fabiotordi

(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Fiore

Perchè il mio cervello viaggia sempre a mille all’ora? Non riesco a smettere di pensare. E’ un turbinio di flash che si accavallano. Qualcosa che mi sfugge? No, non credo. Solo la mia velocità di pensiero che a volte supera il 100%. Che caldo, se c’è una cosa che non sopporto è il caldo, l’umidità, mi dà un fastidio insopportabile. Strano Luglio, ormai da tanti tanti anni sono abiutuato ad avere il negozio chiuso. I primi anni ho provato a tenere aperto in questo mese, ma con scarso successo. Negli anni successivi chiudevo a fine Giugno per poi dedicarmi all’avventura estiva di gestire il bar Castello Malaspina. Da qualche anno non lo apro più io, ma il negozio lo chiudo lo stesso, perchè non rende…faccio dell’altro. Quest’anno ho fatto un esperimento: apro solo il venerdì e sabato, e nei rimanenti giorni mi industrio nel fare dell’altro, ritagliandomi comunque un sacco di tempo libero. Però mi fa strano essere a Voghera, "vivere" il Luglio in questa cittadina che mi ospita da tanti anni e che ormai sento mia.

Ma fa parte del mio sperimentare, mi piace inventare, scoprire cose nuove, provare nuove strade. A volte cercando le idee più strane, a volte imboccando le strade più ovvie. A volte seguendo i consigli di chi mi sta vicino. Perchè, anche se magari non lo dimostro, mi fa piacere quando qualcuno mi dà dei consigli, perché è uno splendido modo di dimostrare amicizia, affetto e amore. Eh già, io sono criticone di natura e subito trovo le controindicazioni, vedo i problemi, sembra che non accetti lo sforzo di chi mi vorrebbe aiutare. Ma poi ci penso più o meno seriamente e se un’idea mi pare valida, o perlomeno percorribile, ci provo.

Che bella che è la vita. La verità è che le cose più vere sono sempre quelle che sembrano più banali, e quindi anche quello che ho appena scritto può essere tacciato di parer amorfo, anodino, insignificante, insipido, abusato, comune, brutto, impersonale, insulso, irrilevante, irrisorio, mediocre, modesto, ovvio, pedestre, piatto, povero, prosaico, scialbo, scontato, squallido, superficiale, trascurabile, anonimo, artigianale, semplice, usuale, normale, di poco conto, piccolo, convenzionale, dozzinale, grossolano, ordinario, prevedibile, semplicistico, trito, triviale. Ma è, semplicemente, quello che penso.

E quando sono solo, davanti a questa tastiera, a volte, come ora, le dita scorrono veloci. Non sanno neanche loro cosà andrò a scrivere e io lo so ancor meno. Ma è una cosa che mi piace, buttare su carta, pardon su computer, i miei pensieri alla rinfusa. Chissà perchè, chissà come mai ho quest’ambizione di voler scrivere un blog. Cosa vorrò mai dire? Narcisismo? Solitudine? Egoismo? Non lo so, però mi fa piacere che voi, 40 manzoniani lettori mi seguiate, anche fosse solo per dire "chissà che pirlate avrà partorito oggi". Però è bello avere dei riscontri, sapere che ci siete. Me lo dite quando vi incontro di persona, via email, nei commenti, negli sms. Complimenti e critiche (che sono comunque una velata forma di complimenti). Vi annoio? Pazienza, come ho scritto penso altre volte: "Vendere o no non passa tra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso" (Guccini, ovviamente).

Chiudo e vado a nanna, a vivere un’altra giornata. Stavolta nei sogni, e come sempre in compagnia della persona a cui dedico questo fiore. E’ già suo, è stato il primo che le ho regalato. Quanti bei regali ci siamo fatti. No, non sto parlando di quelli, sto parlando di momenti, foto, promesse, baci, canzoni, risate, tenerezze, sorrisi, sguardi, pensieri, sogni, barzellette, discorsi, giochi, immagini, parole. Già, e pensare che io prima non credevo alle parole. Alle sue ci credo, anzi di più, dire "ci credo" fa sembrare quasi che potrei non crederci, ma sarebbe come non credere al mare o alle nuvole, alla neve o al sole. Buonanotte a tutti.

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Un tizio che conosco

Poco più di anno fa, un tizio che conosco mi ha chiesto un prestito. Non è propriamente un mio amico, ma lo conosco perchè ha la casa dalle mie parti, e conosco anche la sua famiglia. Non era una grande cifra, e mi ha fatto un suo assegno come garanzia, da incassare dopo qualche giorno. Quando sono andato alla mia banca, la sorpresa: assegno scoperto. Ho atteso ancora qualche giorno, per dargli magari il tempo di rientrare e poi mi sono recato presso la sua banca. Per poco non mi ridevano in faccia. Appena hanno visto il nome mi hanno subito detto che non c’era nessuna speranza di portare a casa i miei soldini.

