ovviamente sarà disponibile, all’inizio, solo in America.

Ma la cosa che mi piace di più in realtà non è il servizio in sè, ma il messaggio contenuto nel video di presentazione:

Kids again.
We haven’t been this excited about TV since Saturday morning cartoons.

Già, ecco perchè mi piacciono le innovazioni tecnologiche: perchè mi fanno sentire sempre come quando ero bambino: curioso e affascinato da ciò che non conosco ancora.

Commenti

comments

Il Giornale del Pavese

Una delle cose belle di internet è che puoi sapere le notizie in anteprima. O anche non in anteprima, ma nel momento in cui vuoi tu: non devi aspettare il telegiornale o il giornale del giorno dopo.

Questo vale soprattutto per le notizie locali. Io abitualmente leggo le notizie su Vogheranews e Vogheraseitu e guardo i video di Tele Pavia Web.

Da poco tempo ho scoperto un altro giornale locale on line: Il Giornale del Pavese. Ecco il link:

www.ilgiornaledelpavese.it

Commenti

comments

Le gente è strana

La gente è strana quando sei uno straniero…

Prato. 3 donne muoiono a causa del maltempo che ha allagato un sottopasso. Ma fa più notizia se scrivono: "Prato, morte tre cinesi". Io sono dell’idea che bisogna rispettare i morti. Sempre e comunque. E poi cosa cambia se sono cinesi o meno? La responsabilità della loro morte non è certo loro. Men che meno in quanto cinesi, anzi. Magari, visto che Prato è una delle città italiane a maggior numero di imprese cinesi, si stavano recando a lavorare. E il sindaco non ha avuto neanche il buon gusto di proclamare il lutto cittadino. E già perché lui si lamenta dei cinesi, però la sua ditta, la SASCH, produce in Cina !!!

Ecco, in questo post parlerò bene degli stranieri. Strano, direte voi? No. E ora cercherò di spiegarmi bene. Io sono favorevole all’immigrazione. Che non sia "selvaggia", chiaramente. Se mi dite: frontiere aperte, venga chiunque, non mi va bene. Non so se ve ne siete accorti, ma questa politica non la usa nessuno, e un motivo ci sarà. Però se la gente vuol venire qui a lavorare, e ripeto a lavorare e sottolineo ancora a lavorare, che male c’è? Anzi. E parlo di qualsiasi tipo di lavoro e a costo di esser eccessivamente pedante e noioso ripeto qualsiasi tipo di lavoro.

A voi vanno bene gli stranieri solo se fanno i domestici o i badanti? O gli operai o gli asfaltatori di strade? A me, se lavorano, vanno bene sempre. Io sono così tanto liberista da esser radicale, amo la concorrenza e il libero mercato. Quindi se gli stranieri vengono in Italia e aprono delle imprese, a partire dal piccolo negozio fino ad arrivare alla grande industria, per me va benissimo. Cari italiani, vi sentite in diretta concorrenza? Mi spiace, ma se siete veramente i più bravi e i più furbi arrangiatevi da soli.

C’è gente che fa le crociate a favore degli immigrati, ma poi si lamenta se i cinesi aprono le fabbriche, oppure se gli africani accettano salari bassi pur di lavorare. Ripeto: cari italiani, siete così bravi? E allora accettate la concorrenza. Troppo bello essere amici degli stranieri solo quando vengono a pulire i cessi….

Quindi: viva gli stranieri che vengono qui a lavorare. Cari politici, dategli tonnellate di permessi di soggiorno. Anzi aboliteli proprio i permessi di soggiorno. Ognuno dovrebbe aver il diritto di venir qui a lavorare. Chiaro che poi se uno viene qui a fare il malfattore o a grattarsi la pancia (è un po’ sospetta la cosa di gente che passa le giornate al bar eppure si mantiene, chissà come fanno eh?)… beh sappiate che in Italia non siamo secondi a nessuno in questo campo, ne abbiamo già dei nostri, quindi, per favore, se venite qui a cazzeggiare sperando nello stato sociale italiano, tornatevene a casa.

Commenti

comments

Libri open source

Lodevole iniziativa di alcuni professori italiani. Non ho riferimenti alle notizie, ma se fate una piccola ricerca li trovate. Mi riferisco a quei docenti che si sono messi li e hanno scritto dei libri di testo, per poi divulgarli liberamente. Gli studenti possono fotocopiarli, stamparli, scambiarli, anche usarli al gabinetto, volendo

L’idea è questa: le case ditrici, per fare business, ogni anno cambiano appositamente qualcosina nelle edizioni dei libri, rendendoli presto obsoleti. E quindi le scuole, (e talvolta i genitori) non vogliono adottare un libro "vecchio", preferendo spendere per quello "nuovo". Vi rendete conto che in alcune materie è fisicamente impossibile che ci sia qualcosa di cambiato da un anno all’altro, ma neanche in 10 anni. L’Italiano è l’esempio più classico. In matematica escono magari nuovi studi e nuove formule, ma credo che siano talmente complicate che neanche al master di matematica se ne accorgano, figuriamoci alla scuola dell’obbligo. Per la storia vale lo stesso discorso, una revisione del libro ogni decennio sarebbe sufficiente. Per la geografia magari qualche aggiustatina ogni tanto serve, ma anche qui arriva il bello: questi libri sono rilasciati con una licenza che permette ad altri autori, che abbiano le capacità di farlo, di integrare, perfezionare, migliorare e modificare i libri in questione.

Così le famiglie si recano in copisteria e con relativamente pochi euro possono comprare tutti i libri di testo. La trovo un’idea fantastica. Le uniche barriera alla diffusione potrebbero essere solo due. Una che condivido: si dovrebbe avere le capacità di vagliare se sono comunque libri di testo adatti al corso che si intende svolgere. E una abbastanza triste: gli inciuci che le scuole potrebbero avere coi rappresentanti delle case editrici (da non sottovalutare). Ma la strada adesso è aperta!!!

Commenti

comments

Salire al Brallo

Tratto da “Brallo di Pregola ESTATE INVERNO” di Alessandro Disperati e Mara Vago, 2003

——–
Il Territorio

Di giorno  o di notte salire al Brallo è sempre un’emozione. Quando la luna fa capolino e illumina quasi a giorno boschi e pinete, come giocando, scompare e ricompare dietro il Lesima. All’alba ecco splendere in tutta la sua bellezza questa fetta di Appennino divisa fra la Val Trebbia e l’alta Valle Staffora, in Lombardia, al confine con la Liguria, all’interno della Comunità Montana dell’Oltrepo Pavese. Ecco il Brallo di Pregola, un susseguirsi ininterrotto di monti e di verdi pascoli. Qua e là piccole frazioni arroccate tra le montagne. Di sera poi si accendono le luci delle case: è il segnale che questi monti sono ancora popolati. Vivono. Il clima del Brallo risente sia della vicinanza del mare, sia del clima tipico montano, formando così situazioni davvero particolari e benefiche per la salute. Solitamente l’estate è caratterizzata da un clima mite, mentre in inverno le nevicate sono abbondanti. Caratteristiche fondamentali di questa zona sono l’atmosfera pura, la limpidezza del cielo e la scarsa umidità, oltre alla bellezza del paesaggio e la quiete. Tutti requisiti che sono ideali per un periodo di relax. Proprio nel territorio comunale di Brallo di Pregola si trovano due delle cime più imponenti e più importanti di tutto l’Appennino Pavese: il Monte Lesima (1724 metri) e Cima Colletta (1494 metri). Non solo: le limpide e pulite acque del Trebbia sono, in estate, un punto di riferimento per abitanti e turisti.