Come ho detto la cifra è quasi irrisoria, ma questa storia ha rafforzato la mia convinzione che il modo migliore di perdere un amico è quello di prestarlgi i soldi. In vita mia, quando ho prestato una cifra più alta di quella per pagare un panino al bar, non mi è stata quasi mai restituita. O conosco solo dei perdaballe, oppure l’animo umano è fatto così: cercare di fottere il prossimo.

Il fatto è che io vivo benissimo. Magari un po’ più disilluso, ma questo non può farmi che bene. Lui invece vive male. Una volta l’ho incontrato in giro, mesi fa, e si è profuso in incredibili scuse dicendo che mi avrebbe saldato al più presto. In questi giorni invece due episodi mi hanno proprio dato da pensare. Qualche giorno fa lo incrocio in Via Emilia. Lui da lontano ovviamente mi vede, e non trova di meglio da fare che mettersi a guardare le vetrine della profumeria Limoni. Adesso, con tutto il rispetto di Limoni, ma che cavolo c’è da guardare (per un uomo) in quella vetrina per due minuti buoni?? Ha ha che ridere. E stamattina, stavo attraversando al semaforo, sempre a piedi, quando lui mi vede, cambia direzione e fa il giro dell’isolato per non incrociarmi. In questi casi mi verrebbe voglia di chiamarlo, oppure di fare il giro opposto per incrociarlo ancora, ma poi scatta in me una strana sensazione: io vado dove voglio, a testa alta. E’ lui quello che si sente così meschino da dover abbassare lo sguardo o cambiare strada. Per pochi euro. Che amarezza. Oggi non sapevo se ridere di gusto o ridere amaro. Alla fine quello che sta peggio… è lui.

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La cosa più importante

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Mille farfalle

Mille farfalle volando han formato il tuo viso nel cielo
Con le loro livree colorate han dipinto il tuo sorriso
Con le loro ali in movimento han creato i tuoi capelli
Mille farfalle ho liberato per disegnare il tuo ritratto
Lo guardo e sorrido pensando a te che sei speciale
Ma bramo il momento che ti potrò di nuovo abbracciare

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Modesto, California: servirebbe a tutti noi un Derek