<--------

 
Fontana di Rovaiolo Vecchio

Commenti

comments

Targa al castello di Voghera

liberamente tratto da una mia discussione in chat avvenuta mercoledì scorso…

——————————
a mio avviso
come spesso succede
la verità sta nel mezzo
durante la 2 guerra mondiale
e sopratuttto dopo il 8/9/43
in italia c’e’ stata innegabilmente una guerra civile
c’era un esercito "ufficiale"
e chi combatteva x questi esercito lo faceva
o perchè credeva in quello che faceva
o perchè cmq riteneva giusto e/o opportuno seguire la strada regolare
che certo NON era cmq "facile"
poi c’era un esercito irregolare
i cosiddetti partigiani
e anche qui c’era gente che lo faceva per credo
oppure per opportunità
io ho un esempio personale
c’è chi
è stato partigiano
ha vissuto anni sulle montagne
ma l’ha fatto
x convenienza
e allora
e col fucile in mano si sentiva forte spavaldo
insomma faceva un po’ il gradasso
e tutte le leggende nelle quali i partigiani facevano ANCHE razzie
sono vere
d’altronde dovevano mangiare!!!!
io ho uno zio che ha fatto il partigiano
il fatto che abbiano combattutto per la libertà
soprattutto la LORO libertà
mi sembra sacrosanto e innegabile
il fatto che non fossero molto diversi
nei modi e nei gesti
dai repubblichini
mi sembra altrettanto innegabile da chi ha vissuto queste esperienze
la guerra è una brutta cosa
soprattutto tra connazionali
anzi no questa è una pirlata
è sempre brutta e basta
nei paesi dei miei genitori
circolavano alcuni gruppi di partigiani
alcuni "chiedevano" di aiutarli
coi viveri
altri che li "pretendevano"
e dire di no a un gruppo di 30 persone giovani e armate è difficile…
detto questo
i partigiani hanno fatto sicuramente delle nefandezze
e i repubblichini pure
era guerra ahimè
e si ammazzavano l’un l’altro
quindi mi sembra giusto che nel 2010
a così tanti anni di distanza
si possa convenire a un rispetto di TUTTI i morti
perchè i morti ricordati dalla targa del castello
possono anche essere stati degli assassini, questo non lo so
ma quelli che li hanno fucilati a guerra finita lo sono sicuramente
io non so giudicare la convenienza di mettere questa targa…

—————-

Un commento finale: dicono che accomunare i morti della RSI a quelli della Resistenza sia una bestemmia. A mio avviso invece i morti sono morti e in certo qual modo meritano rispetto. I buoni e in buona fede c’erano da una parte e dall’altra. I cattivi idem. La storia la scrive chi vince, ma questo non garantisce il fatto di poter avere la coscienza così pulita da poter scagliare la prima pietra. Così come ci sono tanti monumenti e targhe a ricordo di quei giovani italiani uccisi da altri italiani, non trovo così aberante una targa a ricordo di altri italiani, uccisi da altri italiani….

Commenti

comments

Pensieri volanti

Io credo k1palloncino,
qnd sfugge alle mani del suo piccolo amico,
vuole and lontano
portando i suoi sogni e i suoi desideri,
x aiutarlo a far si k s realizzino.
il vento ha portato da me qsto palloncino
e m piace pensare
k1bambino, vedendolo sparire in alto
abbia pensato:vai,coi miei sogni,vola!!
e mi piace pensare k prima o poi
quei desideri si avverino….

Commenti

comments

Cinesi

Io non capisco quelli che ce l’hanno coi cinesi. Ci lamentavamo degli stranieri che “vengono qua a non far niente”, no? E quindi a me personalmente fa piacere che ci siano degli stranieri, che partono da molto lontano e vengono qui a farsi il culo, a lavorare, a impiantare attività. Tanto di cappello. Una volta si diceva appunto che gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Questi invece fanno anche i lavori che gli italiani farebbero. Ripeto: tanto di cappello. E poi ci sono quelli che ci vedono sempre sotto qualcosa di losco e di marcio. Un po’ come quelli che ce l’hanno con gli ebrei perché magari hanno i soldi. Gran brutta cosa l’invidia, capisco che è meglio starsene tutto il giorno al bar a far niente e criticare gli altri invece che rimboccarsi le maniche e spremersi le meningi… Chissà perché se una persona ha successo in famiglia, tra gli amici, nel lavoro… ci deve essere sempre qualcosa di sporco. Eh si, gran brutta cosa l’invidia… per fortuna è un sentimento al quale sono abbastanza immune. A me piace un sacco essere chi sono, il lavoro che faccio, la famiglia che ho, gli amici che reputo tali, la vita che ho fatto, la vita che faccio, il posto in cui abito, la morosa che mi sopporta… perfino il mio gatto rompipalle !!! Tutte cose che mastecard non potrà mai comprare.

Commenti

comments

Rom

Immaginate di vedere una foto, un’istantanea. Siamo in un campo nomadi. Sporcizia dappertutto. Gente che vive come non sarebbe dignitoso lasciarli vivere. Che brutta foto eh? Ci sarebbe da indignarsi. Come è possibile lasciare che delle persone vivano in tale stato? Bisognerebbe fare qualcosa, aiutarli in qualche modo: integrazione è la parolina magica. E invece no, il cinico e un po’ bigotto cittadino medio borghese del cazzo vorrebbe addirittura espellerli. Che ingiustizia, che viltà, che mancanza di amore cristiano. Persino su wikipedia c’è scritto:

Molti organismi di tutela dei diritti umani, nonché studiosi ed esponenti del mondo della cultura, hanno denunciato che nei media italiani l’immagine sociale degli “zingari” viene costruita quasi esclusivamente nel racconto di fatti di cronaca, quasi sempre “nera”, piuttosto che nell’ambito di una discussione sulla tutela di una minoranza etnica riconosciuta dall’ONU, con la rappresentazione dello “straniero lontano da Noi”, dello “straccione” e del “parassita”.

Le istituzioni che si occupano dei rom si trovano spesso ad affrontare il problema di una opinione pubblica ostile, orientata a considerare solo i “dati antisociali” e le “statistiche criminali”, con la conseguenza di individuare nella condizione dei Rom un fenomeno di devianza sociale.Il modello “segregazionista” che ne consegue, che contempla disuguaglianze a livello della sfera pubblica, prosegue l’assenza di una politica di “reale integrazione”.

Ora invece smettiamo di guardare la foto e guardiamo un filmato, anzi guardiamo direttamente la realtà. Ai nomadi piace vivere come vivono. Non gliene frega niente di vivere nello stato in cui vivono. integrazione? E’ una parola vuota, la vera integrazione dovrebbe avvenire con il consenso di entrambe le parti. Se vai e pulisci loro ringraziano, ma se ne sbattono altamente e continuano a sporcare. Anzi si fanno beffe di te, pensando (e dicendo) che sei così cretino da aiutarli. Se gli offri del denaro, dei viveri, dei vestiti, li accettano volentieri, ma una volta finiti i soldi, gli abiti e il cibo sono pronti a fregarti come e più di prima per ottenerne altri. E quindi, ragazzi miei, io (che non ho le virtù di San Francesco), li manderei tutti…a quel paese !!!

Anche qui sento opinioni di gente che coi rom non ci ha mai a che fare. È bello sentenziare parole di perdono e comprensione stando chiusi nei propri asettici posti di lavoro o nelle ovattate camerette. Provate a venire da me in negozio, quando entrano dichiarando apertamente di volerti fottere (“tanto prima o poi ti frego” mi ha detto uno) e tu devi lasciar perdere il potenziale cliente comprante per tener sotto controllo quei loschi figuri, più veloci di un ratto e più infimi di una faina. Io non sono un missionario, non me ne frega niente dei discorsi di perdono. Rubi? Ti meriti la galera, stop, punto. Altrimenti che se li tenessero accampati in giardino tutti gli assistenti sociali o pseudo tali.

Vengono definiti "straccioni"? Beh non mi sembra un insulto, sono loro stessi che vogliono stare così. Parassita? Beh come definireste voi una persona che ha come unico scopo della giornata quello di fottere il prossimo? Io non riesco proprio a capire quelli che si sbattono tanto per difenderli. Posso capire gente, come un ragazzo che conoscevo, don Michele Chiappuzzi, che lo fa con spirito evangelico, ma molto spesso è per ignoranza e cecità. "Poverini, sono poveri, emarginati, disgraziati, e ci sono anche questi cattivoni come il Fabio che gli vogliono anche male.. che ingiustizia…."

Si poi quando li vedo girare col Mercedes, magari il vostro Mercedes che vi hanno appena rubato, ci godo….