È passato un anno. Come inizio di un post può sembrare banale, ma tutto ciò che riguarda noi non è per niente banale. Che strano stupendo anno. Passo dopo passo ti ho conosciuta sempre più, e ogni volta che scopro qualcosa di te mi si gonfia il cuore, perché capisco che esserino meraviglioso sei, e perché capisco che quello che ho provato subito per te era la cosa giusta. Perché ti amo, e ti amo sempre più, ogni istante. Mi hai dato tanto. Io posso magari aver fatto più cose nella vita, come dici tu, ma tu sei riuscita ad insegnarmene ancora tante. E tante ancora me ne ha insegnate lo stare con te. Siamo cresciuti insieme in questo anno. È stato veramente formidabile: ci siamo conosciuti sempre più, e ci siamo piaciuti sempre più. A volte accorgendoci che sotto certi aspetti siamo identici… e ci piace un casino esserlo. A volte scoprendo cose belle l’uno dall’altra o viceversa. A volte scoprendo le nostre diversità, ma rispettando le idee dell’altro, anzi cercando di trasformarle in punti di forza. Ci siamo divertiti tantissimo, stiamo proprio bene insieme. Ti ho visto piangere, mi hai visto piangere. Abbiamo fatto lunghissime chiacchierate, parlando di facezie e criticando tutti quelli che passavano davanti, per poi parlare di noi, dei nostri problemi, dei nostri dubbi, delle nostre idee, speranze, del futuro. Siamo due sognatori, abbiamo cominciato subito a fantasticare, senza problemi, senza false reticenze, ma, come sempre, coi piedi per terra. Ricordi? La favola coi piedi per terra. Dai, perché la nostra è una favola, non c’è altra spiegazione. Ho imparato tante cose in questo anno. È fantastico quando ti preoccupi per me. Lo so che sto dicendo frasi che sembrano a caso, ma, come sai, mi piace perdermi nei pensieri… e se nei pensieri ci sei tu mi affiorano mille ricordi: è difficile riuscire a scriverli con un senso logico. Sei forte sai? Affronti la vita con grinta, anche quando la vita sembra che ti riservi solo amare sorprese. E mi dà una grande soddisfazione quando ti lasci aiutare, mi riempie d’orgoglio. Perché, lo sai, io credo in te e so che ti meriti solo cose belle, ma non per strani motivi di rivincite sulla sfortuna (io credo poco a queste cose, anche se un pochino ci credo), ma perché, semplicemente, te lo meriti. Perché ti impegni nelle sfide, e perché sai vincere con coraggio le tue paure. D’altronde, chi ha paura deve aver coraggio; a chi non ha paura che gli serve il coraggio? Ma cavoli quante cose abbiamo fatto, in un solo anno. E ti ricordi quando elencavamo tutte le cose fatte nei primi 100 giorni, come fanno i politici? Sembravano già tantissime. E poi hai quella capacità di capirmi… forse è la tua dote, magari inutile per il resto del mondo, ma più straordinaria. Per il motivo che è una cosa che mi risulta molto difficile riscontrare negli altri. Chi mi sta vicino, i miei amici, mi capiscono, ma ognuno di loro ha in mente un Fabio diverso. Tu, come pochi altri, hai saputo individuare tutte le sottili sfaccettature che mi rendono uno, o forse nessuno, o forse centomila. Sei fantastica quando ridi, hai una risata contagiosa. Quando invece mi guardi coi tuoi occhioni spalancati e si sente tangibile il tuo amore verso me, beh, te l’ho detto, fatico ogni volta a trattenere una lacrima che mescola commozione, orgoglio, ma soprattutto amore. Ci siamo fatti delle promesse, e non c’è giorno che non me le ricordi, e sono fiero e felice di averle fatte, e sono felice e fiero che tu le abbia fatte. E ogni bacio che mi dai è un premio, ogni momento passato con te un onore. E anche quando non sei con me la vita è bella, perché so che sei lì, da qualche parte. E poi mi piace un sacco come siamo, coi nostri difetti, i nostri discorsi, le sorprese che ci facciamo. Mi piace quando ci prendiamo in giro, quando mangiamo la pizza, quando guardiamo i cartoni. Quando stiamo seduti sul tuo gradino, o in macchina a girare senza meta. Quando mi guardi. Quando ti guardo e resto abbagliato, e anche se fossi (anzi “anche se sono”, usiamo pure l’indicativo presente) in mezzo ad un mare di gente non vedo che te… tu te ne accorgi, ricambi lo sguardo e mi sorridi. Nessun pittore potrebbe disegnarlo, nessun musicista trarne una melodia, nessun poeta saprebbe imbrigliarlo in versi… sarebbero solo lontane imitazioni. Il grafico della mia vita ha un punto di discontinuità: il 10 luglio 2008. Io sono sempre io, faccio le stesse cose, penso nello stesso modo. Ma la mia vita è diversa, è passata dal bianco e nero al colore, e se non posso ringraziare te per questo, perché parrebbe banale (seppur vero), ringrazio allora Dio per averti messo nella mia vita. (E aggiungo: e guai a chi me la tocca, vi spezzo le braccine e le do da mangiare al mio ferocissimo gatto Milli, lo scrivo qui pubblicamente, poi non dite che non vi avevo avvertito)

So che molte coppie pensano di essere coinvolte in una storia così speciale come nessun’altra al mondo ("So che è successo già…"), ma anche io ho questa presunzione, anzi questa certezza. E tu anche. E poi siamo belli, punto e basta. In pratica non abbiamo neanche mai litigato, solo qualche incomprensione, qualche piccola cazzata, dovuta di solito principalmente al fatto che ci teniamo tanto l’uno all’altra che…
Quindi, diciamolo: siamo i migliori, e soprattutto i più modesti, come sempre. Quindi pensa te cosa combineremo negli anni successivi che ci aspettano… mamma mia non oso pensarci, visto che sono così tanti, faremo dei disastri… Quello che so, e che tu sai, è che io ci sarò. Sempre. E so anche, come lo sai tu, che tu ci sarai. E questo è fantasmagorico.
E poi, e poi, e poi, potrei riempire pagine e pagine su di te, su di me, su di noi, ma il mio scopo non è tediare i miei lettori che magari amerebbero argomenti più ameni. D’altronde, ti scrissi che: non so e non m’importa se tu sia o non sia una principessa; quello che so è che tu sei la MIA principessa. Ricordi il vecchio Ludovico Van? Eternamente nostri.
Dunque… che ti amo da matti te l’ho già detto, quindi posso terminare, ti saluto, ciao e, soprattutto: Ave Galaxar!

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E lasciatemi divertire!

Tri, tri tri
Fru fru fru,
uhi uhi uhi,
ihu ihu, ihu.

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente.

Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche,
Sono la mia passione.

Farafarafarafa,
Tarataratarata,
Paraparaparapa,
Laralaralarala!

Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la… spazzatura
delle altre poesie,

Bubububu,
fufufufu,
Friù!
Friù!

Se d’un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?

Bilobilobiobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù,
U.

Non è vero che non voglion dire,
vogliono dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.

Aaaaa!
Eeeee!
liii!
Qoooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovinotto,
diteci un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con cosi poco
tenere alimentato
un sì gran foco?

Huisc… Huiusc…
Huisciu… sciu sciu,
Sciukoku… Koku koku,
Sciu
ko
ku.

Come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate
in giapponese,

Abi, alì, alarì.
Riririri!
Ri.

Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi, è bene che non lo finisca,
il divertimento gli costerà caro:
gli daranno del somaro.

Labala
falala
falala
eppoi lala…
e lala, lalalalala lalala.

Certo è un azzardo un po’ forte
scrivere delle cose così,
che ci son professori, oggidì,
a tutte le porte.

Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!

Infine,
io ho pienamente ragione,
i tempi sono cambiati,
gli uomini non domandano più nulla
dai poeti:
e lasciatemi divertire!

(Aldo Palazzeschi 1910. Grazie a Elisa per la segnalazione)


Henri Rousseau – La guerra – 1894 – Parigi, Musée d’Orsay

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I cinesi non muoiono mai

Quando ho sentito parlare di questo libro, e soprattutto quando ho sentito chi era uno degli autori, quel Riccardo Staglianò di cui avevo già letto “L’impero dei Falsi”, non ho esitato a comprarlo. Il libro è molto leggibile, come al solito, è interessante e fa capire molte cose. Sfata tanti luoghi comuni sulla comunità cinese in Italia, spiega il motivo e la natura di certi comportamenti che a noi paiono strani e fa capire tante cose. Svela ciò che accomuna e ciò che differenzia i cinesi dagli italiani e i cinesi stessi al loro interno. Perché noi siamo abituati a pensare i cinesi come un unico popolo, ma se pensiamo alle differenze che talvolta ci sono tra gli italiani, pensate a quelle che ci possono essere in un popolo composto da più di un miliardo di persone: non parlano neppure la stessa lingua!
Se volete capirne di più sui Cinesi in Italia, leggetelo, ve lo consiglio caldamente. Dove lavorano, come lavorano, la religione, il gioco d’azzardo, la cultura, i sogni, le prospettive, le seconde generazioni… tutto è svelato in questo libro. E finalmente anche voi potrete scoprire il perché… i cinesi non muoiono mai.
 

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Filmografia recente

The Others. Mi è abbastanza piaciuto. L’inizio è promettente, Nicole Kidman sempre bella e bravissima. Ad un certo punto la storia si affievolisce e perde, secondo me, un po’ di tensione. Ma poi il finale è molto bello. Bravi. Non è il solito film di poltergeist o di fantasmi o roba simile. Anche se, a posteriori, mi ricorda un altro film e non vi dico quale altrimenti se non l’avete visto vi rovino a sospresa.

Z la formica. Carino, ma non imperdibile. Pochi momenti comici e storia abbastanza scontata.

Al cine ho visto Angeli e Demoni. Ben fatto, è abbastanza fedele al libro anche se, per ovvie esigenze ha subito diverse sforbiciate rispetto al libro. D’altronde Dan Brown è una mitragliatrice di parole e un pozzo di fantasia, stargli dietro per Hollywood risulta impervio. Cmq godibile.

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Ruolo dell'industria e dei grossisti

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Decima puntata

La nascita e lo svilupparsi di nuove tendenze interessa sempre più anche e soprattutto le imprese industriali. Quelle che non si adegueranno all’evoluzione in atto in maniera concreta e propositiva, potrebbero venirsi a trovare in una situazione di grande vulnerabilità visto che i rapporti di forza tra sistema produttivo e distributivo continueranno a sbilanciarsi a favore di quest’ultimo. Un processo molto utilizzato dalle imprese è quindi l’integrazione a valle, con l’apertura di punti vendita, grandi e piccoli che siano, gestiti direttamente. I principali fattori che inducono le imprese ad integrarsi a valle sono (E. Sabbadin, “Vertical branding e innovazione dei format distributivi”, Università degli Studi di Parma 2004): comunicare il valore della marca, servire nuovi segmenti di clientela, avere una relazione diretta col consumatore, superare l’arretratezza della distribuzione indipendente, utilizzare i punti vendita come laboratori di marketing, ridurre i costi di distribuzione, internazionalizzarsi, sfruttare il prestigio dato dai negozi in vie importanti, difendere il valore della marca dalla contraffazione, raccogliere informazioni sulla clientela.

Con il sopravvento della grande distribuzione e della distribuzione organizzata, del franchising, della vendita diretta da parte del produttore (negozi di proprietà monomarca, corner nei grandi magazzini, angoli presso punti vendita di media grandezza), si ridimensiona la figura del grossista, anche se la sua funzione resta insostituibile visto che altri se ne devono fare carico (stoccaggio, dilazioni di pagamento, forniture e consegne su richiesta, servizio, ecc.); il grossista perde progressivamente il suo ruolo istituzionale, cioè di essere a disposizione di un dettaglio polverizzato (piccoli dettaglianti e ambulanti). Per il futuro è difficile dire se il grossista sarà una figura destinata ad essere soppressa, certamente però non lo sarà il suo ruolo fondamentale. 

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Non ci credo!

Non credo nei prestiti: quando presti qualcosa, fa’ che non sia molto importante, perchè molta gente non ritiene così importante il prestito e non te la restituirà. Quindi mai prestare soldi, specialmente ad un amico: è il metodo milgiore per perdere l’amico.

Non credo nelle assicurazioni: quando c’è da pagare il premio sono bravissimi e ti lisciano, cercando di ingabolarti, poi quando si tratta di pagare ti fanno notare gli asterischi e le righe piccole…e ovviamente non ti pagano mai.

Non credo nella pensione. Sono conscio del fatto che se un giorno ci arriverò, non mi basterà di sicuro per sopravvivere e quindi inutile farci affedamento.

Non credo nelle superstizioni: tutte cazzate e quindi mi diverto a fare l’esatto contrario. E poi è così divertente vedere le reazioni degli altri….

Non credo all’oroscopo. Tutte cazzate… pensate che a volte lo legge anche mia mamma !!! Non ho parole…. la fine del mondo è vicina!

Non credo alle taglie dei vestiti. Vedi questo post.

Non credo ai Testimoni di Geova. Cioè, non è che non ci credo, ma non me ne frega niente. Vi prego, quindi , di non insistere

Non credo nelle banche: sono quasi perfide come le assicurazioni, quindi cercano sempre e comunque di metter… di spillarti dei soldi facendoti anche credere che lo fanno per il tuo bene. Poi, ovviamente, se hai i soldi te li prestano, se non ce li hai… col cazzo che te li prestano.

Non credo nei metronotte.

Non credo all’impossibile. Talvolta i sogni, anche impossibili, si avverano.


Andy Warhol – "Gianni Agnelli" – 1972

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27 marzo 1994

Che bei ricordi… Era il 1993 quando la politica italiana veniva stravolta: erano spariti o ridimensionati i vecchi partiti, spazzati via dal terremoto delle inchieste di Tangentopoli. Si repirava un profumo nuovo nell’aria. Avevo vent’anni, nel 1992, diciottenne, avevo scelto la Democrazia Cristiana perchè mi pareva la meno peggio. Nell’autunno 1993 ero confuso: non sapevo chi avrei votato nelle successive determinanti elezioni politiche della primavera del’anno successivo, dovute al fallimento della XI legislatura della Repubblica Italiana dove, dopo Amato, avevano dovuto ricorrere come traghettatore al "tecnico" Ciampi, governatore della Banca d’Italia.
Uno dei personaggi del momento era Mariotto Segni, promotore di referendum per abolire il sistema proporzionale. Chi votare? I vecchi partiti avevano deluso. A sinistra c’era il vecchio PCI che si era cambiato nome in PDS. Ma si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Facevo il primo anno di università e, tra giovani si che volevano teneri informati, era una scelta sentita, visto che tutti i media parlavano di passaggio verso una "seconda repubblica".

Ero quasi convinto di votare Lega. Con tutti i suoi difetti e le sue contraddizioni alla fine rimaneva il partito che più si avvicinava alle mie idee. Era un movimento salito alla ribalta nei primi anni ’90, che stava prendendo una propria maturità politica. Poi, la svolta. Verso fine anno Sivio Berlusconi sgancia la bomba: fonda un partito. Incredibile. Non ho perso un minuto: appena a Voghera ha aperto un "Club di Forza Italia" in via Emilia mi sono immediatamente iscritto.

Non mi perdevo una diretta, un articolo di giornale. Alcuni li conservavo. Avrei voluto andare al forum di Assago per una mega convention a febbraio, ma proprio in quel periodo mia mamma si ruppe una gamba in malo modo e quella domenica dovetti stare con lei, visto che si muoveva su sedia a rotelle. Arrivammo alle fatidiche elezioni del 27 marzo 1994. A dire la verità si votava sia il 27 che il 28.

Ero rappresentaante di lista, in tutte e 5 le sezioni del comune di Brallo. Ovviamente non avrei potuto assistere a tutti e 5 gli spogli. Alla fine ho scelto di andare a Corbesassi, in quanto mi avevano chiaramente fatto capire che sarebbero stati celeri, e poi Brallo. Non avevo auto, in quanto la mia scalcagnata Talbot Samba era in panne definitivamente e non avevo ancora preso la mia mitica Fiat Tipo. Quindi utilizzavo la 500 di mia mamma, scomodissima, tenuta insieme col ramino, senza un sedile, coi fari bassi, con pochi freni e ogni gomma diversa dall’altra. Alla sera, poco prima della chiusura dei seggi, ero a Corbesassi. Presidente di seggio era Gimpi. Ricordo che c’erano Ciccio e Ciano come scrutatori. Non posso scrivere qui le cose che succedevano… diciamo che sono cose che succedono nei seggi (anche se l’opinione pubblica non lo sa e le forze dell’ordine fanno finta di niente), ma in quel seggio succedevano "di più". Che ridere. Cavoli peccato che non le posso scrivere. Poi sono corso a Brallo. Per due giorni avevo avuto da ridire col presidente di seggio che sosteneva che io non potessi entrare nel seggio col mio pataccone di Forza Italia appuntato orgogliosamente sul petto. Io ovviamente non me lo sono tolto neanche per un minuto e alla fine avevo ragione io (hehehehe).

Forza Italia e Lega (ovvero il Polo delle Libertà) avevano vinto le elezioni (ricordo che al nord FI era alleta con la Lega, mentre al centro sud con Alleanza Nazionale nella coalizione di Polo del Buongoverno. Ah mi stavo dimenticando che c’era anche il partito di Costa, non ricordo il nome, e quello di Casini e Mastella, il CCD).

Dopo che ho ottenuto i dati definitivi di tutte e 5 le sezioni sono corso in piazza, e dalla cabina (non c’erano i cellulari !!!) ho chiamato Tony per comunicargli i risultati. Che notte quella notte. E il giorno dopo son tornato a Voghera per brindare in sede.

E poi ci sono state le europee, ma lì ero scrutatore, e il successo è stato ancora migliore. Poi c’è stato il tradimento della Lega e la caduta del governo. Per colpa di Bossi&C. ci siamo dovuti pappare il governicchio di Dini e soprattutto poila vittoria del professor Prodi nel 1996.

Ma la storia poi ha dato torto a Prodi e quelli come lui, e per fortuna la Lega si è ravveduta.

Cosa c’entra l’immagine? Il 27 marzo 1994 è uscito il numero 2000 di "Topolino"

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Qualche centrimetro in più

Questo post mi attierà delle antipatie, ma devo farlo:

sono stufo di tutte quelle donne che passano e dicono: "Pensate solo alle donne magre, avete tutte le taglie piccole, guardate che al mondo ci sono anche quelle come noi, con qualche centimetro in più, voi invece pensate solo che esistano quelle magre".

Ora vi rispondo una volta per tutte: care amiche, se veramente fossero tutte magre, finirei subito le taglire piccole, no? E invece come mai le prime a finire sono sempre le taglie grandi… come mai???

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La Casta

Anche io sono uno di quelli che hanno letto "La Casta", il celeberrimo libro di Rizzo e Stella. A dire la verità ho letto la versione aggiornata, quella con il sottotitolo "e continuano a esserlo".

Beh per prima cosa c’è da dire che è un libro che ti fa... diciamo… incazzare come una biscia incazzosa. Per fortuna siamo italiani, e siamo più o meno abituati, altrimenti dopo un libro così ci sarebbe stata la rivoluzione, stile Ceausescu in Romania. Ogni singola riga di quel libro parla di sprechi, di furti legalizzati e cose simili. Come li definireste gli stipendi dei politici, ad esempio quello del presidente della provincia di Bolzano che è più alto di quello del governatore del Texas? E tutte le furberie, le mangerie. Legali, per la carità, ma che problema c’è: le leggi le fanno loro! Mica rubano, che bisogno c’è, basta fare una leggina che concede, che so, una pensione, un aumento di stipendio, un’agevolazione, ecc. E il gioco è fatto.

Non leggete assolutamente questo libro, fate come gli struzzi e tenete la testa sotto la sabbia, altrimenti ci sarà la revolución!

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Concept store

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Nona puntata

Quando mi è stato chiesto come avrei progettato i nuovi negozi per Mandarina Duck il mio primo pensiero è stato quello di non disegnare nulla, ma di interpretare. Non ho disegnato, ho usato sette volumi per dare forma all’ambiente .
(Angelo Micheli, architetto e designer, da M. Vercelloni, “Concept Store”, Interni n. 45, 29 febbraio 2008)

Oltre a quelli classici ed a quelli di più recente sviluppo, si stanno sperimentando nuovissimi modelli di distribuzione al dettaglio, i cosiddetti concept store. Sembra che il mondo della moda sia quello più avvezzo alla creazione di punti di vendita che vadano oltre il semplice "luogo di acquisto" per il consumatore. E questo, probabilmente, è dovuto alla maggiore capacità nel declinare nuovi "concetti" di consumo o di acquisto dei propri prodotti (che, a loro volta, sicuramente si prestano con una certa facilità ad un utilizzo "atipico" di modalità espositive). Ecco alcuni esempi (A. Fossati, seminario “Prevedere ed interpretare i trend di consumo”, Università di Pavia, 2007-2008 e “Il negozio è futuribile”, Nexfuture n.4 supplemento a GDOWeek ) : alcuni sono innovativi nei prodotti venduti, altri nella formula della vendita, altri ancora nella presentazione, nella location, e via dicendo.

  • Temporary Shop. Si tratta di un "negozio temporaneo". Ossimoro delle tendenze del marketing moderno, è un negozio che occupa per un periodo di tempo predeterminato e limitato (si va da pochi giorni a qualche mese) uno spazio in zone altamente rappresentative. L’obiettivo dichiarato è quello di creare l’ "evento" e di giocare sulla curiosità indotta dalla limitatezza. A Treviso nel novembre 2005 ha aperto “Loft”, un negozio temporaneo per la vendita di stock delle collezioni autunno inverno.
     
    Negozio temporaneo a Milano. Il quadrante sulla vetrina riporta il tempo che rimane prima della chiusura
     
  • Change Shop. Negozio trasformista che cambia faccia più volte al giorno: alimentari alla mattina, abbigliamento al pomeriggio e wine bar alla sera. Il negozio è sempre lo stesso, ma cambiano prodotti, servizi, arredi e ambientazioni come quinte teatrali.
  • Fusion Shop. Negozio confuso, che fonde e confonde insieme stili, ambienti, prodotti e servizi, articoli di lusso e articoli a prezzi stracciati.
  • Insperience Shop. Negozio interiore che esalta il soft individualismo del futuro. La definizione corretta è “life coaching”, un luogo dove ci siano gli strumenti per sviluppare il potenziale e le competenze del cliente.
  • Credit Shop. Negozio che vende esclusivamente a rate.
  • Support Shop. In questi tempi in cui la complessità della vita aumenta e il tempo diventa un bene sempre più prezioso, questo negozio offre prodotti e servizi che semplificano la vita. Un esempio di outsourcing personale.
  • Secret Shop. Negozio o ristorante difficilmente localizzabile o raggiungibile. Sfrutta il fascino del segreto e dell’esclusività.
  • Consumer Shop. Il negozio consumerista fatto dai consumatori per i consumatori. In Italia c’è Bem Vivir . Un luogo per fare gli acquisti collettivi con la formula dell’abbonamento e ritiro spesa. Un luogo autogestito che accorcia la filiera e crea un’alleanza fra consumatori e piccoli produttori di alta qualità. Ogni prodotto è accompagnato dall’etichetta del prezzo sorgente dov’è indicato il prezzo di acquisto al produttore e quello di vendita al consumatore.
  • Casinò Shop. Negozio in cui il cliente fortunato può ricevere la merce in regalo o sottocosto. Nell’ultimo periodo è avvenuta una proliferazione, anche in Italia, di siti internet (ad esempio YouBid o Bidplaza ) che “vendono” prodotti a prezzi irrisori tramite questa formula: ogni utente offre una cifra, solitamente molto bassa per il prodotto selezionato. Al termine delle offerte si aggiudica l’oggetto chi ha fatto l’offerta unica più bassa ovvero chi risulterà l’unico offerente per la cifra proposta, la quale dovrà essere allo stesso tempo la più bassa offerta. Come guadagnano i venditori? Ponendo un prezzo da pagare per fare le offerte. In questo modo raccolgono cifre che vanno a coprire i costi dell’oggetto e lasciano un certo guadagno, che dipenderà dal successo dell’iniziativa.

      I siti di aste al ribasso puntano sulla voglia di azzardo del cliente
  • Luxury Centers. In alcune località del mondo stanno aprendo questi luoghi dove poter acquistare articoli di moda di stilisti internazionali: dall’abbigliamento ai gioielli, fino agli oggetti d’arredamento. In questi centri del lusso i facoltosi clienti possono trovare il meglio della grande moda con tutta comodità. I primi esemplari di questi supermercati del lusso stanno sorgendo nelle località emergenti, come la zona delle Tigri Asiatiche, la Cina, l’India e la Russia. A Mosca per esempio ha aperto i battenti nel 2007 il Lotte Plaza, di proprietà di una compagnia sudcoreana che ha investito oltre 400 milioni di dollari in questo paradiso per i shopaholics (Neologismo della lingua inglese, che indica le persone che hanno sintomi di acquisti compulsavi spinti da un istinto irrefrenabile. In Italia è definita “febbre da acquisto” e, nelle forme più gravi, è una patologia studiata e curata al pari di altre patologie compulsive) di otto piani dove sono presenti i punti vendita di stilisti come (tra gli altri) Prada, YSL, Gucci, D&G, Jimmy Choo, Miu Miu, Mulberry, Balenciaga, Chloe, Baccarat, Emanuel Ungaro, Nina Ricci, Sergio Rossi, Plein Sud, Paul Ka, Les Copains, J Lo, Zara e molti altri.

    Il Lotte Plaza di Mosca

Volendo si potrebbe proseguire, cercando di classificare molti altri nuovi formati di vendita. In realtà ci si può limitare a dire che stiamo vivendo un’epoca in cui le politiche di marketing delle imprese sono sempre più raffinate e per certi versi aggressive, vale a dire più astute nello sfruttare le situazioni e le ambientazioni, e nel creare nuovi stimoli attraverso strumenti più sofisticati per suggestionare il cliente e indurlo all’acquisto. I nuovi artisti-scienziati del marketing spingono la comunicazione attraverso canali sempre nuovi, sia che si tratta di inventare un nuovo format, sia di attualizzarne un altro, in modo da creare sempre nuovi trend. Ecco quindi la nascita di concept store sempre nuovi, ognuno adatto a soddisfare un’esigenza diversa: lavanderie a gettone con bar annesso per permettere ai clienti di poter scambiare quattro chiacchiere nell’attesa; centri commerciali che contengono anche sale giochi e cinema, caffetterie dove poter sfogliare riviste e leggere libri, ecc. Ad esempio negli Stati Uniti una banca, Umpqua Bank, ha trasformato le proprie filiali in aree simili a internet cafè, con la possibilità di navigare, ascoltare musica, e acquistare tanti prodotti locali di cui viene rinnovato spesso l’assortimento (F. Valente, “Umpqua Bank – USA”, www.mymarketing.net, 24/2/2008)
Il concept store può essere definito come lo spazio commerciale, costruito intorno ad un tema specifico, in cui i prodotti sono messi in scena in un contesto spettacolare ed espressivo, e dove prima dei prodotti ciò che si vuole proporre è la gratificante esperienza che il consumatore può provare nel negozio stesso. Il punto vendita da luogo d’acquisto a luogo di permanenza e di entertainment.


Showroom in via Condotti a Roma realizzato per il marchio di scarpe americano Stuart Weitzman

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Blocco dello scrittore

Come avrete notato, è da diversi giorni che non scrivo più articoli… come mai? La risposta è semplice: boh? Di solito mi capita che ogni tanto mi vengono delle idee e penso: questa la scrivo sul blog. Ultimamente non mi vengono.

Sarà questa la risposta? O no? Beh in alternativa posso darvene altre, che, come sempre possono essere tutte vere, tutte false o parzialmente vere…

  • Mi sono stufato di scrivere
  • Avere un blog non è più trendy
  • Gli amici mi scherzano e mi chiamano "quattrocchi" perchè porto gli occhiali
  • Mio papà mi sgrida se faccio le ore piccole x scrivere gli articoli
  • Non c’è più niente di interessante al mondo da scrivere
  • Mi hanno lobotomizzato
  • Ho perso la memoria e non so più chi sono
  • L’ho fatto per far parlare la gente
  • L’ho fatto per vedere chi se ne accorge
  • Ho di meglio da fare
  • Passo le serate a cantare la serenata sotto il verone della mia morosa (vedi punto precedente)
  • Ho rotto il PC
  • La Polizia Postale mi ha intimato di smettere di scrivere stronzate
  • ecc. ecc. ecc.

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