Domani vi parlerò di cinesi…

Commenti

comments

Stranieri

Milano: impiegata stuprata da straniero irregolare. Mi rendo conto che fa più notizia se lo stupro è effettuato da uno straniero, perdipiù clandestino, e che quindi i giornalisti ci marciano sopra, fomentando così l’odio razziale, e tutti questi bei discorsi ecc. ecc. e che bisognerebbe aiutarli e volemose bene e tutte quelle belle cose lì. Resta il fatto, cinicamente semplice, squallidamente banale, di uno stupro. Il discorso è questo: se gli stranieri, come è un po’ inevitabile e come i crociati delle frontiere aperte sostengono a gran voce, possono liberamente raggiungere l’Italia, può succedere che arrivino anche dei delinquenti. L’Italia ahimè non è il Paese di Bengodi, e seppur ci siano tanti lavori che, come è risaputo, “gli italiani non vogliono più fare”, non sono infiniti. Non c’è trippa per tutti. E quindi molti di queste persone che arrivano nel Belpaese col sogno di fare un lavoro dignitoso che permetta di vivere e magari per poter mandare qualche soldo a casa si ritrovano invece sulla strada, senza alloggio né lavoro, e magari senza il famigerato permesso di soggiorno. Che fare? Alcuni rinunciano, altri fanno lavori in nero, altri ancora, spinti dalla fame, si gettano nella delinquenza. Io non voglio assolutamente fare di tutta l’erba un fascio, chiedo solo ai soliti paladini del più debole, tipo il mio amico BeatPanic, se loro sono in grado di trovare una soluzione. Anzi prima gli chiedo se riescono a vedere il problema o se non esiste nessun problema. Secondo me esiste: c’è una fascia di criminalità, chiamiamola acquisita, insomma composta da stranieri (prova ne è il fatto che una buona fetta dei carcerati non sono italiani, circa uno su tre, con punte percentuali molto più alte nel nord). Le cause sono le più disparate, ne ho solo citate alcune, ma ce ne sono altre. Per esempio la legge dei grandi numeri ci spiega che percentualmente, data una certa popolazione, è fisiologico che al suo interno ci siano dei delinquenti. Ok, ora che abbiamo individuato alcune cause, qual è la soluzione? No perché nessuno me ne ha fornito una. Se dico di chiudere le frontiere (cosa a cui sinceramente sono contrario anch’io) mi danno del fascista. Se parlo di espulsioni mi danno del fascista. Se parlo allora di maggior prevenzione e maggior dispiego di forze di polizia mi danno del fascista. Se invece dico di non far nulla, piegar la testa e magari anche il sedere… mi danno del pirla. Per contro non ho sentito una e dico una sola proposta alternativa. Nessuna. Ma proprio nessuna nessuna.

Domani vi parlerò ancora dei ROM.

Commenti

comments

Castello Visconteo di Voghera

Finalmente, dopo tanti (ma tanti) (ma proprio tanti) anni di attesa, i vogheresi si sono potuti riappropriare del loro castello. I giorni 17, 18 e 19 settembre 2010 il castello è stato riaperto dall’amministrazione (non cito i vari ringraziamenti, non sto mica scrivendo un volantino istituzionale!!!!).

Venerdi sera c’e’ stato un concerto vocale e sturmentale, sabato mattina l’inaugurazione del parco (ahimè) e il taglio del nastro e poi è stato liberamente visitabile, a gruppi, con la guida. Purtroppo non sono riuscito a trovare il tempo, mannaggia.
 

Sabato sera invece ho potuto assistere all’operetta. Non ne avevo mai vista una dal vivo (solo qualche pezzo in tv) e devo dire che sono stati davvero molto bravi, complimenti!!! La soubrette (Elena D’Angelo) ci sapeva fare sia nel canto che nella recitazione, veramentre brava. Il comico (Umberto Scida) dava quel tocco, quel filo che legava tutte le varie sceneIndispensabile direi, e ci sapeva molto fare. Potrei dire che mi ricordava il giovane Alberto Sordi, e prendetelo come un grosso complimento. Il soprano (Melitta Lintner) aveva una scala vocale molto ampia (infatti l’hanno definita acutista o qualcosa di simile). Brava di certo, ma non è il mio genere. D’altronde la mia non è certo una critica fatta con cognizione, io sono assolutamente ignorante in materia, sto solo esprimendo i miei gusti bifolchi. Il tenore (Mauro Pagano) ha anch’esso una voce notevole e il maestro di pianoforte (Angiolina Sensale) accompagnava in modo impeccabile ogni momento. Davvero una bella serata.

Domenica invece c’erano le bancarelle in via Cavour, che andavano a sommarsi al cosiddetto "Mercatino Europeo" di viale Marx. Il castello era aperto per le visite e per tutto il giorno c’è stata la rievocazione storica: figuranti in costume, arcieri, esibizioni, danze, ecc.

Non mi sono potuto godere niente di tutto questo, ma sono altrettanto felice: avevo il negozio aperto e avevo un sacco di gente. Magari poi non compravano in tanti, ma è naturale quando ci sono queste manifestazioni, la gente va per gironzolare e non per fare acqusiti. Però sono sempre stati soldini che altrimenti non sarebbero entrati nel cassetto, e un mucchio di gente ha visto il negozio. Quindi decisimente positivissimo!!!

Commenti

comments

Fatti miei

Ora vi annoierò con una manciata di fatti miei, raccontandovi cosa ho fatto nell’ultimo periodo: è stata l’estate più "vogherese" della mia vita, se penso a quando sparivo dai primi di giugno fino a fine settembre… Il negozio l’ho chiuso a fine luglio e l’ho riaperto ai primi di settembre. Molto spesso ad agosto ero a Voghera, sia x lavoro che per altro. Che estate è stata?

L’estate di Rapallo, dove sono stato parecchie volte quest’anno, sia per weekend che per una quasi-settimana di mare. Bello, da star proprio bene. L’estate della sfilata dei Malaspina: eh si, quest’anno mi hanno convinto a fare il figurante. L’estate dei Piani del Lesima e de L’Angolo di Varzi, dove sono stato parecchie volte. L’estate della chiavetta Vodafone, che funzionava male, ma sempre meglio della chiavetta Tim, che a sua volta era comunque meglio di quella Tre. Purtroppo il problema non sta nelle chiavette, né nelle compagnie telefoniche, è che a Brallo viaggiano lentissime…L’estate in cui ho modificato il mio lavoro estivo (scusate il gioco di parole) all’insegna di "…vanno pagati a Fabio". E’ stata una bella estate, mi è piaciuta. Ma non sono ancora pronto alla stagione autunnal-lavorativa, stanno meglio quelli che non fanno nulla…

E mentre sono qui che scrivo, ancora una volta mi chiedo cosa farò da grande e non ho una risposta precisa, ma in fondo poco mi importa, so che il futuro sarà bello, perchè io sarò anche introspettivo e malinconico, ma sono un maledetto inguaribile ottimista. E poi i fatti mi hanno sempre dato ragione. In questo momento è venerdi sera, sto ascoltando Benny Benassi su YT e sto sognando di essere a Londra per un giorno, per andare a piedi dal campo del Chelsea fino a quello dell’Arsenal, per attraversarla tutta. Oppure a Parigi, dalla Bastiglia alla Torre. Che bella la musica di Benny, mi da una carica pazzesca. E da domani sarò pronto x altre sfide, per scoprire cosa farò in questo autunno, in questo inverno, nel 2011, nel 2014, fino al 2194. Dopo esco, magari vado al Baito che pare stasera, oppure al Moma domani, una delle due. Domani c’è anche l’operetta al castello di Voghera, deve essere interessante, magari ne farò una recensione.

Beh credo di avervi annoiato abbastanza, ora vado, nuova vita a tutti.

Commenti

comments

Grande distribuzione organizzata

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Ventiduesima puntata

In Europa, ipermercati, supermercati e superstore stanno registrando un aumento delle quote di mercato dei prodotti tessili e d’abbigliamento. Il peso del fatturato è pari al 10% circa e aumenta all’aumentare della superficie complessiva. L’ipermercato vende prodotti non alimentari banalizzati, con contenuta componente moda ed a prezzi competitivi. Sono in aumento inoltre i marchi commerciali.

Nel caso dell’Italia, l’ipermercato realizza una quota di mercato di prodotti d’abbigliamento relativamente modesta. In Francia, Paese in cui la formula dell’ipermercato è stata ideata e ha raggiunto il massimo sviluppo, la quota di prodotti di moda canalizzata da questo formato di punto vendita è decisamente superiore.


In tutti i centri della GDO ci sono reparti moda

La grande distribuzione organizzata è caratterizzata dalla vendita a libero servizio, che non è opportuna per alcune categorie merceologiche, per le quali è necessario un servizio di vendita assistita. Per esempio, le quote di mercato del capo spalla e dei capi formali sono irrisorie negli ipermercati, perché i consumatori desiderano un elevato livello di servizio personalizzato. Al contrario, le quote di mercato canalizzate dalle grandi superfici despecializzate di calze, intimo basic, capi informali basic, tutti prodotti di marca banalizzati, sono in continua crescita nei grandi punti vendita a libero servizio.


MATRICE SWOT
Utili Pericolosi
Interni La formula del libero servizio fa diminuire i costi. Orari di apertura prolungati Personale di vendita non qualificato.
Assenza di marche prestigiose.
Esterni Nuove aperture per questo canale di distribuzione  Saturazione dei mercati

Commenti

comments

Page 111 of 174

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén